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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Elisabetta Bordieri

Oltre l'invisibile

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...incontrai di nuovo Alessandro dopo secoli. Il famoso caso, che ad un certo punto della vita decide lui di venirti a fare visita e non si azzarda nemmeno a bussare. Educazione zero! E come vuole ogni tradizione che si rispetti, questo genere di incontri avviene solitamente per strada, mentre la tua testa è altrove, e nemmeno troppo predisposta a perdere tempo perchè la fretta è assolutamente intrinseca con il fatto che tu sia in giro e non a casa a farti un bagno caldo o a leggere un libro.

Almeno, io non ricordo di aver fatto una passeggiata per il solo piacere di farla ormai da tempo, o forse, chissà, ho solo rimosso. Quindi, anche quella sera andavo di corsa a testa bassa, con un freddo della madonna, e non devo aver sentito qualcuno che mi chiamava già da un po', perchè l'unica cosa che sentii fu:

"Ma Isabella, non mi riconosci? Ohi Isa!"

Dovetti solo alzare lo sguardo perchè la voce veniva da davanti a me. E qui potrei raccontare tutte le banalità scontate e ovvie del mondo che riguardano gli incontri fortuiti: i ricordi improvvisi che ti vengono in mente in un attimo, il piacere di rivedere quella persona, la meraviglia, le frasi fatte e via dicendo. A me scappò solo un:

"...dio Ale..."

Alessandro. Non ci potevo credere. Feci rapidamente i conti: erano passati quattro anni, quattro lunghi anni che non lo vedevo, eppure tutto quello che uscì da quella mia bocca fu "dio Ale". E anzi che qualcosa ne uscì! Devo dire che di uomini ne avevo avuti, storie e storielle varie, ma con lui non ce n'era mai stata una vera e propria, almeno non come si intende comunemente, anche perchè all'epoca eravamo tutti e due impegnati. Io avevo il fidanzato di turno, nulla di che, mentre lui era sposato, insomma una cosina un po' più seria. Ma chi l'ha detto che una storia è tale solo quando ha a che fare con l'amore o con l'affetto, con l'amicizia o con il sesso? Esistono altre dimensioni ancor più forti da vivere. Io e Alessandro lo sapevamo bene. Beh, forse lui lo sapeva decisamente meglio di me. Ricordo che una volta, in macchina, feci un tentavivo appena accennato di avvicinarmi a lui, giusto una carezzina sulla sua mano poggiata sul cambio. Niente poi di così trascendentale, diciamo pure che ho azzardato molto di più nella vita! Vedendo l'effetto nullo del mio gesto, dopo pochi secondi ritirai la mia mano e lui, di tutta risposta, mi fece un discorso sul fatto che dovevamo lavorare sulle nostre attrazioni in modo diverso, non sublimandole ma mettendole sotto una luce ed una prospettiva alternativa, alternativa cioè ad una soluzione o a comportamenti che sarebbero stati risultato naturale di queste nostre attrazioni. Insomma, praticamente non finimmo a letto. Questo il banale risultato della soluzione alternativa.

Eravamo ancora lì in piedi, in mezzo alla strada, in attesa dei soliti "come stai?", "cosa fai?", "come ti va?". Ed invece lui azzardò:

"Everything is possible beyond the invisible. Ricordi?"

Ricordavo. Perfettamente.

"Come posso dimenticare? "Ogni cosa è possibile al di là della non realtà, oltre l'invisibile. Sai cos'è l'invisibile? E' come il vento. Puoi forse vederlo? E la notte. Puoi forse toccarla? Eppure c'è un dio del vento e c'è un dio della notte che puoi vedere e che puoi toccare", suonava più o meno così, no?"

"Si, accidenti che memoria! E ora, a distanza di tempo, guarda! Eccoci ora beyond the invisible"

"Già, la nostra dimensione in cui vivere, l'unica che anni fa potevamo permetterci... ma ora? Siamo forse oltre l'invisibile?"

Eravamo sempre lì, sempre in piedi, sempre in mezzo alla strada, ancora in attesa dei convenevoli tra amici o di un caffè caldo da prendere in un bar.

