RACCONTI
Paolo Chiari
La funzione
Il signor Nathan Pearl arrivò puntuale come sempre, sedendosi al suo solito posto nella terzultima panca a sinistra nella piccola chiesa del paesino che compariva sulle carte più dettagliate col nome di Bridgetown; poggiò con cura il bastone accanto a sé, sorrise alla signora Desmond, e sorrise con particolare compiacimento alla di lei figlia, che intorno ai quindici anni era inaspettatamente sbocciata in un fiore di prorompente bellezza; si aggiustò gli occhiali, si passò una mano sui capelli candidi, e si apprestò a seguire la funzione, come faceva ogni domenica da un numero di anni che cominciava a spaventarlo quando ci pensava.
Fuori dalle basse finestre le sagome dei grandi aceri tremolavano già nella caligine. La luce abbagliante del sole di luglio si riversava nell'edificio in strette strisce di pulviscolo dorato, una delle quali scendeva proprio davanti al signor Pearl, lambendo il piccolo messale sgualcito sullo schienale della panca antistante. Il brusio sommesso della gente che entrava, il fresco e l'atmosfera sonnacchiosa della mattinata festiva, unite al monotono ronzio di un insistente tafano, costrinsero il signor Pearl a ingaggiare una dura lotta per mantenere aperte le palpebre e continuare a salutare cordialmente con un cenno del capo i suoi concittadini via via che prendevano posto.
Per ultimi come sempre arrivarono i signori Colbert e Bredford, che rivolto un cordiale sorriso alla signora Desmond e alla figlia si sedettero accanto al signor Pearl come facevano ogni domenica. Il frinire delle cicale entrava ovattato dalle finestre socchiuse, mentre un chierichetto ritardatario si affrettava accaldato verso la sagrestia indeciso se si potesse correre in un luogo sacro.
Il signor Colbert pareva insolitamente a disagio. Le sue mani afferrarono il messale e dopo averlo stropicciato un po' lo rimisero al suo posto, per dedicarsi a una misteriosa ricerca nelle tasche della giacca, il cui unico frutto fu un biglietto usato dell'autobus che fu rapidamente ridotto in briciole e in questo stato tornò infine dove era stato trovato. Dopo essersi più volte aggiustato la cravatta, finalmente si rivolse sottovoce al signor Pearl.
"Nathan", disse piano, "C'è qualcosa di cui dobbiamo parlare..."
Nathan Pearl ammiccò con un sorriso indicando la giovane signorina Desmond, che indossava un corto vestito a fiori che le lasciava scoperte le spalle magre mettendo in dovuto rilievo come la natura fosse stata con lei generosa forse più che a suo tempo con la madre.
"No, non è quello, Nat... lascia perdere. E' per quel seno, quello che hai prestato a Fred..."
Il signor Pearl si sporse in avanti con aria interrogativa per guardare Frederik Bredford, che restava immobile intento a osservarsi le scarpe accuratamente lucidate dalla moglie prima di farlo uscire con il vestito buono.
"Beh? Allora?"
"E' che... insomma, ehm, lo ha perso..."
I tre restarono per un attimo in silenzio mentre il reverendo Jones faceva il suo ingresso, seguito da due buffi chierichetti arruffati.
"Andiamo, ragazzi, non fate scherzi cretini. Sai che non amo prestare le mie cose..."
"Non è uno scherzo, Nat. Sai com'è Fred, è sempre così distratto... Ricordi il mese scorso, quando lasciò l'assegno della pensione sul treno..."
"Sai come sono, Nathan", intervenne il signor Bredford con una nota pietosa nella voce.
"Sei un idiota, Fred!"
"Stai calmo, Nat. Vedrai che lo ritroveremo..."
Bill Colbert tacque al voltarsi della signora Perkins. Tutti e tre si finsero assorti nella lettura del messale che il signor Colbert aprì a caso con prontezza invidiabile.
"Come hai potuto perderlo, Fred...? Se capita in mano a qualcuno!"
"Lo ritroveremo, Nat, non si nota, era in un sacchetto di carta...di quelli per alimenti... l'avevo messo insieme al prosciutto che avevo preso per Ann..."
