ATTUALITA'
Adriano Angelini
La gravissima e pericolosa influenza degli psichiatri sulle menti umane (Nicolosi-Fagioli; attenti a quei due)
Joseph Nicolosi ha fatto un convegno a Brescia lo scorso 21 e 22 maggio. Era organizzato da varie associazioni cattoliche il cui nome non è affatto importante. Il suddetto psichiatra (o forse è definibile terapeuta?) è famoso negli Stai Uniti perché ha fondato una scuola con la quale si è posto l'obiettivo di curare l'omosessualità. Ebbene sì. Avete capito bene. Il personaggio tuttavia è talmente comico che prenderlo sul serio sarebbe fargli un favore. La sua incidenza sul mondo accademico è pari a quella che i guaritori alla Snack e Gnola di Corrado Guzzantiana memoria hanno sulle masse di creduloni nord e sud americani che popolano i convegni nei quali gli storpi riprendono a camminare in diretta Tv, i ciechi riacquistano la vista, la gente piange, urla, strepita. Per Nicolosi l'omosessualità è un "disturbo mentale" contrario alla "vera identità dell'individuo". Joseph Nicolosi è un cattolico integralista, supportato da associazioni di fanatici e poveri derelitti umani che credono ancora nel dio cattolico senza voler rendersi conto che sopra le loro teste il cosmo si è aperto con uno squarcio micidiale proiettandoci in un nuovo mondo/universo in cui non solo il loro dio non c'è ma che apre scenari di cui in pochi, per la verità, si rendono ancora conto. Lo pseudo guaritore in questione, che non ha mai portato concretamente un solo caso di "guarigione" effettiva, usa metodi che, in un articolo del quotidiano Independent, che potete leggere a questo link (http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/features/the-exgay-files-the-bizarre-world-of-gaytostraight-conversion-1884947.html), il bravo e coraggioso giornalista Patrick Strudwick definisce "tortura psicologica". La comicità dell'approccio di Nicolosi e dei suoi terapisti sparsi nel mondo sta nel fatto che la terapia si basa sul grossolano assunto freudiano per cui un omosessuale è tale quando ha avuto un padre assente e una madre possessiva e la cura consiste nel pregare Dio per ridare a quel giovane la forza di cambiare, negare la propria inclinazione sessuale verso le persone dello stesso sesso, riacquistare una presunta autostima che ha dato vita a depressioni e ansie che hanno favorito il desiderio verso persone dello stesso sesso, ultimo ma non per ultimo il mettersi davanti allo specchio nudi e cercare di non provare attrazione per il proprio corpo (leggetevi l'articolo, che però è in inglese, e ne vedrete delle belle). Inciso, il dottor Nicolosi non tratta le lesbiche. Sarebbe interessante capire perché.
Fin qui, siamo ancora nell'ambito della farsa.
Ben più grave, serio e pericoloso è l'approccio dello psichiatra Massimo Fagioli. Il nostro legume romano, già cacciato negli anni'70 dalla Società psicoanalitica italiana, ha esercitato per anni un fascino profondo sulla sinistra movimentista capitanata dal leader friccheton-stalinista-agnellista (solo per la evve moscia, s'intende) Fausto Bertinotti. Le sue sortite nei salotti bene della guache post-comunista e comunarda sono finite sui giornali, sui siti scandalistici, nelle cronache mondane. L'ex presidente della Camera rifondarolo pendeva dalle labbra di questo signore le cui braccia sono state ingiustamente rubate all'agricoltura pugliese che necessita fortemente di raccoglitori di pomodori (magari a nero). Le sue bizzarre teorie sull'omosessualità, e sulla possibilità di curarla come malattia (o forse sarebbe meglio dire "disagio"?), possono essere lette e analizzate in questa agghiacciante intervista rilasciata nel 2004 all'Agenzia Radicale e pubblicata sul sito di Paolo Izzo (http://www.paoloizzo.net/intervistafagioli.htm). La sua disamina fredda, la sua esposizione netta e precisa fanno paura. Ricordano le prese di posizione degli psichiatri nazisti, quando elucubravano sulla superiorità della razza e la necessità dello sterminio delle diverse categorie umane. Questo amore incredibile per il legume da parte di colui che ha affossato definitivamente la sinistra italiana (cioè Fausto Bertinotti) in quel periodo si sposava (e vorremo comprendere come era possibile) con la candidatura fra le fila del partito Rifondazione Comunista di Vladimir Luxuria, la trans più famosa (non si sa ancora bene per quali meriti) d'Italia, votata ed eletta in parlamento nel 2006. Riportiamo alcune frasi del nostro, tanto per dare un'idea: «Da psichiatra devo studiare l'omosessualità... Non aggredisco gli omosessuali, perché ai limiti io non so se le persone che incontro per strada o che stanno in ufficio e che incontro per ragioni di lavoro sono omosessuali o non omosessuali. Non solo non lo so, ma non me ne importa assolutamente niente. Quello è un fatto privato!» E ci mancherebbe, "ai limiti". Il nostro va avanti: «Se a livello culturale uno vuole discutere, fare ricerca scientifica, allora è un altro discorso: allora si fa un convegno e si studia che cos'è l'omosessualità, perché l'omosessualità, come viene l'omosessualità... Il discorso diventa lunghissimo perché non è soltanto una questione psicopatologica personale, privata, ma è una storia culturale generale. Di cui ci siamo ampiamente occupati, cioè ancora molto poco, perché dovremmo occuparcene molto di più... Parte dalle religioni, parte dalla Ragione, dal logos occidentale...» Cioè, verrebbe da chiedere, come viene l'omosessualità? Come un raffreddore? Sentite, sentite. «C'è questa grande distinzione per cui quella minoranza di omosessuali espliciti, dichiarati, che hanno deciso, rappresenta il problema meno importante. Se invece io scopro che non è affatto vero che esiste una pulsione omosessuale originaria come diceva Freud; se scopro, come ho scoperto, la pulsione di annullamento, la negazione, la bramosia, il desiderio... posso dire che non è affatto come diceva Freud. E soprattutto posso affermare che il desiderio riguarda soltanto il rapporto eterosessuale! Dall'altra parte non c'è desiderio, non esiste, è una negazione...» Allora, nell'eterosessualità c'è il desiderio, nell'omosessualità soltanto la bramosia e la negazione del desiderio. Però. Che differenza c'è fra questo signore e le affermazioni dell' "aggraziato" papa tedesco? Chicca finale: «Insomma, massimo rispetto per tutti. Ai limiti, nella misura in cui gli omosessuali rivendicano i diritti civili, io vado con loro a fare la manifestazione. Se però vengono nel mio studio privato, dicendo: io sto male... Rispondo: amico mio, tu questa omosessualità la devi affrontare, perché l'omosessualità non fa star bene. Perché non è un'identità. Chiaro?» Chiarissimo, signor legume. Sappia, "ai limiti", che se dovesse andare al prossimo Gay Pride qualcuno potrebbe prenderla a calci in culo, non solo metaforici (chissà che non scopra una sua recondita e piacevolissima pulsione sado). E, aggiungo, le consiglio la lettura di due autori che, forse perché distratto dai suoi deliri di onnipotenza, se li era persi nei suoi scaffali borghesi; Fernando Pessoa e Luigi Pirandello. Conosce, signor legume? Hanno dimostrato con la logica del racconto e i fili della trama che l'identità (compresa quella sessuale) è solo un costrutto artificiale, una matrioska, un gioco di specchi. Forse la cosa la terrorizza a tal punto da farla diventare nevrotico negandola?
p.s. Sapevate che Marco Bellocchio, il nume cineasta della gauche italienne, si è fatto scrivere la sceneggiatura de Il diavolo in corpo, film del 1986 e de La condanna, del '91, proprio dal legume? E poi dice che gli psichiatri (e i cineasti) non sono da internare.
p.s. 2 Leggetevi questo bellissimo articolo di Giancarlo Penna, pubblicato su Il Giornale nel 2007. (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=16353). Da sbellicarsi dalle risate, oppure da disperarsi, fate voi.
p.s. 3 Fagioli, come giustamente mi suggerisce Alfredo Ronci, è il prototipo perfetto dello psichiatra che si sente infallibile, superbo, eccelso, onnipotente. Oggi, fortunatamente, dopo l'ingloriosa fine dei bertinottian-fagiolini, è tornato nell'orticello da cui è venuto. Speriamo che arrivi una siccità spietata e definitivamente liberatoria.
Fin qui, siamo ancora nell'ambito della farsa.
