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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Roberto Nocco

Turris Libishorror

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Ho finito per oggi; me ne torno a casa e di lavorare non se ne parla, ho bisogno ho bisogno ho bisogno... sì il pc.

Ma dove ho parcheggiato? Dannazione di dietro alla siepe di la delle crepe, del muro rampicante verde rimescolato, sonoro vibrato d'un pomeriggio di maestrale fresco di barba, sulla strada coperta dalla mia presenza, scoperta dal mio andar via un trench che mi salta addosso rendendomi visibilmente nascosto.

Devo ricordarmi che venerdì ho appuntamento con quel cliente... sì Boris.

Boris Karloff, Frankenstein, "Auschwitz day in a Warhol collage", Hungarian son.

Specchiandomi fra le vetrine delle boccate di fumo m'accorgo d'essermi spinto fino ad avere la macchina alle mie spalle, cosa importa poi, non mi importa più niente avrei anche potuto chiamare un taxi, infatti faccio così ho appena capito che cercavo a vuoto sono uscito a piedi stamattina.

Oggi è aria da Hotel Plaza da sassofoni alati, dico al tassista di fare con comodo d'imboccare le vie del centro: << Beh con questi si gira per due ore almeno! >>. Va bene m'è passata la fretta ma non la voglia tremenda chiudo gli occhi il sonar fa la sua parte.

Mi ribolle nelle vene una reclame sulla raccolta di sangue sciama una lenta trasfusione d'adolescenti di fronte ad una nevrotica sala-giochi, Bitefight il nome più originale per un locale a parer mio, immagino la clientela buongustaia ed un cartello fuori con su scritto "Concentrato di sanguisuga!" oppure "Accesso riservato ai soli soci: pulci zecche chirotteri bramosi" .

Continuo a sfilare coccolato da immagini che mi spiano stropicciato a mo di gilet in viscosa costretto ai cigolii esistenziali dettati dai miei pensieri sempre meno fluidi e sempre più taglienti le lame i ventri gli squarci fanno un tutt'uno con la vita mentre i passeri sviolinandosi in fitte cerniere chiudono pian piano l'attempato pomeriggio.

La sete della morfina mi rosicchia lo scheletro scomponendolo in innumerevoli geometrie ossee assiomatizzate sulle ragnatele che catturano l'ardesia filandola in pallidi grugniti di spandex.

Scendo s'è fatto tardi e ricordo di dover andare a far un po' di spesa per la cena questi vicoli del mio quartiere... non riesco a sapere con certezza se sono ricorrenze oniriche o se sono reali... non che le ricorrenze oniriche non lo siano, ma è chiaro che siano reali solo in quanto tali... ma anche nell'altro caso sono reali in quanto tali... mi scoppiano le tempie piene passo per passo dell'andatura d'una possibile fonte di cibo crepo scricchiolando in una nidiata di scarafaggi incisi tra le croste buccia d'arancia del muro e la laringite del tubo di scolo intasato di vecchie siringhe le leccherei ma ho di meglio che mi punge di continuo quasi come se respirassi un'aria satura di scorze di fico d'india correre sì penso di mettermi a correre no sta fermo dietro a quell'angolo ogni volta mi pervade un dilettantistico senso di timore ed alla fine questo è il bello ad afferrarlo ci metto poco quattro tre due una scossa ecché sarà mai?

Al solito lo spirito si rinvigorisce dopo aver mangiato ma che ci faccio qua per terra?

Torno a casa è tardi.

Se non mi sentissi un assassino non mi meraviglierebbe il fatto di provare terrore di fronte ai bagliori d'un televisore acceso ah ecco il pc era proprio quello che ci voleva.

Le uniche amicizie che ho buio!

Che è stato? Meno male... il fatto d'esser un fumatore accanito d'accendino munito a volte ha i suoi vantaggi ma dove avrò messo le candele?

Quattro sì ad ogni angolo della mia stanza bastano sono meraviglioso fra i tiepidi tremori giallo fiamma solo l'impensabilità della morte può eguagliarmi in quanto a narcisismo in questi momenti fende le pareti aristocrateggiante la vanità del mantello dissonante nel timido fumè dell'ombra che intimo piacere necrofilo in questo annegarsi cinematografico di barbiturici e finte dentiere in questa noia così ben calzata la cui femminea bellezza ondeggia un collo strangolato nel nylon.

Immergendomi fra i melanconici vapori d'un bagno notturno urto qualcosa che sordamente si fa inghiottire dalle profondità della vasca da bagno alitante un'aura borotalcata ingenua quanto gli auguri d'un bigliettaio al castello delle streghe, tentoni in quelle tenebre materne ripercorro in filo che va dall'acqua al muro ecco che è caduta... la radio! Fortuna che col black-out! ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ!













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