Il signor Pearl sobbalzò sulla panca.
"Non si nota?! Un vaso da conserva con un seno sotto spirito! Sei un tale idiota, Fred... Quando diavolo lo hai perso?!"
Il signor Bredford si toccò la testa imbarazzato.
"Io...io... non ricordo, Nat. Ieri sera volevo dargli un'occhiata, e mi sono accorto che non l'avevo più".
Il signor Pearl strinse le dita magre fino a farle impallidire.
"Era un bel seno, sarebbe proprio un peccato...", sospirò Bill Colbert dopo una lunga pausa, in cui tutti si alzarono rumorosamente e la voce grave del reverendo Jones iniziò a cantilenare.
"Di quale era, Nat?", disse ancora, dopo poco.
I fedeli si sedettero nuovamente.
"Di quella di febbraio, la manicure...", sibilò astioso il signor Pearl.
"Credevo fosse della bionda", disse Colbert aggrottando la fronte, concentrato. "Quella formosa, bassina..."
Il signor Colbert si lasciò riportare per un istante ai piacevoli momenti che avevano trascorso in compagnia della ragazza a cui si riferiva. "Era quella dello scorso dicembre, ti ricordi, Nat?", disse soprappensiero. "Dovesti prendere l'ascia dal giardino, ricordi...?"
Ma il seno sotto spirito occupava i pensieri del signor Pearl in maniera evidentemente ossessiva.
"Cristo, se lo sceriffo finisce a casa di Fred...", disse concitato, "Che facciamo? Razza d'idiota! E' capace di avere tutto in bella vista...Dove diavolo li tieni, i tuoi pezzi, Fred, si può sapere?"
"No, non sgridarmi, Nat... Sai dove li tengo...", piagnucolò il signor Bradford. "Ne ho alcuni nella credenza del salotto..."
"Nella credenza?! E gli altri?"
Fredrik Bredford guardò imbarazzato il signor Colbert in cerca d'aiuto. "Beh, io... non ricordo esattamente dove li ho tutti...", mugolò stropicciandosi la fronte calva.
Il signor Pearl accennò istintivamente il gesto di avventarsi sul signor Bredford, il quale altrettanto istintivamente si ritirò sollevando il gomito.
La signora Perkins si voltò nuovamente.
Bill Colbert si scusò per tutti con un cenno della mano.
"Non perdiamo la testa, ragazzi. Lo avrà lasciato da qualche parte...", riprese a voce bassissima, "Lo cercheremo con calma dopo la messa..."
"Calma un cazzo! Ti rendi conto che a quest'ora qualcuno può averlo già trovato..."
"Ti prego, Nat, siamo in chiesa..."
Il signor Pearl scosse amaramente la testa bianca. Era l'unico dei tre che avesse conservato la sua folta capigliatura, seppur scolorita.
"Sapevo che non dovevo prestarglielo... ognuno ha i suoi pezzi, che bisogno c'era... e poi io odio prestare le mie cose, lo sapete...!"
"Non prenderla così, Nat, abbi pazienza..."
"Lui ha i suoi pubi, gli ho mai chiesto di prestarmene uno?! Dimmelo, Bill!"
"Alziamoci, forza", lo interruppe il signor Colbert.
Tutti i fedeli erano in piedi.
I tre si alzarono rumorosamente per ultimi, osservati con sospetto dalla signora Desmond.
"Qualcosa non va, signor Colbert?", chiese amabilmente l'ancora piacente vedova.
"No", rispose prontamente Colbert, "...è il signor Bredford che non sta tanto bene".
"Oh, mi spiace. Vuole il mio ventaglio, signor Bredford?"
"No, no, è tutto a posto", borbottava Fred Bredford, cercando affannosamente in tutte le tasche gli occhiali che gli pendevano al collo.
"Questo caldo è opprimente", concluse la signora Desmond con un sorriso. I tre assentirono.