Ben più grave, serio e pericoloso è l'approccio dello psichiatra Massimo Fagioli. Il nostro legume romano, già cacciato negli anni'70 dalla Società psicoanalitica italiana, ha esercitato per anni un fascino profondo sulla sinistra movimentista capitanata dal leader friccheton-stalinista-agnellista (solo per la evve moscia, s'intende) Fausto Bertinotti. Le sue sortite nei salotti bene della guache post-comunista e comunarda sono finite sui giornali, sui siti scandalistici, nelle cronache mondane. L'ex presidente della Camera rifondarolo pendeva dalle labbra di questo signore le cui braccia sono state ingiustamente rubate all'agricoltura pugliese che necessita fortemente di raccoglitori di pomodori (magari a nero). Le sue bizzarre teorie sull'omosessualità, e sulla possibilità di curarla come malattia (o forse sarebbe meglio dire "disagio"?), possono essere lette e analizzate in questa agghiacciante intervista rilasciata nel 2004 all'Agenzia Radicale e pubblicata sul sito di Paolo Izzo (http://www.paoloizzo.net/intervistafagioli.htm). La sua disamina fredda, la sua esposizione netta e precisa fanno paura. Ricordano le prese di posizione degli psichiatri nazisti, quando elucubravano sulla superiorità della razza e la necessità dello sterminio delle diverse categorie umane. Questo amore incredibile per il legume da parte di colui che ha affossato definitivamente la sinistra italiana (cioè Fausto Bertinotti) in quel periodo si sposava (e vorremo comprendere come era possibile) con la candidatura fra le fila del partito Rifondazione Comunista di Vladimir Luxuria, la trans più famosa (non si sa ancora bene per quali meriti) d'Italia, votata ed eletta in parlamento nel 2006. Riportiamo alcune frasi del nostro, tanto per dare un'idea: «Da psichiatra devo studiare l'omosessualità... Non aggredisco gli omosessuali, perché ai limiti io non so se le persone che incontro per strada o che stanno in ufficio e che incontro per ragioni di lavoro sono omosessuali o non omosessuali. Non solo non lo so, ma non me ne importa assolutamente niente. Quello è un fatto privato!» E ci mancherebbe, "ai limiti". Il nostro va avanti: «Se a livello culturale uno vuole discutere, fare ricerca scientifica, allora è un altro discorso: allora si fa un convegno e si studia che cos'è l'omosessualità, perché l'omosessualità, come viene l'omosessualità... Il discorso diventa lunghissimo perché non è soltanto una questione psicopatologica personale, privata, ma è una storia culturale generale. Di cui ci siamo ampiamente occupati, cioè ancora molto poco, perché dovremmo occuparcene molto di più... Parte dalle religioni, parte dalla Ragione, dal logos occidentale...» Cioè, verrebbe da chiedere, come viene l'omosessualità? Come un raffreddore? Sentite, sentite. «C'è questa grande distinzione per cui quella minoranza di omosessuali espliciti, dichiarati, che hanno deciso, rappresenta il problema meno importante. Se invece io scopro che non è affatto vero che esiste una pulsione omosessuale originaria come diceva Freud; se scopro, come ho scoperto, la pulsione di annullamento, la negazione, la bramosia, il desiderio... posso dire che non è affatto come diceva Freud. E soprattutto posso affermare che il desiderio riguarda soltanto il rapporto eterosessuale! Dall'altra parte non c'è desiderio, non esiste, è una negazione...» Allora, nell'eterosessualità c'è il desiderio, nell'omosessualità soltanto la bramosia e la negazione del desiderio. Però. Che differenza c'è fra questo signore e le affermazioni dell' "aggraziato" papa tedesco? Chicca finale: «Insomma, massimo rispetto per tutti. Ai limiti, nella misura in cui gli omosessuali rivendicano i diritti civili, io vado con loro a fare la manifestazione. Se però vengono nel mio studio privato, dicendo: io sto male... Rispondo: amico mio, tu questa omosessualità la devi affrontare, perché l'omosessualità non fa star bene. Perché non è un'identità. Chiaro?» Chiarissimo, signor legume. Sappia, "ai limiti", che se dovesse andare al prossimo Gay Pride qualcuno potrebbe prenderla a calci in culo, non solo metaforici (chissà che non scopra una sua recondita e piacevolissima pulsione sado). E, aggiungo, le consiglio la lettura di due autori che, forse perché distratto dai suoi deliri di onnipotenza, se li era persi nei suoi scaffali borghesi; Fernando Pessoa e Luigi Pirandello. Conosce, signor legume? Hanno dimostrato con la logica del racconto e i fili della trama che l'identità (compresa quella sessuale) è solo un costrutto artificiale, una matrioska, un gioco di specchi. Forse la cosa la terrorizza a tal punto da farla diventare nevrotico negandola?
p.s. Sapevate che Marco Bellocchio, il nume cineasta della gauche italienne, si è fatto scrivere la sceneggiatura de Il diavolo in corpo, film del 1986 e de La condanna, del '91, proprio dal legume? E poi dice che gli psichiatri (e i cineasti) non sono da internare.
p.s. 2 Leggetevi questo bellissimo articolo di Giancarlo Penna, pubblicato su Il Giornale nel 2007. (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=16353). Da sbellicarsi dalle risate, oppure da disperarsi, fate voi.
p.s. 3 Fagioli, come giustamente mi suggerisce Alfredo Ronci, è il prototipo perfetto dello psichiatra che si sente infallibile, superbo, eccelso, onnipotente. Oggi, fortunatamente, dopo l'ingloriosa fine dei bertinottian-fagiolini, è tornato nell'orticello da cui è venuto. Speriamo che arrivi una siccità spietata e definitivamente liberatoria.
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