ATTUALITA'
Alfredo Ronci
Pene (e lascio a voi la scelta del significato da dare) della terza età.
Come sempre si dice, e a ragione, la vita val la pena di essere comunque vissuta. Soprattutto dopo che ai primi di ottobre del 2008 siamo venuti a conoscenza delle strabilianti capacità amatorie del Cavaliere. Uscendo a notte fonda da una discoteca nel centro di Milano, Berlusconi, di fronte ai punzecchiamenti di alcuni giovani avrebbe dichiarato: Se dormo tre ore, poi ho ancora energia per fare l'amore per altre tre (...) vi auguro di arrivare a settant'anni nello stato di forma in cui ci sono arrivato io.
Allora aveva ragione davvero Andreotti quando diceva che il potere logora chi non ce l'ha. Berlusconi sembra inattaccabile ed immarcescibile: chi invecchia e va in depressione sono altri, i comuni mortali e gli intellettuali. E quest'ultimi tentano la carta dell'indagine per scavare nei misteri della vecchiaia e del suo declino. Scriveva Simon De Beauvoir nel suo La terza età (Einaudi): la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. È proprio il motivo che mi ha indotto a scrivere queste pagine. Ho voluto descrivere la condizione di questi paria e il loro modo di vivere, ho voluto fare ascoltare la loro voce: saremo costretti a riconoscere che si tratta di una voce umana. Si comprenderà allora che la sorte infelice loro riservata denuncia il fallimento dell'intero nostro sistema sociale: é impossibile conciliarla con la morale umanista professata dalle classi egemoni... Ecco perché bisogna rompere una congiura del silenzio. Chiedo ai lettori di aiutarmi in questa battaglia.
Sembra incredibile ma se l'intellettuale studioso attraverso la ricerca e l'indagine cerca in tutti i modi di stigmatizzare il calo fisico e mentale dell'uomo, il narratore, il romanziere declina, nel senso etimologico del termine (passa e declina il miglior tempo della nostra vita diceva il Cardarelli): c'è poco da star allegri, essere vecchi è una condizione disagiata e per certi versi oscura.
Due romanzi apparsi recentemente affrontano con piglio deciso ed autoritario la questione, concentrandosi, con attenzioni e sentimenti che ci son sembrati simili, sul decadimento dello stato di salute in genere e ancor di più sulla funzionalità degli attributi sessuali maschile.
Uno di questi lo abbiamo già trattato in una nostra precedente sinagoga: (Micro e macro letteratura. L'ego da una parte, la visione del mondo dall'altra) esattamente il romanzetto (solo per numero di pagine) L'età estrema (Sellerio – titolo di per sé già esaustivo) del professor Romano Luperini. Si riportavano stralci del contenuto che val la pena ripetere in questa sede: La vecchiaia è quest'appendice in fondo al ventre. Un involto nei pantaloni, un ingombro rattrappito sul legno della panchina (pag. 11). Questo cazzo che non è capace più nemmeno di pisciare (Pag. 25) Ecco la pancia, tonda, è una protuberanza grossa, grossolana, grottesca, sta lì nel centro del corpo e mi gonfia, mi sforma i fianchi se mi metto di profilo, mi deforma. E poi, se abbasso la testa sul mento, chiazze vizze di pelle e di carne sgualcita che si allargano sotto, che ricascano sul collo...(Pag. 48). E si accenava anche al fatto come un'analisi così spietata ricordasse molto le sofferte e deprimenti autoanalisi che Walter Siti fa spesso nei suoi romanzi, col suo corpo 'devastato' dal passare del tempo in contrapposizione al 'fasto' muscolare delle sue ossessioni culturistiche, già dai tempi di Scuola di nudo (Einaudi).
Ora ci viene in soccorso nella nostra analisi l'uscita di uno dei romanzi dello scrittore francese Romain Gary: Biglietto scaduto (1). Si narra la storia di Jacques Rainier, un imprenditore cinquantanovenne, che ha una liaison con una ragazza brasiliana molto più giovane di lui e che, durante un viaggio a Venezia, comincia a riflettere sulla paura del declino fisico e sull'impossibilità di soddisfare la partner dal punto di vista strettamente sessuale (Quali sono le sue attuali capacità?/ Una o due volte alla settimana... con tranquillità di spirito. Oltre.../ Oltre?/ E' l'ignoto).