Il cigolio della vecchia porta, quando il prete stava iniziando il sermone, fece voltare tutti i presenti; lo sceriffo Mac Wide, accompagnato da quattro signori che non erano del paese, entrò con aria imbarazzata, guardandosi intorno.
"Guarda, c'è lo sceriffo!", disse Bredford, sorpreso, "Non viene mai a messa..."
"Ecco, lo vedi?! Porca puttana, lo dicevo... Tutto per quell'idiota! Non dovevo prestarglielo, non amo prestare le mie cose..."
"Andiamo, Nat, non è detto che..."
Lo sceriffo si avvicinò proprio a loro. Il suo sguardo non prometteva niente di buono. Era estremamente più serio di quando giocavano a carte al bar della stazione, ma contemporaneamente tradiva un certo disagio.
"Ragazzi, scusate, dovete seguirmi..."
"Fred Bredford guardò smarrito i propri compagni. "Adesso?"
"Andiamo, muoviti!", lo incoraggiò Nathan Pearl, afferrando il bastone.
I tre si alzarono docili, sotto gli sguardi attenti dell'assemblea, salutando con un mesto sorriso la signora Desmond e la figlia. Anche il reverendo Jones si era interrotto. Gli occhi di tutti li seguirono fino alla porta.
"Dove l'hanno trovato, sceriffo?", chiese il signor Pearl prima di uscire.
"Nel panificio. Lo ha trovato Roger Guy sul bancone", rispose Mac Wide grattandosi la testa. "Non potevo crederci... Siamo stati a casa sua, di Bredford, voglio dire... Mio Dio! Ho dovuto chiamare i federali... Poi abbiamo perquisito casa tua e di Colbert... La moglie di Fred ha detto che il vaso con quel... beh, che il vaso era vostro...Mio Dio, io... la tua cantina...non so cosa dire, Nat"
Nathan Pearl diede una pacca di incoraggiamento sulle larghe spalle dello sceriffo, poi, passando fra gli agenti federali, toccò con il bastone il braccio di Bill Colbert, che lo precedeva. "E' andato a comprare il pane, col mio seno...!!"
"Dai, Nat, lo conosci...non mortificarlo".
Mentre uscivano il signor Bredford sgranò allegramente gli occhi verso i suoi compari.
"Diavolo, avete visto che petto ha la figlia della signora Desmond?!"
Nathan Pearl scosse la testa, sconfortato. "Sei un idiota, Fred..."
La porta si chiuse cigolando, e la funzione riprese.
Fuori dalle basse finestre le sagome dei grandi aceri tremolavano già nella caligine. La luce abbagliante del sole di luglio si riversava nell'edificio in strette strisce di pulviscolo dorato, una delle quali scendeva proprio davanti al signor Pearl, lambendo il piccolo messale sgualcito sullo schienale della panca antistante. Il brusio sommesso della gente che entrava, il fresco e l'atmosfera sonnacchiosa della mattinata festiva, unite al monotono ronzio di un insistente tafano, costrinsero il signor Pearl a ingaggiare una dura lotta per mantenere aperte le palpebre e continuare a salutare cordialmente con un cenno del capo i suoi concittadini via via che prendevano posto.
Per ultimi come sempre arrivarono i signori Colbert e Bredford, che rivolto un cordiale sorriso alla signora Desmond e alla figlia si sedettero accanto al signor Pearl come facevano ogni domenica. Il frinire delle cicale entrava ovattato dalle finestre socchiuse, mentre un chierichetto ritardatario si affrettava accaldato verso la sagrestia indeciso se si potesse correre in un luogo sacro.
Il signor Colbert pareva insolitamente a disagio. Le sue mani afferrarono il messale e dopo averlo stropicciato un po' lo rimisero al suo posto, per dedicarsi a una misteriosa ricerca nelle tasche della giacca, il cui unico frutto fu un biglietto usato dell'autobus che fu rapidamente ridotto in briciole e in questo stato tornò infine dove era stato trovato. Dopo essersi più volte aggiustato la cravatta, finalmente si rivolse sottovoce al signor Pearl.
"Nathan", disse piano, "C'è qualcosa di cui dobbiamo parlare..."
