ATTUALITA'
Adriano Angelini Sut
L'uomo che si cava gli occhi in chiesa. La letteratura non arriva alla realtà (per fortuna). E nemmeno la ragione.
Ingannati come siamo quotidianamente dalla logica della razionalità scientifica, dal materialismo e da questa superstizione ridicola che si chiama metodo empiristico con cui tentiamo di misurare tutto, le nostre città ormai sono invase oltre che da viventi morti anche da moderni zombi che non vediamo, che non riusciamo nemmeno a percepire (o che vediamo e non riconosciamo). Succedono cose allucinanti che occupano lo spazio di cinque minuti in un telegiornale, quando va bene, il tiepido clamore di un trafiletto giornalistico, qualche nota più lunga sui siti internet che poi svaniscono, come se non fossero mai esistite. Ma andiamo per gradi. Lo scorso 2 ottobre, a Viareggio, nella chiesa di S. Andrea, un uomo di 46 anni, accompagnato dall'anziana madre, mentre ascoltava la messa, all'improvviso, con una forza disumana, si è cavato gli occhi e il suo viso è diventato una maschera di sangue. Ripeto, non siamo in un film horror. Non vi sto raccontando uno Stephen King d'annata, un brano tratto da qualche raccolta di racconti gotici dell'800. Siamo in Italia, Viareggio, la città dei fiori, anno che i cattolici considerano il 2011 dopo la venuta del loro Cristo. In quella che molti si ostinano a considerare la realtà. Ma non è tutto. Ovvio lo sgomento, il terrore, lo shock. Intorno a lui nessuno poteva avvicinarsi perché ai tentativi di aiuto dei fedeli presenti in chiesa l'uomo, di cui volutamente non dirò il nome, reagiva con una forza impressionante. Dopo essere riusciti a trasportarlo all'ospedale, l'uomo, che non mostrava alcun segno di sofferenza, ha parlato una sola volta: una sola frase detta al medico che lo ha soccorso: "Me lo ha detto una voce di farlo". Medico, il dottor Gino Barbacci, che ha affermato: "In 26 anni di professione non ho mai visto niente di simile. Per fare una cosa del genere occorre una forza disumana". Bene. I soliti scrivani e mezzibusti massmediologici si sono sbrigati a chiosare articoli e servizi sostenendo che l'uomo soffriva da tempo di disturbi psichici e aveva smesso di prendere i farmaci. Punto. Nessuno si ricorderà più di questa storia. L'uomo verrà di nuovo rinchiuso da qualche parte (dove? Che fine farà? Qualcuno ce lo dirà?). Noi che viviamo tranquilli nelle nostre tiepide case abbiamo ottenuto ciò che volevamo, la rassicurazione esplicativa. Vedete, si sottende, c'è la scienza che pensa a curare i malati, loro si rifiutano di prendere farmaci e quindi succedono queste cose.
Fortuna che esistono gli scrittori, quelli considerati pazzi. Come il sottoscritto (e scusate il "vanto" una volta tanto, e beccatevi pure questa meravigliosa rima allitterata!). Gli scrittori pazzi, che notoriamente sono antipatici e polemici e che in realtà combattono ogni giorno contro l'internamento della mente che il potere perpetra costantemente, si fanno domande, provano ad andare oltre. In questo caso, come si può accettare una spiegazione tanto ridicola e offensiva per l'intelligenza umana quanto quella che vuole questo gesto dettato "semplicemente" dal fatto che quell'uomo aveva smesso di prendere le sue pilloline?