"Sai che c'è un teorema bellissimo nel mio field..."

Nel mio field? Di quale field parlava? In quale campo lavorava? Banalità da non chiedere.

"...che enuncia questo: supponi di dovere estrarre un "segnale" da una variabile contaminata da "rumore". Il segnale è la parte importante della storia. Seguimi. Il teorema dice che per farlo in modo ottimale dovresti conoscere il futuro! Interessante no? E' quello che ogni donna e uomo saggio sanno. Ma se non conosci il futuro, allora puoi estrarre il segnale per il passato. Per il presente, invece, il teorema dice che dovresti provare a predire il futuro e usare la predizione al posto del futuro "vero". Ma, rifletti, c'è una parte del futuro che non puoi prevedere, dei momenti che si chiamano shocks o innovations, praticamente eventi imprevedibili di piccola o grande importanza. Se ti arriva nel futuro uno shock di magnitudo forte, quindi di grande importanza, la tua predizione fallirà e la tua stima del segnale sarà falsata."

Futuro, predizione, shock, cosa c'entrava tutto questo con il trovarsi oltre l'invisibile? Forse invocando l'aiuto del dio del vento e della notte avrei potuto capire, ma non capivo. Non lo seguivo.

"Non ti seguo"

Memorizza Isa, memorizza. Questo momento, quest'aria, questa sera, questo freddo. Le uniche cose che sapevo ripetermi. O forse no, Isa, forse non conviene. Dimentica piuttosto. Dimentica. Saresti ancora disposta a vivere in un'altra dimensione?

"Provo a spiegarti. Vedi, conoscere il futuro sarebbe il massimo, ma c'è una cosa che il teorema non dice. E cioè che l'effetto di ogni shock, in un contesto di lungo periodo, potrebbe essere permanente, nel senso che se, ad esempio, io ci avessi provato con te e se ci fossimo messi insieme, questo sarebbe forse stato uno shock permanente, cioè la nostra storia personale avrebbe potuto esserne profondamente affetta, o forse no, perché magari ci saremmo lasciati dopo una settimana, non credi?"

Eccome se lo credevo, ma credevo ancor di più che quella volta in macchina avrei dovuto osare di più, molto di più. Altro che carezzina, altro che shock! Cercai comunque di rispondere a tono al suo discorso e di seguire un filo logico, anche se di logica non ne vedevo l'ombra.

"Si lo credo, ma lo shock suppongo cambi fattezze con il tempo"

"Esatto, ma il teorema dice che l'effetto di lungo periodo di ogni shock è nullo. Mentre tu, come del resto anch'io, pensi che cambiare oggi, che ne so, il tuo compagno, o io la mia compagna, non sia un effetto nullo, giusto?

"Si certo...Comunque io non ho un compagno"

"Beh, se è per questo nemmeno io una compagna"

Che notiziona! Mi sentii infinitamente sollevata.

"Già è qualcosa no?"

Non carpì minimamente la mia evidente allusione. Disarmante!

"Ecco, nella realtà alcuni shock sono permanenti, come ti dicevo prima, o meglio: they don't die out in the long-run appunto"

"Beh...un concetto che il teorema non è riuscito a prevedere"

"Non è che non sia riuscito a prevederlo, il teorema è valido solo sotto certe condizioni. A dire il vero, una soluzione matematica ci sarebbe, ma non ha molto senso pratico. Ti spiego meglio, immagina che io riesca a convincere te a stare con me nel passato, ma che il nostro rapporto faccia in modo che tu diventi una persona del tutto diversa, vediamo un po', come ti posso immaginare diversa? Si, brutta e cicciona. Ecco, allora la previsione non ha senso perché uno shock permanente ti sposta su una nuova traiettoria e cambia il futuro per sempre, la previsione dunque è inutile"

Ma dai! Mi trovava bella e magra!

"Si, ok, quindi vuoi dire che spesso le previsioni finiscono per non avere senso. Però scusa, non è propriamente un concetto matematico, giusto?"