Nathan Pearl ammiccò con un sorriso indicando la giovane signorina Desmond, che indossava un corto vestito a fiori che le lasciava scoperte le spalle magre mettendo in dovuto rilievo come la natura fosse stata con lei generosa forse più che a suo tempo con la madre.
"No, non è quello, Nat... lascia perdere. E' per quel seno, quello che hai prestato a Fred..."
Il signor Pearl si sporse in avanti con aria interrogativa per guardare Frederik Bredford, che restava immobile intento a osservarsi le scarpe accuratamente lucidate dalla moglie prima di farlo uscire con il vestito buono.
"Beh? Allora?"
"E' che... insomma, ehm, lo ha perso..."
I tre restarono per un attimo in silenzio mentre il reverendo Jones faceva il suo ingresso, seguito da due buffi chierichetti arruffati.
"Andiamo, ragazzi, non fate scherzi cretini. Sai che non amo prestare le mie cose..."
"Non è uno scherzo, Nat. Sai com'è Fred, è sempre così distratto... Ricordi il mese scorso, quando lasciò l'assegno della pensione sul treno..."
"Sai come sono, Nathan", intervenne il signor Bredford con una nota pietosa nella voce.
"Sei un idiota, Fred!"
"Stai calmo, Nat. Vedrai che lo ritroveremo..."
Bill Colbert tacque al voltarsi della signora Perkins. Tutti e tre si finsero assorti nella lettura del messale che il signor Colbert aprì a caso con prontezza invidiabile.
"Come hai potuto perderlo, Fred...? Se capita in mano a qualcuno!"
"Lo ritroveremo, Nat, non si nota, era in un sacchetto di carta...di quelli per alimenti... l'avevo messo insieme al prosciutto che avevo preso per Ann..."
Il signor Pearl sobbalzò sulla panca.
"Non si nota?! Un vaso da conserva con un seno sotto spirito! Sei un tale idiota, Fred... Quando diavolo lo hai perso?!"
Il signor Bredford si toccò la testa imbarazzato.
"Io...io... non ricordo, Nat. Ieri sera volevo dargli un'occhiata, e mi sono accorto che non l'avevo più".
Il signor Pearl strinse le dita magre fino a farle impallidire.
"Era un bel seno, sarebbe proprio un peccato...", sospirò Bill Colbert dopo una lunga pausa, in cui tutti si alzarono rumorosamente e la voce grave del reverendo Jones iniziò a cantilenare.
"Di quale era, Nat?", disse ancora, dopo poco.
I fedeli si sedettero nuovamente.
"Di quella di febbraio, la manicure...", sibilò astioso il signor Pearl.
"Credevo fosse della bionda", disse Colbert aggrottando la fronte, concentrato. "Quella formosa, bassina..."
Il signor Colbert si lasciò riportare per un istante ai piacevoli momenti che avevano trascorso in compagnia della ragazza a cui si riferiva. "Era quella dello scorso dicembre, ti ricordi, Nat?", disse soprappensiero. "Dovesti prendere l'ascia dal giardino, ricordi...?"
Ma il seno sotto spirito occupava i pensieri del signor Pearl in maniera evidentemente ossessiva.
"Cristo, se lo sceriffo finisce a casa di Fred...", disse concitato, "Che facciamo? Razza d'idiota! E' capace di avere tutto in bella vista...Dove diavolo li tieni, i tuoi pezzi, Fred, si può sapere?"
"No, non sgridarmi, Nat... Sai dove li tengo...", piagnucolò il signor Bradford. "Ne ho alcuni nella credenza del salotto..."
"Nella credenza?! E gli altri?"
Fredrik Bredford guardò imbarazzato il signor Colbert in cerca d'aiuto. "Beh, io... non ricordo esattamente dove li ho tutti...", mugolò stropicciandosi la fronte calva.
Il signor Pearl accennò istintivamente il gesto di avventarsi sul signor Bredford, il quale altrettanto istintivamente si ritirò sollevando il gomito.
La signora Perkins si voltò nuovamente.
Bill Colbert si scusò per tutti con un cenno della mano.