Io la mia spiegazione alternativa non ce l'ho, e tuttavia l'intelligenza intuitiva e analogica tende a indirizzarmi verso una similitudine. Nel 2004 quel grandissimo regista che risponde al nome di Jonathan Demme portava sullo schermo cinematografico il rifacimento del film del 1962 di John Frankenheimer, The Manchurian Candidate. Nella versione di Demme, un personaggio che aveva la faccia di Liv Schreiber, ma potrebbe rappresentare qualunque uomo politico soprattutto italiano, era un ragazzo che, come ad altri suoi commilitoni durante la prima Guerra del Golfo, era stato fatto il lavaggio del cervello. Raymond Shaw (questo il nome di Schreiber) si ritroverà poi a correre per le presidenziali americane e, guarda caso, non ricorderà nulla di quanto accaduto durante la guerra e a ogni suono della voce della madre (una straordinaria Meryl Streep) è obbligato a ubbidire come sotto ipnosi. Il rapporto di Schreiber con la madre, la sua debolezza infantile, la sua dipendenza psicologica, ricordano molte situazioni comuni ma in particolare quella del protagonista di Viareggio che si strappa gli occhi e che viveva a 46 anni con la madre e con lei aveva un rapporto, a quanto pare, morboso. A quest'individuo potrebbe essere stato fatto in passato (infanzia?) il lavaggio del cervello da qualche oscura forza medico/militare (che sono la stessa cosa), potrebbe essere stato impiantato un microchip sottocutaneo. Potrebbe essere comandato con ipnosi a distanza da potenze che, da quanto vediamo, e senza voler per forza passare per paranoici, si combattono una guerra segreta sulla pelle degli inconsapevoli. Un messaggio simile in una chiesa gremita (l'uomo che si cava gli occhi davanti a Dio!) ha una valenza forte, simbolica e icastica. Rivolto a chi e da parte di chi non saprei dire. Forse i destinatari potremmo essere tutti noi, e i mittenti coloro che si divertono a giocare coi segni dei tempi, ad ammonire e tenere i dormienti nei loro/nostri incubi "materiali". Tra l'altro, il volto sfigurato rappresenta l'emblema del disprezzo provato nei secoli dal cattolicesimo per il corpo; questo, invece di essere vissuto come uno straordinario mezzo di espressione, continua a voler essere vissuto come una prigione, un limite, un'offesa di cui vergognarsi. Un tale fatto, in epoca materialista e oscurantista come l'attuale, non è un paradosso come potrebbe sembrare. Perché, come lor signori sanno, l'umanità per essere mantenuta in schiavitù (prima di tutto mentale) va sempre fatta sentire in condizione di schizofrenia; da un lato quindi l'ossessiva affermazione del materialismo e del corpo come feticci, dall'altro e contemporaneamente la loro condanna e oltraggio.
Io non so dire se davvero quest'uomo è vittima di un esperimento militare. Ciò che può supportare almeno in parte la mia deduzione è la consapevolezza, acquisita ormai da più di un secolo, che la mente umana non è responsabile pienamente dei pensieri che le passano per la testa e che, per questo motivo, può facilmente essere influenzata e guidata con tecniche che in pochi conoscono. Voglio citare, in chiusura, questo brano tratto dal libro di Daniel Pinchbeck Breaking open the head (in traduzione in italiano), che parla della rivelazione del funzionamento della mente ottenuto sotto l'effetto di droghe psichedeliche, nel caso specifico l'ayahuasca dell'Amazzonia. "Mi resi conto che la maggior parte dei pensieri sono accadimenti impersonali, come macchine auto-assemblanti. A meno che non ci alleniamo, i pensieri che ci passano per la testa hanno poco a che fare con la nostra volontà. È strano rendersi conto che anche i nostri pensieri intimi passano come scenari fuori dal finestrino di un bus, un bus preso per caso mentre cerchiamo di recarci altrove. Per la maggior parte del tempo, pensare è un processo autonomo, qualcosa che accade fuori dal nostro controllo. Questa percezione del sé con caratteristiche simile alle macchine è qualcosa che molte persone scoprono, e poi tentano di superare, tramite la meditazione". Se è così, è anche molto facile penetrare nella testa delle persone deboli e mentalmente instabili, e far loro ascoltare voci.
Fortuna che esistono gli scrittori, quelli considerati pazzi. Come il sottoscritto (e scusate il "vanto" una volta tanto, e beccatevi pure questa meravigliosa rima allitterata!). Gli scrittori pazzi, che notoriamente sono antipatici e polemici e che in realtà combattono ogni giorno contro l'internamento della mente che il potere perpetra costantemente, si fanno domande, provano ad andare oltre. In questo caso, come si può accettare una spiegazione tanto ridicola e offensiva per l'intelligenza umana quanto quella che vuole questo gesto dettato "semplicemente" dal fatto che quell'uomo aveva smesso di prendere le sue pilloline?