"Beh, il concetto matematico è più o meno questo: se gli shocks non hanno conseguenze nel lungo periodo, ovvero se sai che tra qualche minuto metterai la scarpa su una cacca e pertanto la eviti, il futuro non cambierà sostanzialmente se tu rimuovi questi piccoli shocks. Se invece gli shocks hanno effetto di lungo periodo, ovvero se tu diventi una brutta e cicciona perché ci siamo messi insieme, allora il futuro cambia a seconda delle azioni che tu prendi oggi. Insomma, si tratta di buon senso, no?"

Già, buon senso...ad averne di buon senso! Eravamo ancora lì. In piedi. Al freddo. Solo allora mi resi conto che non ci eravamo scambiati nemmeno un bacio sulla guancia da buoni amici. Quanto tempo era passato? Quanto tempo era che ci trovavamo beyond the invisible?

......................

............

........"Signora, signorina? Le sto chiedendo la definizione del teorema di Wiener! Sono due minuti che guarda nel vuoto. Preferisce ripresentarsi alla prossima sessione?"

Due minuti...120 secondi persa dietro l'idea di uno stupido ricordo.

"No Prof, aspetti. Lo so. Il teorema di Wiener dimostra che la potenza di un segnale contenuta tra due frequenze è uguale all'area della trasformata di Fourier della funzione di autocorrelazione tra le due frequenze stesse. Insomma, in altre parole dice che se vuoi la migliore stima del segnale oggi, dovresti conoscere il futuro; non conoscendolo, lo devi prevedere; se sbagli di molto a prevedere, perché un importante evento inatteso, quindi uno schock, arriverà nel futuro, la stima del tuo segnale fallirà. Uno schock, Professore, uno shock. Sa cos'è? E' che se lei oggi mi promuovesse, le mie prospettive sul domani cambierebbero. Uno schock di magnitudo forte, qualcosa che non puoi prevedere...ma lasci stare, scusi"

"Bene. Complimenti per la definizione. Direi però che la sua Laurea in Statistica è ancora lontana. Approfondisca lo studio dei filtraggi delle serie storiche, soprattutto quelle economiche. La saluto"

Mi alzai e girai le spalle a quello stronzetto di un professore e al mio esame andato male.

"Ma c'è una cosa che il teorema non dice..."

Una voce. Non quella del Prof. Rimasi così. Con una mano ancora in appoggio sullo schienale della sedia ed una nella tasca dei miei jeans. E così, ancora di spalle, chiesi:

"Co...cosa?"

"...e cioè che l'effetto di ogni shock, in un contesto di lungo periodo, potrebbe essere permanente mentre lei sa bene che in questi casi l'effetto è nullo, vero?"

Mi girai.

"Ale... Alessandro..."

"Isabella"

"Tu??"

"Si, io. Peccato per il tuo esame, io non ti avrei chiesto il teorema di Wiener. Ogni tanto ci si rivede eh?"

"Con una scadenza di quattro anni"

"Quattro anni? Sul serio? Ero qui, non mi hai visto, ho seguito a tratti il tuo esame. Anche se non c'è poi un gran nesso tra le tue due affermazioni. La prima, direi, riguarda la formula, la seconda, la sua applicazione pratica. Vabbeh dai, lasciamo stare l'esame ora. Comunque non avresti dovuto rispondere in quel modo, no? Sarà per questo che il professore non ti ha passato, o forse, chissà, è stato solo perchè non ha capito il nesso tra le due affermazioni, che ne pensi?"

Scoppiammo a ridere tutti e due.

Poi me ne uscii con un "Ma come stai?" i famosi stupidi convenevoli.

"Io bene, sempre qui a fare la vita del professore di università. Tu?"

"Si, si bene. A parte l'esame di oggi, bene"

"Allora dai ci si rivede. Magari chissà, prima di altri quattro anni"

"Si, d'accordo. Allora ciao"

"Ciao"

Spalle l'uno all'altra e via. Mille domande perse. Mille risposte buttate.

Certo, si ci si rivede.....e dove?

Solo lì. Come sempre. Oltre l'invisibile.







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