INTERVISTE
Jean-Marie Pouget

La prima domanda è d'obbligo: cosa ha fatto prima di diventare "patron" delle Edizioni del Cardo?
La mia principale occupazione prima di lanciarmi nell'avventura delle Edizioni del Cardo era abbastanza agli antipodi rispetto al mondo dell'editoria: mi occupavo di consulenza in organizzazione aziendale per una grande multinazionale. La volontà di cambiare drasticamente attività è legata a diverse considerazioni, in primis nel trovare riduttivo portare avanti un'unica attività professionale per tutta la vita, mentre i miei interessi sono molti e tante altre le professioni che mi piacerebbe esercitare. Varcare la soglia dei 40 anni è stato uno stimolo aggiuntivo per imboccare la strada del cambiamento. La scelta della casa editrice è maturata come conseguenza logica di una serie di motivazioni che includono la passione che ho da sempre per i libri e la letteratura, e la voglia di creare una mia attività imprenditoriale legata al mondo della cultura.
Come è nata l'idea di una casa editrice dedicata alle problematiche omosessuali?
In ambito letterario, i miei interessi si sono da sempre indirizzati principalmente alla narrativa: da qui la scelta di dedicare la mia casa editrice a questo genere. La decisione successiva di puntare sulla narrativa a tematica omosessuale è maturata in modo abbastanza naturale: un buon numero dei titoli che avevo in mente di far tradurre e pubblicare in Italia trattavano questa tematica. È inoltre importante per una piccola casa editrice scegliere una linea editoriale sufficientemente specializzata, altrimenti si rischia di non acquisire mai visibilità. Il primo criterio di selezione dei romanzi che pubblichiamo rimane comunque la loro qualità letteraria.
I primi titoli riguardano esclusivamente autori stranieri. E' un caso o una scelta editoriale?
Il 2006 è stato il nostro primo anno di attività per cui non eravamo ancora conosciuti come marchio editoriale. Ora pubblicare autori italiani significa ricevere manoscritti da poter selezionare, cosa che non avevamo all'inizio dell'anno. Avevamo invece una bella selezione di autori stranieri pronta per inaugurare le nostre prime collane.
Nei vostri programmi c'è l'intenzione di pubblicare autori italiani?
Chiaramente sì. Penso che la parte più bella del mestiere di editore sia proprio quella di scoprire e pubblicare nuovi talenti. Con gli autori stranieri, una prima selezione è già avvenuta da parte dell'editore originale, non ci si trova su un terreno vergine. Il rischio certo è minore, in quanto si ha già un riscontro sull'accoglienza che il libro ha ricevuto nel paese di origine. Con autori italiani, soprattutto se esordienti, il rischio è maggiore, ma trovare tra i manoscritti ricevuti un testo per il quale ci si entusiasma, e poi pubblicarlo, è un'attività appassionante.
Posso già annunciare che entro la prima metà del 2007 pubblicheremo i nostri primi autori italiani.
Quali sono gli scrittori italiani a cui ha prestato maggiore attenzione... non necessariamente omnosessuali?
Domanda difficile, in quanto non mi piacciono molto nè le liste, nè le classifiche... Comunque tra gli autori italiani contemporanei che amo di più citerei Sebastiano Vassalli, di cui sono un lettore fedele e del quale ho apprezzato molti libri, tra cui "La Chimera" e "Un infinito numero". Ho amato molto alcune opere di Tabucchi e di Baricco. Sono stato un avido lettore della Bellonci. Laura Mancinelli mi ha regalato momenti di grande piacere e divertimento. Tra gli autori omosessuali, Tondelli ovviamente, e anche Golinelli: il suo romanzo "Come ombre" mi ha appassionato.
Pacs, formuletta magica nel nostro paese. Lei cosa ne pensa?
Benché residente in Italia da ormai quasi 20 anni, continuo ad essere allibito dalla classe politica italiana. Che posizioni reazionarie vengano sostenute da partiti dell'ala conservatrice non mi stupisce, fa parte di un quadro politico standard che ritroviamo in quasi tutte le democrazie. Ma che buona parte dei partiti che costituiscono l'ala riformatrice sia in uno stato di totale sudditanza alla gerarchia cattolica e alle sue correnti più pericolosamente reazionarie e bigotte è una caratteristica tutta italiana che non finisce di stupirmi, oltre che di infuriarmi sempre di più. Per quanto riguarda i diritti delle coppie omosessuali, penso che ci sia troppa timidezza nelle rivendicazioni da parte delle associazioni e dei gay in generale: secondo me dobbiamo esigere subito e senza indugi sia una legge sui PACS (che riguarda anche tante coppie di fatto eterosessuali), che l'equiparazione del matrimonio gay a quello eterosessuale. Sono due esigenze diverse tra di loro, ma altrettanto importanti e per le quali l'Italia ha ormai un ritardo abissale rispetto agli altri paesi europei. E credo che questa arretratezza sia una prerogativa della nostra classe politica, mentre la maggioranza della società civile dimostra molta più apertura su queste tematiche socioculturali.
