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Alfredo Ronci

La Dalia Nera (Black Dahlia)

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Non l'ho mai conosciuta da viva. Lei, per me, esiste solo attraverso gli altri, nell'evidenza delle loro reazioni alla su a morte. Scavando a ritroso e attenendomi ai fatti posso dire che era una ragazza triste e una puttana. Nella migliore delle ipotesi era una fallita, un'etichetta che, del resto, potrei applicare a me stesso.



Il 15 gennaio del 1947, in un'area alla periferia di Los Angeles, viene scoperto il corpo, mutilato e straziato, di una giovane donna, Elizabeth Short. Sarà l'inizio di una storia che sconvolgerà l'America del secondo dopo guerra, il delitto irrisolto più impressionante negli annali criminali (tanto per intenderci, moltiplicate per cento il rumore che in Italia fece lo scandalo legato al ritrovamento del corpo di Wilma Montesi).

Le indagini porteranno anche al coinvolgimento di personaggi di tutto rilievo: Woody Guthrie per esempio, il menestrello che influenzò Bob Dylan, che "viene iscritto nel registro degli indagati in seguito ad un ipotesi di collegamento fra il delitto Short e una denuncia per molestie, fatta da una donna californiana di cui Guthrie era innamorato e che dallo stesso aveva ricevuto lettere minatorie e contenenti pesanti allusioni sessuali. L'ipotesi decade in seguito per mancanza di prove, ma Guthrie viene comunque processato per molestie."(da Wikipedia). O addirittura Orson Welles che "viene inserito nella lista dei sospettati del delitto Short nel 1999 da Mary Pacios, ex-vicina di casa della famiglia Short di Medford, nel suo libro Childhood shadows. La Pacios basa la sua teoria soprattutto sul temperamento molto "volatile" del regista e sulla sua ossessione di tagliare tutto a metà - ossessione che, secondo la Pacios, si può rintracciare nel set decisamente "particolare" ideato dallo stesso Welles per alcune scene (poi rimosse) di un film a cui stava lavorando al momento del delitto." (da Wikipedia).

James Ellroy, nel 1987, pubblica LaDalia Nera (The Black Dahlia) che si rifà esplicitamente al caso della ragazza, che vestiva sempre di nero, trovata tagliata a metà nella Los Angeles dei lustrini hollywoodiani e delle perenni disillusioni, ottenendo uno strepitoso successo.

Il favore dei lettori aveva una ragione: il romanzo di Ellroy costituì (e tutt'ora è) uno spartiacque tra la vecchia tradizione dell'hard-boiled e il giallo sociale (ricordiamo che proprio nel 1987 ebbe grande fortuna La città che scotta di John Douglas, mistery ambientato durante le lotte sindacali americane negli anni '30, ma chiaro riferimento agli anni reaganiani e alle relative difficoltà socio-economiche) e un nuovo noir (qualcuno lo ha chiamato il nero della disperazione) dove accanto all'enfatizzazione della tradizione reazionaria del genere (da questo punto di vista, almeno in Italia, Ellroy è ritenuto il più "fascista" degli scrittori noir contemporanei) faceva capolino uno sconvolgente mix di psicanalisi e follia dell'esistenza (Ellroy segna il passaggio appunto dalla mostruosità soprannaturale – la "strega" di Dickson Carr, pure colpevole impunita – a quella naturale... Giorgio Galli dalla prefazione a Delitti per diletto di Ernest Mandel).

Ne la Dalia Nera l'agente Bleichert si trova a vivere contemporaneamente col fantasma di Elizabeth Short, la donna uccisa, che popola i suoi incubi più frequenti, con Madeleine, prostituta (per gioco, in realtà figlia ricchissima di un costruttore hollywoodiano), sorta di alter-ego della Dalia, di cui si è innamorato attraverso meccanismi che la psicologia chiamerebbe "parafiliaci" (dove l'eccitamento sessuale è provocato da situazioni o oggetti sessuali che possono interferire con la capacità di avere relazioni sessuali basate sullo scambio reciproco di affettuosità) e con Kay, l'ex donna del suo amico e collega più caro, che in più di un'occasione mostra reticenze sul caso Short.

Non siamo dunque di fronte all'ennesima "messa in scena" di un'incapacità del protagonista di amare e di dividersi tra le varie donne della sua vita (succede anche questo... ne Il ciclo delle stagioni di John Connelly l'investigatore Charlie "Byrd" Parker se ne tira dietro addirittura tre!) ma ad una condizione "border-line" che fa coppia col contesto raccapricciante del caso.

Nella caratterizzazione del personaggio di Bucky Bleichert Ellroy gioca anche la carta dell'identificazione: Partì la chiamata radio: 10:10 a.m., domenica 22 giugno '58. Cadavere all'incrocio tra King's Row e Tyler Avenue, El Monte (James Ellroy – I miei luoghi oscuri – Bompiani). Il cadavere è quello della madre dello scrittore, uccisa a pochi passi dalla loro abitazione, e il responsabile del delitto non verrà mai catturato. L'ossessione della Dalia Nera si innesta dunque in un substrato "accogliente": i fantasmi diventano quattro, quattro figure di donne che manipolano l'uomo – sia esso scrittore o figura di assoluta finzione – in una sorta di fascinazione quasi collettiva (a questo punto aggiungerei un dettaglio anatomico: i capelli. Quelli neri della Dalia, della parrucca di Madeleine, di Key o della chioma fulva della madre. Una combinazione di odori e sensazioni tattili che hanno un grande precedente nella letteratura gialla del secolo scorso: Gaston Leroux – Il delitto della camera gialla e Il profumo della dama in nero).

La Dalia Nera è dunque un unicum nella letteratura noir (forse potremmo accostargli solo Il silenzio degli innocenti) destinato alla ri-proposizione non perché sottratto al tempo da una rivisitazione cinematografica, ma perché evoluzione naturale ed inevitabile di un genere. Genere in questo caso che s'incastra, in modo assolutamente originale per noi, ma drammatico per chi lo ha vissuto, all'inferno personale dello scrittore.

Uno scrittore, Ellroy appunto, di talento straordinario, cinematografico di per sé e soprannaturale. Ma il soprannaturale in questione è solo la moltiplicazione dei propri fantasmi.



P.S. Se fate caso, abbiamo riportato la copertina dell'edizione economica. Comprate quella. La Mondadori con la scusa dell'uscita del film ripropone l'edizione cartonata. Per farci che?







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