Devo essere sincero: non è il libro migliore di Gary anche se, giustamente, nella quarta di copertina viene considerato come uno dei romanzi più crudi, realistici e emotivamente coinvolgenti mai scritti sull'ossessione dell'invecchiamento maschile. Da uno scrittore come lui – ricordiamo che pose fine alla sua esistenza con un gesto assai plateale e teatrale: vestendosi di rosso e sparandosi un colpo di pistola alla testa – ci si aspetta altro che sospirose considerazioni (assai borghesi se mi si può passare il termine e bergmaniane se pensiamo ad un film come Sinfonia d'autunno sul tentativo di ricucire i rapporti. E non è un caso che il libro di Gary sia del 1975 e il film di Bergman del 1978) sul male di vivere e sul mal d'amore. Ma è la disperazione di subire una condizione di china inesorabile a farla da padrone. A pagina 84 si legge: Sei in declino, vecchio mio. In ribasso. Lo sai benissimo. E' la china. Non la si risale mai. So di cosa parlo. Io non valgo niente, per una donna.
E quando finalmente il protagonista si rivolge ad un medico (di cui non ha assolutamente stima: Mi era sempre parso che quando la sessualità tende a mutarsi in sessuologia, la sessuologia non può più molto per la sessualità. Disgraziatamente...) non ottiene altro che una prescrizione medica e la conferma delle sue personali, tragiche, conclusioni: L'hermatox accelera la fabbricazione dello sperma e facilita l'inondazione dei vasi capillari... A partire da una certa età, non sappiamo perché il sangue non li inonda più come si deve... La verga non s'indurisce più come prima. E' quello che nel linguaggio militare chiamiamo 'tirare mollo'. (Pag.132).
A questo punto ci si chiede, molto ironicamente, se l'avvento del Viagra abbia determinato una rivoluzione sociologica, ancor più che sessuale: che abbia ritracciato sentieri dove poter instradare la nuova 'terza età'. La narrativa, ancor più della saggistica e della medicina stessa, sembra far piazza pulita dei dubbi e delle incertezze dell'età estrema: nel senso che piuttosto che contrastarla con le facili illusioni della dignitosa 'sopravvivenza' ne alimenta il senso frustrante del disfacimento. Gary, uccidendosi nel 1980, forse ha ricordato le tremende parole con cui la Ullmann interloquiva con la madre, sempre nel film Sinfonia d'autunno: Non posso morire adesso. Credo di aver voglia di uccidermi. Spero che Dio un giorno abbia bisogno di me e mi liberi da questa prigione.
(1) Romain Gary – Biglietto scaduto – Biblioteca Neri Pozza – Pag.223 – Euro 12,00
Allora aveva ragione davvero Andreotti quando diceva che il potere logora chi non ce l'ha. Berlusconi sembra inattaccabile ed immarcescibile: chi invecchia e va in depressione sono altri, i comuni mortali e gli intellettuali. E quest'ultimi tentano la carta dell'indagine per scavare nei misteri della vecchiaia e del suo declino. Scriveva Simon De Beauvoir nel suo La terza età (Einaudi): la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. È proprio il motivo che mi ha indotto a scrivere queste pagine. Ho voluto descrivere la condizione di questi paria e il loro modo di vivere, ho voluto fare ascoltare la loro voce: saremo costretti a riconoscere che si tratta di una voce umana. Si comprenderà allora che la sorte infelice loro riservata denuncia il fallimento dell'intero nostro sistema sociale: é impossibile conciliarla con la morale umanista professata dalle classi egemoni... Ecco perché bisogna rompere una congiura del silenzio. Chiedo ai lettori di aiutarmi in questa battaglia.
Sembra incredibile ma se l'intellettuale studioso attraverso la ricerca e l'indagine cerca in tutti i modi di stigmatizzare il calo fisico e mentale dell'uomo, il narratore, il romanziere declina, nel senso etimologico del termine (passa e declina il miglior tempo della nostra vita diceva il Cardarelli): c'è poco da star allegri, essere vecchi è una condizione disagiata e per certi versi oscura.
Due romanzi apparsi recentemente affrontano con piglio deciso ed autoritario la questione, concentrandosi, con attenzioni e sentimenti che ci son sembrati simili, sul decadimento dello stato di salute in genere e ancor di più sulla funzionalità degli attributi sessuali maschile.