La mia principale occupazione prima di lanciarmi nell'avventura delle Edizioni del Cardo era abbastanza agli antipodi rispetto al mondo dell'editoria: mi occupavo di consulenza in organizzazione aziendale per una grande multinazionale. La volontà di cambiare drasticamente attività è legata a diverse considerazioni, in primis nel trovare riduttivo portare avanti un'unica attività professionale per tutta la vita, mentre i miei interessi sono molti e tante altre le professioni che mi piacerebbe esercitare. Varcare la soglia dei 40 anni è stato uno stimolo aggiuntivo per imboccare la strada del cambiamento. La scelta della casa editrice è maturata come conseguenza logica di una serie di motivazioni che includono la passione che ho da sempre per i libri e la letteratura, e la voglia di creare una mia attività imprenditoriale legata al mondo della cultura.
Come è nata l'idea di una casa editrice dedicata alle problematiche omosessuali?
In ambito letterario, i miei interessi si sono da sempre indirizzati principalmente alla narrativa: da qui la scelta di dedicare la mia casa editrice a questo genere. La decisione successiva di puntare sulla narrativa a tematica omosessuale è maturata in modo abbastanza naturale: un buon numero dei titoli che avevo in mente di far tradurre e pubblicare in Italia trattavano questa tematica. È inoltre importante per una piccola casa editrice scegliere una linea editoriale sufficientemente specializzata, altrimenti si rischia di non acquisire mai visibilità. Il primo criterio di selezione dei romanzi che pubblichiamo rimane comunque la loro qualità letteraria.
I primi titoli riguardano esclusivamente autori stranieri. E' un caso o una scelta editoriale?
Il 2006 è stato il nostro primo anno di attività per cui non eravamo ancora conosciuti come marchio editoriale. Ora pubblicare autori italiani significa ricevere manoscritti da poter selezionare, cosa che non avevamo all'inizio dell'anno. Avevamo invece una bella selezione di autori stranieri pronta per inaugurare le nostre prime collane.
Nei vostri programmi c'è l'intenzione di pubblicare autori italiani?
Chiaramente sì. Penso che la parte più bella del mestiere di editore sia proprio quella di scoprire e pubblicare nuovi talenti. Con gli autori stranieri, una prima selezione è già avvenuta da parte dell'editore originale, non ci si trova su un terreno vergine. Il rischio certo è minore, in quanto si ha già un riscontro sull'accoglienza che il libro ha ricevuto nel paese di origine. Con autori italiani, soprattutto se esordienti, il rischio è maggiore, ma trovare tra i manoscritti ricevuti un testo per il quale ci si entusiasma, e poi pubblicarlo, è un'attività appassionante.
Posso già annunciare che entro la prima metà del 2007 pubblicheremo i nostri primi autori italiani.
Quali sono gli scrittori italiani a cui ha prestato maggiore attenzione... non necessariamente omnosessuali?
Domanda difficile, in quanto non mi piacciono molto nè le liste, nè le classifiche... Comunque tra gli autori italiani contemporanei che amo di più citerei Sebastiano Vassalli, di cui sono un lettore fedele e del quale ho apprezzato molti libri, tra cui "La Chimera" e "Un infinito numero". Ho amato molto alcune opere di Tabucchi e di Baricco. Sono stato un avido lettore della Bellonci. Laura Mancinelli mi ha regalato momenti di grande piacere e divertimento. Tra gli autori omosessuali, Tondelli ovviamente, e anche Golinelli: il suo romanzo "Come ombre" mi ha appassionato.
Pacs, formuletta magica nel nostro paese. Lei cosa ne pensa?
Benché residente in Italia da ormai quasi 20 anni, continuo ad essere allibito dalla classe politica italiana. Che posizioni reazionarie vengano sostenute da partiti dell'ala conservatrice non mi stupisce, fa parte di un quadro politico standard che ritroviamo in quasi tutte le democrazie. Ma che buona parte dei partiti che costituiscono l'ala riformatrice sia in uno stato di totale sudditanza alla gerarchia cattolica e alle sue correnti più pericolosamente reazionarie e bigotte è una caratteristica tutta italiana che non finisce di stupirmi, oltre che di infuriarmi sempre di più. Per quanto riguarda i diritti delle coppie omosessuali, penso che ci sia troppa timidezza nelle rivendicazioni da parte delle associazioni e dei gay in generale: secondo me dobbiamo esigere subito e senza indugi sia una legge sui PACS (che riguarda anche tante coppie di fatto eterosessuali), che l'equiparazione del matrimonio gay a quello eterosessuale. Sono due esigenze diverse tra di loro, ma altrettanto importanti e per le quali l'Italia ha ormai un ritardo abissale rispetto agli altri paesi europei. E credo che questa arretratezza sia una prerogativa della nostra classe politica, mentre la maggioranza della società civile dimostra molta più apertura su queste tematiche socioculturali.
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