RACCONTI
Leonello Ruberto
Totus tuus

Cosa ho io in comune con un principe? Solo il fatto di essere un uomo come lui. Ma i principi anche se alcuni non se ne sono accorti non esistono più, l'aristocrazia sa di stupidità, chiamare una stronza qualsiasi "contessa".
In comune con il papa (morto) ho il nome, i nomi: Giovanni Paolo. È un caso, non c'entra con la religione, certo i miei sono come tanti cattolico-cristiani, mio nonno si chiamava Giovanni e Paolo è un caro amico (morto) di famiglia.
Io non credo alla chiesa, alle chiese e alle religioni, credo solo alla loro esistenza perché le vedo, ci sono, ma non mi interessano.
Però mi affascina il pensiero di essere papa, mi fa pensare al faraone, anche se le piramidi sono più simpatiche delle chiese, comunque non mi tremerebbero le gambe di fronte ad un faraone vivo in carne ed ossa, un uomo magari chi lo sa cretino, diverso sarebbe trovarmi di fronte ad una mummia, oltre a non essere più un uomo è storia, mi tremano le gambe, pezzo unico da grande museo, oggetto carico di millenni.
Come può un uomo qualsiasi diventare papa, avere tanta importanza agli occhi di tanta, non tutta, gente? Mi sfugge, sarà per la sua grandezza, per i suoi meriti? È che non riesco a vedere cosa ho io meno di lui, forse è questa la santità che io non vedo. Non riesco a sentirmi inferiore ad un qualsiasi politico che governa il paese senza avere mai letto un libro, non riesco a sentirmi inferiore ad un calciatore attorniato da guardie del corpo.
Non riesco.
Non si tratta di presunzione, è che mi sfugge il passaggio che porta un uomo a trovare il suo santo nome scritto sul calendario. No, la mia non è presunzione, è che non riesco a capire e non mi va giù. Potrebbe sembrare stupido (non so poi perché dovrebbe sembrarlo) ma non mi va giù. Non riesco ad ammettere di essere inferiore ad un qualsiasi uomo come me. Forse non ha senso, è sempre andata così da quando esiste l'umanità, non riesco ad adorare un papa, un presidente, un re, ad ammettere che mai raggiungerò la sua altezza, a considerare la mia vita messa su un piano inferiore, la mia esistenza segnata, unica concessione l'adorazione di uomini superiori.
Sono destinato ad una sottile inesplicabile sofferenza, ingoiare la mia pusillanimità. Sono destinato ad un martirio che non mi condurrà alla santità.
Leonello Ruberto
E' nato a Basilea nel 1980. Il suo blog è http://leonelloruberto.blogspot.com e aderisce a "Scrittori per le Foreste" di Greenpeace. Tra i suoi ultimi progetti letterari un libro sul "mestiere di scrivere" ed i "microracconti" (tra questi Un cesso di casa, e Ossa rotte pubblicato su TerraNullius), ai quali si sono aggiunti i "microarticoli". Nel 2004 ha esordito in narrativa con La donna ideale, pubblicato da Michele di Salvo Editore.
In comune con il papa (morto) ho il nome, i nomi: Giovanni Paolo. È un caso, non c'entra con la religione, certo i miei sono come tanti cattolico-cristiani, mio nonno si chiamava Giovanni e Paolo è un caro amico (morto) di famiglia.
Io non credo alla chiesa, alle chiese e alle religioni, credo solo alla loro esistenza perché le vedo, ci sono, ma non mi interessano.
Però mi affascina il pensiero di essere papa, mi fa pensare al faraone, anche se le piramidi sono più simpatiche delle chiese, comunque non mi tremerebbero le gambe di fronte ad un faraone vivo in carne ed ossa, un uomo magari chi lo sa cretino, diverso sarebbe trovarmi di fronte ad una mummia, oltre a non essere più un uomo è storia, mi tremano le gambe, pezzo unico da grande museo, oggetto carico di millenni.
Come può un uomo qualsiasi diventare papa, avere tanta importanza agli occhi di tanta, non tutta, gente? Mi sfugge, sarà per la sua grandezza, per i suoi meriti? È che non riesco a vedere cosa ho io meno di lui, forse è questa la santità che io non vedo. Non riesco a sentirmi inferiore ad un qualsiasi politico che governa il paese senza avere mai letto un libro, non riesco a sentirmi inferiore ad un calciatore attorniato da guardie del corpo.
Non riesco.
Non si tratta di presunzione, è che mi sfugge il passaggio che porta un uomo a trovare il suo santo nome scritto sul calendario. No, la mia non è presunzione, è che non riesco a capire e non mi va giù. Potrebbe sembrare stupido (non so poi perché dovrebbe sembrarlo) ma non mi va giù. Non riesco ad ammettere di essere inferiore ad un qualsiasi uomo come me. Forse non ha senso, è sempre andata così da quando esiste l'umanità, non riesco ad adorare un papa, un presidente, un re, ad ammettere che mai raggiungerò la sua altezza, a considerare la mia vita messa su un piano inferiore, la mia esistenza segnata, unica concessione l'adorazione di uomini superiori.
Sono destinato ad una sottile inesplicabile sofferenza, ingoiare la mia pusillanimità. Sono destinato ad un martirio che non mi condurrà alla santità.
Leonello Ruberto
E' nato a Basilea nel 1980. Il suo blog è http://leonelloruberto.blogspot.com e aderisce a "Scrittori per le Foreste" di Greenpeace. Tra i suoi ultimi progetti letterari un libro sul "mestiere di scrivere" ed i "microracconti" (tra questi Un cesso di casa, e Ossa rotte pubblicato su TerraNullius), ai quali si sono aggiunti i "microarticoli". Nel 2004 ha esordito in narrativa con La donna ideale, pubblicato da Michele di Salvo Editore.
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