Uno di questi lo abbiamo già trattato in una nostra precedente sinagoga: (Micro e macro letteratura. L'ego da una parte, la visione del mondo dall'altra) esattamente il romanzetto (solo per numero di pagine) L'età estrema (Sellerio – titolo di per sé già esaustivo) del professor Romano Luperini. Si riportavano stralci del contenuto che val la pena ripetere in questa sede: La vecchiaia è quest'appendice in fondo al ventre. Un involto nei pantaloni, un ingombro rattrappito sul legno della panchina (pag. 11). Questo cazzo che non è capace più nemmeno di pisciare (Pag. 25) Ecco la pancia, tonda, è una protuberanza grossa, grossolana, grottesca, sta lì nel centro del corpo e mi gonfia, mi sforma i fianchi se mi metto di profilo, mi deforma. E poi, se abbasso la testa sul mento, chiazze vizze di pelle e di carne sgualcita che si allargano sotto, che ricascano sul collo...(Pag. 48). E si accenava anche al fatto come un'analisi così spietata ricordasse molto le sofferte e deprimenti autoanalisi che Walter Siti fa spesso nei suoi romanzi, col suo corpo 'devastato' dal passare del tempo in contrapposizione al 'fasto' muscolare delle sue ossessioni culturistiche, già dai tempi di Scuola di nudo (Einaudi).
Ora ci viene in soccorso nella nostra analisi l'uscita di uno dei romanzi dello scrittore francese Romain Gary: Biglietto scaduto (1). Si narra la storia di Jacques Rainier, un imprenditore cinquantanovenne, che ha una liaison con una ragazza brasiliana molto più giovane di lui e che, durante un viaggio a Venezia, comincia a riflettere sulla paura del declino fisico e sull'impossibilità di soddisfare la partner dal punto di vista strettamente sessuale (Quali sono le sue attuali capacità?/ Una o due volte alla settimana... con tranquillità di spirito. Oltre.../ Oltre?/ E' l'ignoto).
Devo essere sincero: non è il libro migliore di Gary anche se, giustamente, nella quarta di copertina viene considerato come uno dei romanzi più crudi, realistici e emotivamente coinvolgenti mai scritti sull'ossessione dell'invecchiamento maschile. Da uno scrittore come lui – ricordiamo che pose fine alla sua esistenza con un gesto assai plateale e teatrale: vestendosi di rosso e sparandosi un colpo di pistola alla testa – ci si aspetta altro che sospirose considerazioni (assai borghesi se mi si può passare il termine e bergmaniane se pensiamo ad un film come Sinfonia d'autunno sul tentativo di ricucire i rapporti. E non è un caso che il libro di Gary sia del 1975 e il film di Bergman del 1978) sul male di vivere e sul mal d'amore. Ma è la disperazione di subire una condizione di china inesorabile a farla da padrone. A pagina 84 si legge: Sei in declino, vecchio mio. In ribasso. Lo sai benissimo. E' la china. Non la si risale mai. So di cosa parlo. Io non valgo niente, per una donna.
E quando finalmente il protagonista si rivolge ad un medico (di cui non ha assolutamente stima: Mi era sempre parso che quando la sessualità tende a mutarsi in sessuologia, la sessuologia non può più molto per la sessualità. Disgraziatamente...) non ottiene altro che una prescrizione medica e la conferma delle sue personali, tragiche, conclusioni: L'hermatox accelera la fabbricazione dello sperma e facilita l'inondazione dei vasi capillari... A partire da una certa età, non sappiamo perché il sangue non li inonda più come si deve... La verga non s'indurisce più come prima. E' quello che nel linguaggio militare chiamiamo 'tirare mollo'. (Pag.132).
A questo punto ci si chiede, molto ironicamente, se l'avvento del Viagra abbia determinato una rivoluzione sociologica, ancor più che sessuale: che abbia ritracciato sentieri dove poter instradare la nuova 'terza età'. La narrativa, ancor più della saggistica e della medicina stessa, sembra far piazza pulita dei dubbi e delle incertezze dell'età estrema: nel senso che piuttosto che contrastarla con le facili illusioni della dignitosa 'sopravvivenza' ne alimenta il senso frustrante del disfacimento. Gary, uccidendosi nel 1980, forse ha ricordato le tremende parole con cui la Ullmann interloquiva con la madre, sempre nel film Sinfonia d'autunno: Non posso morire adesso. Credo di aver voglia di uccidermi. Spero che Dio un giorno abbia bisogno di me e mi liberi da questa prigione.
(1) Romain Gary – Biglietto scaduto – Biblioteca Neri Pozza – Pag.223 – Euro 12,00
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