"Non perdiamo la testa, ragazzi. Lo avrà lasciato da qualche parte...", riprese a voce bassissima, "Lo cercheremo con calma dopo la messa..."
"Calma un cazzo! Ti rendi conto che a quest'ora qualcuno può averlo già trovato..."
"Ti prego, Nat, siamo in chiesa..."
Il signor Pearl scosse amaramente la testa bianca. Era l'unico dei tre che avesse conservato la sua folta capigliatura, seppur scolorita.
"Sapevo che non dovevo prestarglielo... ognuno ha i suoi pezzi, che bisogno c'era... e poi io odio prestare le mie cose, lo sapete...!"
"Non prenderla così, Nat, abbi pazienza..."
"Lui ha i suoi pubi, gli ho mai chiesto di prestarmene uno?! Dimmelo, Bill!"
"Alziamoci, forza", lo interruppe il signor Colbert.
Tutti i fedeli erano in piedi.
I tre si alzarono rumorosamente per ultimi, osservati con sospetto dalla signora Desmond.
"Qualcosa non va, signor Colbert?", chiese amabilmente l'ancora piacente vedova.
"No", rispose prontamente Colbert, "...è il signor Bredford che non sta tanto bene".
"Oh, mi spiace. Vuole il mio ventaglio, signor Bredford?"
"No, no, è tutto a posto", borbottava Fred Bredford, cercando affannosamente in tutte le tasche gli occhiali che gli pendevano al collo.
"Questo caldo è opprimente", concluse la signora Desmond con un sorriso. I tre assentirono.
Il cigolio della vecchia porta, quando il prete stava iniziando il sermone, fece voltare tutti i presenti; lo sceriffo Mac Wide, accompagnato da quattro signori che non erano del paese, entrò con aria imbarazzata, guardandosi intorno.
"Guarda, c'è lo sceriffo!", disse Bredford, sorpreso, "Non viene mai a messa..."
"Ecco, lo vedi?! Porca puttana, lo dicevo... Tutto per quell'idiota! Non dovevo prestarglielo, non amo prestare le mie cose..."
"Andiamo, Nat, non è detto che..."
Lo sceriffo si avvicinò proprio a loro. Il suo sguardo non prometteva niente di buono. Era estremamente più serio di quando giocavano a carte al bar della stazione, ma contemporaneamente tradiva un certo disagio.
"Ragazzi, scusate, dovete seguirmi..."
"Fred Bredford guardò smarrito i propri compagni. "Adesso?"
"Andiamo, muoviti!", lo incoraggiò Nathan Pearl, afferrando il bastone.
I tre si alzarono docili, sotto gli sguardi attenti dell'assemblea, salutando con un mesto sorriso la signora Desmond e la figlia. Anche il reverendo Jones si era interrotto. Gli occhi di tutti li seguirono fino alla porta.
"Dove l'hanno trovato, sceriffo?", chiese il signor Pearl prima di uscire.
"Nel panificio. Lo ha trovato Roger Guy sul bancone", rispose Mac Wide grattandosi la testa. "Non potevo crederci... Siamo stati a casa sua, di Bredford, voglio dire... Mio Dio! Ho dovuto chiamare i federali... Poi abbiamo perquisito casa tua e di Colbert... La moglie di Fred ha detto che il vaso con quel... beh, che il vaso era vostro...Mio Dio, io... la tua cantina...non so cosa dire, Nat"
Nathan Pearl diede una pacca di incoraggiamento sulle larghe spalle dello sceriffo, poi, passando fra gli agenti federali, toccò con il bastone il braccio di Bill Colbert, che lo precedeva. "E' andato a comprare il pane, col mio seno...!!"
"Dai, Nat, lo conosci...non mortificarlo".
Mentre uscivano il signor Bredford sgranò allegramente gli occhi verso i suoi compari.
"Diavolo, avete visto che petto ha la figlia della signora Desmond?!"
Nathan Pearl scosse la testa, sconfortato. "Sei un idiota, Fred..."
La porta si chiuse cigolando, e la funzione riprese.
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