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Il Paradiso degli Orchi
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DE FALSU CREDITU

Natal Palocco

Jingle balls

Blobbettìno Editore , Pag.116 Euro 12,00
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Non tragga in inganno il titolo demenziale. Il romanzo di quest'Autore, italoamericano di quarto grado, è una buona riflessione sull'integrarsi dei gay - particolarmente quelli prolifici, o almeno adottanti - nella società naturale fondata sulla famiglia, dopo aver abbandonato, come altri, velleità rivoluzionarie per approdare a un cauto e giusto riformismo. Jack e Jill, una coppia omo praticamente normale, aliena da sciocchi rivedicazionismi emarginanti e sceme istanze di visibilità - niente ghèiprèid e chiappe al vento, per capirci - sta per trascorrere un felice natale in una famiglia allargata e moderna, che non si fa certo problemi per la loro diversità. Ma a turbare la tranquilla atmosfera - al momento, verrebbe da dire, di celebrare "'o capitone, mio capitone" - arriva Jesùs, che dice di venire da Llatijuan, Messico. Agli sbigottiti presenti, egli suggerisce di chiedere a Jill le ragioni della sua venuta. Jack lo fa, e il compagno trasalisce. La festa s'interrompe, e i tre si ritirano in separata sede, dove Jesùs rivela la sua storia: adolescente, si prostituì a Jill - e ad altri mascalzoni come lui, che approfittano dell'innocenza e della miseria - andandolo ad aspettare ogni domenica alla stazione, per poi venir violentato. La prova? Intanto, che il giovane sa che i due avevano effettivamente passato insieme un periodo in Messico - sulla scorta del cattivo maestro Kerouac di On the road. Quindi, che di solito Jill indossava un abito da cowboy. Jack, preso da furia, si precipita ad un baule, vi trova una scatola di foto, e ne prende una che conferma le parole del ragazzo. A questo punto, Jack non può fare altro che credergli: Jill ammutolisce sotto il peso delle sue colpe di turista sessuale, e comprende che la loro "longtime companionship" è giustamente terminata. Va a fare i bagagli. Ma Jack, come non può sopportare il passato dell'amico, non sopporta l'aria brillante e trionfante di Jesùs. In un serrato confronto, espone le ragioni del suo amore, che comunque travalicano la pur giusta e comprensibile indignazione. Il giovane che ha rovinato una famiglia felice viene scacciato, e nell'ultima scena vediamo, alla stazione, seduti ai due estremi, il carnefice e la vittima, accumunati dal medesimo destino cinico e baro.

Da questo libro è stata tratta la commedia di Eugene Pricqefass Fierstein, che ha tenuto banco off Broadway per più di cinque anni, e il film di Gerhardt Evening Post campione d'incassi. L'ascendenza teatrale si nota nella pellicola, nell'unità di luogo, tempo, azione: saggiamente, il regista non ha voluto "aérer" la commedia, ovvero rompere questa compattezza aristotelica, seguendo i dettàmi dell' Hitchcock secondo Truffaut. E' spiaciuto al criticume il moralismo - e noi diciamo: moralità! - della storia. Certo: se la stessa storia fosse stata raccontata da un regista svedese, in bianco e nero, con attori meno belli, con toni più smorzati, insomma con meno Hollywood e senza spettacolo, la critica l'avrebbe idolatrata. Ma a noi - e al pubblico, almeno alla sua parte sana - è piaciuto così. Così come è piaciuto il romanzo, pregevole anche perché non ci ammannisce la solita sfilata di turgori e sudori letterecci. Forse certi scrittori non se ne sono accorti, ma sappiamo tutti cosa succede a letto tra un uomo e una donna (o terzi). Non abbiamo dunque bisogno che qualcuno ce lo illustri, perdipiù con dovizia di particolari.





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