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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Fabio Lombardi

Servizio attivo

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Basil chiuse il fascicolo in un cassetto della scrivania e prese il cappotto di tweed, buttando uno sguardo fuori dalla finestra mentre indossava sciarpa e cappello. Era una tipica mattina londinese di freddo e pioggia, e i marciapiedi di Museum Street, visti dall'alto, erano una folla di ombrelli neri gocciolanti. Basil discese a piedi fino al piano terra, evitando lo sguardo degli altri impiegati lungo le scale. Indugiò sotto la pensilina del palazzo per aprire l'ombrello, poi accese una delle sue sigarette egiziane e si avviò in direzione di Bloomsbury. Lavorava come ricercatore per la Fondazione di Studi Orientali B. J. Dwight. Era pagato per tenere d'occhio la situazione politica del Medio Oriente, ma in realtà non faceva quasi nulla. A volte sfogliava riviste universitarie di storia politica, evidenziando con un pennarello certe frasi che gli suonavano ambigue. Ogni tanto, se proprio non poteva farne a meno, rispondeva al telefono. In genere si limitava a osservare le finestre del palazzo di fronte, in compagnia di un bicchierone di whisky. Nessuno, comunque, si aspettava niente da lui. La Fondazione era un ben noto parcheggio per il personale di riserva del MI5 e per gli agenti ritirati dal servizio attivo. Un limbo, dove gli scarti del servizio vegetavano in attesa di tempi migliori.

Acquistò i quotidiani all'edicola di Russell Square. L'ombrello gli sfuggì di mano mentre cercava gli spiccioli nelle tasche dei calzoni, ma per fortuna aveva quasi smesso di piovere. Arrotolò il fascio dei giornali, incamminandosi verso la stazione della metropolitana. Nel convoglio che lo portava a Chelsea, cullato dalle oscillazioni della carrozza e dall'odore di lana bagnata che si sprigionava dai soprabiti dei passeggeri, cedette al piacere di fantasticare sulla sua vita. Immaginò un esito diverso, non infamante, per la famigerata operazione Pollice Blu. Se avesse agito per tempo, avrebbe potuto evitare l'incidente internazionale che gli era costato l'esclusione dal servizio attivo. La sua rete di agenti al Cairo non sarebbe stata smantellata, e Richard MacMurdo, con i suoi sigari e le sue barzellette sconce, sarebbe stato ancora vivo. E lui, Basil, avrebbe ricevuto un incarico al Ministero degli Esteri anziché un ufficio alla Fondazione. Invece, aveva preferito rimandare il momento di agire, prolungando il torpore alcolico e contemplativo in cui era caduto poco dopo il suo arrivo al Cairo, quando aveva lasciato l'alloggio all'ambasciata per trasferirsi in una suite dell'Oberoi Hotel. Aveva prolungato l'inerzia oltre ogni ragionevole possibilità di accampare scuse. E mentre lui, Basil, dava fondo a un'altra bottiglia di whisky, il suo assistente MacMurdo veniva ucciso a colpi di pistola.

I suoi agenti, tutti reclutati al Cairo, si erano infiltrati in alcuni gruppi di appartenenti alle frange più estreme dell'integralismo islamico. Le informazioni che gli passavano erano molto utili per prevenire possibili attentati terroristici. Ciò che Basil non sapeva, ma che avrebbe potuto scoprire se fosse stato meno disattento, era che uno dei suoi agenti faceva il triplo gioco, passando informazioni anche al Mossad. Quando gli estremisti avevano considerato l'ipotesi di piazzare una carica di esplosivo sotto il Muro del Pianto a Gerusalemme, un commando del Mossad si era precipitato al Cairo e li aveva ammazzati tutti, uno per uno. Compreso Richard MacMurdo, che aveva avuto la disavventura di capitare da quelle parti nel momento sbagliato. Basil aveva appreso la notizia mentre emergeva faticosamente da una sbronza solitaria di quattro giorni. Aveva inviato una blanda nota di protesta al governo israeliano, poi aveva saldato il conto dell'albergo ed era tornato a Londra.

Solo uno stupido incidente di percorso, si disse, mentre usciva sulla banchina della metropolitana. Dopo sei anni di inattività, sentiva di poter dichiarare che aveva espiato la sua colpa. Ma un quarto d'ora più tardi, quando fu davanti al portone di una casa a schiera in una via senza sbocco a South Chelsea, la sua determinazione si era in gran parte dissolta e le gambe gli tremavano. Fece un sospiro profondo, raddrizzando la schiena. Era essenziale comportarsi con disinvoltura e noncuranza. Arthur poteva passare sopra a qualunque mancanza professionale, ma non avrebbe mai perdonato un difetto di stile.

"Basil, amico mio. Che piacere inaspettato." Aveva in mano un sottile pennello. Lo pulì con uno straccio prima di posarlo su una mensola di marmo accanto all'ingresso. "Ma accomodati. Non stare lì in piedi sulla soglia."

