RACCONTI
Antonio Mandese
Trixy
La linea dei capelli che disegnava sulle teste era sempre la stessa, centinaia di teste, per anni, erano passate da quelle mani: due, tre generazioni, teste tutte uguali. Alvaro conosceva le storie di tante vite, e le riflessioni di tanti uomini, come una zingara e più di un buon confessore, dispensava consigli vigorosi, scagliava maledizioni sciamaniche, predizioni, contro ogni tipo di malessere aveva una cura possibile; tagliarsi i capelli o radersi purificava più della messa domenicale, in realtà un'ora di terapia, piuttosto che di rimessaggio della testa. I capelli ricrescono come i pensieri, sono un loro prolungamento, ed ecco che chi li taglia deve essere sempre pronto a smorzarli o a gonfiarli a renderli piatti e piani, o a rasarli, tingerli, riportarli intorno alla testa per nascondere vuoti, mancanze, perdite. Una sala da barba non è un toeletta per cani. Chi taglia capelli offre l'aiuto del primo soccorso, del medico della mutua, il paziente lo aspetta in squallide sale d'attesa per un breve incontro, per un consiglio, l'indicazione sulla giusta strada da intraprendere, per lo specialista da scegliere per la cura migliore, per la ricetta, panacea di tutti i mali. La sala da barba ambulatorio medico; un tempo i barbieri erano anche dentisti guaritori e musicisti, maneggiavano forbici tenaglie e violini. Il conforto del rasoio sulla pelle, nettava i pensieri e cambiava gli uomini, dopo una rasatura non c'è solo un volto nuovo, la rabbia regredisce il sonno viene in superficie come latte da un albero di fichi, velenoso e urticante. La barba, i capelli, le vestaglie di cotone, il magma bianco, gli occhi chiusi, la posizione delle mani, lo sforbicìo, la paura del taglio, le pulsioni. Il respiro di un altro nelle tue orecchie, l' obbligo, di tenere gli occhi chiusi, l'indifferenza, la riscoperta del volto, le chiacchiere vaporose, il profumo del calore, il taglio dei pensieri sovrabbondanti, le pettinature, il collo, le basette, le pieghe di pelle, le orecchie, il freddo, la nuca. Piangevo sempre dal barbiere, seduto sul trespolo alla cui sommità avevano fissato la testa posticcia di un cavallo di peluches, una strana creatura dagli occhi tristi e dallo sguardo fermo il cui corpo era andato smarrito chissà dove. Percepivo la mancanza del corpo, il taglio netto che congiungeva la testa ad una poltrona; non l'intero corpo del cavallo ma un posticcio fetish che faceva pensare ad una decapitazione da padrino, piuttosto che ad una seduta per giovani avventori di un barbiere. Tagliare i capelli rappresenta una decapitazione simbolica, distacco per un tempo limitato, abbandono della testa ad azioni altrui. C'era un grande bacile di schiuma, l'acqua bollente scorreva per tutti i rubinetti, lui puliva diligentemente la lama del rasoio, i miei capelli biondi erano larici, legno morbido, faggio da modellare; mentre insaponava volti mi chiedeva della scuola, del pallone, di mio nonno del ricordo che aveva di lui e della sua vestaglia morbida gialla discinta che vaporeggiava intorno al suo ventre rotondo e sonnolento; lo specchio, il bacile, antichi gesti di una barberia antidiluviana, d'estate portava mutandoni bianchi che insieme alla canotta costituivano il suo unico indumento, erano immensi avvolgevano le sue cosce io guardavo i suoi polpacci cercavo di scoprire il suo corpo più di quanto già non fosse scoperto, ero curioso ed i suoi gesti lenti erano scoordinati rispetto a quelle gambe che io reputavo apparentemente giovani, senza peli, abbastanza muscolose ma sempre inefficienti: reggere il suo corpo da ottantenne . Il mare di cui mi parlava era una dolce madre grigia, un' amante pronta ogni notte ad addormentarsi con me; la natura liquida delle cose che scivolava lentamente nel lavandino con la schiuma e milioni di punti neri. Aveva baffi spessi ma leggeri un vezzo sotto il naso che disegnava il volto sempre sorridente, dolce mai accigliato nessuna linea aveva solcato il volto nessuna piega di stanchezza, solo le curve del sorriso che rendevano ancor più gradevole e tondo il suo ovale, sorrideva in modo strano, irreale, sereno, era mio padre ma sorrideva come una madre, lieve come una madre quando perdona,e accudisce. Avevo in mano il bacile di nichel pieno d'acqua e residui di schiuma, nella luce di quello studio così pieno di libri e sedie da barba. Il tempo sospeso del riposo. Una nicchia, un giro di giostra per adulti meglio di ogni compagnia femminile, meglio persino di tutto ciò che si poteva desiderare. Una fragola, una fetta di torta di crema e panna, un bicchiere di vino, chiunque sapeva che fruire di quel tempo era necessario. Quel pomeriggio avevamo preparato una festa, lenti, coca, solo tre ragazze, e soprattutto pettinatura dal barbiere, un vanto, una coccola, una carezza. tossine ormonali scorrevano lungo il nostro corpo adolescente. Ero confuso, non comprendevo la necessità del barbiere, ma ci andammo ; una volta li, lasciammo che i nostri capelli fossero ammorbiditi dalle sue mani sagge. Un segreto che non avremmo rivelato a nessuno . Avevo quattordici anni e non sapevo nulla, non conoscevo il piacere delle carezze tra i capelli, la prima volta, fu una sorpresa piacevole, dita lisce che scivolavano lungo la mia testa senza intoppi, avevo brividi ovunque, nessuno aveva mai toccato il mio corpo, avrei voluto ricambiare tanta dolcezza ma non ne ebbi la forza ero paralizzato di piacere, brividi e lentamente la mia rigidità si sciolse lasciando spazio ad un languore misto a desiderio, sentivo il respiro più pesante e le mie mani cercavano da sole; ciò che mi circondava era sparito completamente; i pensieri liquidi scendevano dentro la bocca. Sentivo il sangue in gola che premeva per uscir fuori, i denti che spingevano dalle gengive la lingua che penetrava la sua bocca, tensione nelle gambe che cominciavano ad incontrare le sue. I capelli continuano a crescere anche dopo la morte conservando i ricordi. La morte è un'offesa, solca il volto, netta dalla stanchezza incerta dell'esistenza, è un soffio istintivo che chi vive chiama a se. I morti sono come pupazzi che restano tristemente inerti. La morte grigia di natale, la morte infame, offensiva, crudele i capelli la beffano sempre ed io spero conservino intatta la memoria del corpo nel corso del suo disfacimento accompagnandolo verso l'annullamento con il suono infinito di ciò che è esistito.
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