Io la mia spiegazione alternativa non ce l'ho, e tuttavia l'intelligenza intuitiva e analogica tende a indirizzarmi verso una similitudine. Nel 2004 quel grandissimo regista che risponde al nome di Jonathan Demme portava sullo schermo cinematografico il rifacimento del film del 1962 di John Frankenheimer, The Manchurian Candidate. Nella versione di Demme, un personaggio che aveva la faccia di Liv Schreiber, ma potrebbe rappresentare qualunque uomo politico soprattutto italiano, era un ragazzo che, come ad altri suoi commilitoni durante la prima Guerra del Golfo, era stato fatto il lavaggio del cervello. Raymond Shaw (questo il nome di Schreiber) si ritroverà poi a correre per le presidenziali americane e, guarda caso, non ricorderà nulla di quanto accaduto durante la guerra e a ogni suono della voce della madre (una straordinaria Meryl Streep) è obbligato a ubbidire come sotto ipnosi. Il rapporto di Schreiber con la madre, la sua debolezza infantile, la sua dipendenza psicologica, ricordano molte situazioni comuni ma in particolare quella del protagonista di Viareggio che si strappa gli occhi e che viveva a 46 anni con la madre e con lei aveva un rapporto, a quanto pare, morboso. A quest'individuo potrebbe essere stato fatto in passato (infanzia?) il lavaggio del cervello da qualche oscura forza medico/militare (che sono la stessa cosa), potrebbe essere stato impiantato un microchip sottocutaneo. Potrebbe essere comandato con ipnosi a distanza da potenze che, da quanto vediamo, e senza voler per forza passare per paranoici, si combattono una guerra segreta sulla pelle degli inconsapevoli. Un messaggio simile in una chiesa gremita (l'uomo che si cava gli occhi davanti a Dio!) ha una valenza forte, simbolica e icastica. Rivolto a chi e da parte di chi non saprei dire. Forse i destinatari potremmo essere tutti noi, e i mittenti coloro che si divertono a giocare coi segni dei tempi, ad ammonire e tenere i dormienti nei loro/nostri incubi "materiali". Tra l'altro, il volto sfigurato rappresenta l'emblema del disprezzo provato nei secoli dal cattolicesimo per il corpo; questo, invece di essere vissuto come uno straordinario mezzo di espressione, continua a voler essere vissuto come una prigione, un limite, un'offesa di cui vergognarsi. Un tale fatto, in epoca materialista e oscurantista come l'attuale, non è un paradosso come potrebbe sembrare. Perché, come lor signori sanno, l'umanità per essere mantenuta in schiavitù (prima di tutto mentale) va sempre fatta sentire in condizione di schizofrenia; da un lato quindi l'ossessiva affermazione del materialismo e del corpo come feticci, dall'altro e contemporaneamente la loro condanna e oltraggio.
Io non so dire se davvero quest'uomo è vittima di un esperimento militare. Ciò che può supportare almeno in parte la mia deduzione è la consapevolezza, acquisita ormai da più di un secolo, che la mente umana non è responsabile pienamente dei pensieri che le passano per la testa e che, per questo motivo, può facilmente essere influenzata e guidata con tecniche che in pochi conoscono. Voglio citare, in chiusura, questo brano tratto dal libro di Daniel Pinchbeck Breaking open the head (in traduzione in italiano), che parla della rivelazione del funzionamento della mente ottenuto sotto l'effetto di droghe psichedeliche, nel caso specifico l'ayahuasca dell'Amazzonia. "Mi resi conto che la maggior parte dei pensieri sono accadimenti impersonali, come macchine auto-assemblanti. A meno che non ci alleniamo, i pensieri che ci passano per la testa hanno poco a che fare con la nostra volontà. È strano rendersi conto che anche i nostri pensieri intimi passano come scenari fuori dal finestrino di un bus, un bus preso per caso mentre cerchiamo di recarci altrove. Per la maggior parte del tempo, pensare è un processo autonomo, qualcosa che accade fuori dal nostro controllo. Questa percezione del sé con caratteristiche simile alle macchine è qualcosa che molte persone scoprono, e poi tentano di superare, tramite la meditazione". Se è così, è anche molto facile penetrare nella testa delle persone deboli e mentalmente instabili, e far loro ascoltare voci.
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