"Desolato di distoglierti dai tuoi svaghi, Arthur. Non sarei venuto se avessi immaginato che stavi dipingendo."

"Non dire assurdità. Dammi il cappotto."

Arthur J. Copperfield era alto e leggermente curvo, con una lunga faccia ossuta resa ancora più angolosa da un paio di occhiali rettangolari. Il ciuffo di capelli che gli ricadeva sulla fronte gli conferiva un aspetto adolescenziale, nonostante avesse da tempo superato la cinquantina. Arthur era stato professore di Basil a Oxford, dove lo aveva reclutato per conto del MI5 dopo una breve intervista al termine del corso di laurea di storia moderna. Gli era sembrato che il ragazzo possedesse tutte le qualità necessarie. Eleganza, cinismo, freddezza. Non aveva percepito, allora, quella che adesso gli pareva la caratteristica più evidente del temperamento di Basil: la mancanza di ambizione, la tendenza ad annoiarsi del gioco molto prima di aver chiuso la partita. Un clamoroso errore di valutazione, giudicando con il senno di poi.

"Qualcosa da bere?"

"Se lo prendi anche tu" rispose Basil.

Si sedettero in poltrona con due bicchieri di vino.

"Ti spiego il motivo della mia intrusione in casa tua" esordì Basil. "Ho stabilito dei contatti, di recente. Una mia piccola iniziativa personale nel tempo libero. Per farla breve, ho messo in piedi una rete di informatori qui a Londra. Uno dei miei agenti è un membro effettivo di Al Qaeda. Mi ha riferito di una serie di attentati che sono in agenda per il prossimo mese. Al Qaeda intende colpire i paesi che si sono allineati agli USA nel programma di guerra contro l'Iraq, in particolare il Regno Unito e l'Italia."

"Mio Dio" commentò Arthur.

"Ho il sospetto che il primo obiettivo sarà Roma. Forse il Colosseo."

Arthur inarcò le sopracciglia con scetticismo. "Hai in mente qualche soluzione?"

Basil annuì. "Il mio agente ci fornirà tutti i dettagli dell'operazione, in modo che si possa giocare di anticipo."

"E quanto vuole?"

"Ventottomila sterline."

"Mi stai chiedendo di autorizzare il prelievo?"

"Sempre che tu lo ritenga opportuno." Estrasse una busta dalla tasca della giacca e la depose sul bracciolo della poltrona. "Qui c'è il mio rapporto. Ci tenevo a consegnartelo personalmente."

"Mio caro Basil" disse Arthur dopo una lunga pausa, "spero che tu non lo vorrai considerare come un affronto personale, ma non intendo autorizzare alcuna spesa. Semplicemente, ecco... Se mi consenti di parlarti francamente, dopo il pasticcio dell'operazione Pollice Blu e la morte di MacMurdo tu non sei più giudicato una fonte attendibile di informazioni. Spiacente."

"Hai già deciso in questo senso, senza neppure leggere il mio rapporto?"

"Lo leggerò senz'altro, più tardi. Ma non penso che possa avere qualche influenza sulla mia decisione. Piuttosto, ricordo che a Oxford tu eri considerato una sorta di autorità in materia di pittura figurativa. Posso chiederti che cosa pensi dei miei acquerelli?"

"Ma certo." Basil si alzò dalla poltrona. "Vediamoli subito."





Aprendo il Times, due mesi dopo, Basil provò un moto di esultanza. Il titolo in prima pagina si riferiva alla distruzione del Colosseo. Un missile aveva colpito l'antica arena gladiatoria, aprendo un gigantesco squarcio nel suolo e provocando il crollo di buona parte dei palazzi circostanti. Erano morte più di mille persone.

Stava leggendo l'articolo per la seconda volta, con un gran sorriso stampato in faccia, quando suonò il telefono. Era Arthur J. Copperfield.

"Le mie scuse, Basil. Avrei dovuto darti retta."

"Non dartene pensiero, amico mio."

"Bene." Un lieve colpo di tosse. "Direi che è tempo di mettere una bella pietra sopra l'operazione Pollice Blu."

"Molto lieto di sentirtelo dire."

"Che ne pensi di ritornare al servizio attivo?"

"Hai in mente qualche destinazione in particolare?"

"Medio Oriente, secondo me. Ma parliamone insieme a pranzo."

"Al mio club?"

"Meglio al mio, se per te fa lo stesso. Oggi dovrebbe esserci il salmone affumicato."





Fabio Lombardi



Vive e lavora a Rimini, dove fa l'avvocato penalista. Ha pubblicato racconti gialli, neri e di fantascienza in varie riviste e antologie. Ha anche scritto un romanzo, ma è una cosa troppo eccentrica per essere pubblicata. Recentemente ha smesso di fumare, e la mancanza di nicotina gli ha disattivato il cervello, ma nessuno ha notato la differenza. Si mantiene in forma facendo lunghe nuotate.









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