RACCONTI
Maurizio Matrone
Una libreria in Paradiso
Dichiarazione
La storia che segue contiene la pubblicità del mio nuovo romanzo. Io non so se altri, sfruttando le potenzialità narrative di un racconto, ovvero di un racconto dedicato ai libri e ai librai, abbiano mai messo là, con franchezza o meno, spudoratamente, la pubblicità del proprio romanzo. Be', io lo faccio.
Premessa
La storia che segue è più che altro un saggio-breve sui libri e i librai. Io non so se altri, sfruttando le potenzialità narrative di un titolo, ovvero di un titolo concernente una libreria in Paradiso, abbiano mai premesso là, con onestà o meno, temerariamente, il genere di ciò che scrivono. Be', io lo faccio.
Il Paradiso / tu vivrai / se tu scopri / quel che hai...
'Il Paradiso' (Mogol-Battisti, RCA, 1968)
Infatti
Avendo dedicato il mio ultimo romanzo "Il commissario incantato" edizioni Marcos y Marcos, Milano, 2008, a Wilma, una libraia appassionata di "gialli e misteri" che mi figuro là in Paradiso, il mio "spirito" laico si trova di fronte a un complesso sistema di interrogativi.
All'apice di tali domande v'è: esiste il Paradiso?
La prima risposta sensata si stempera in un quesito: chi può dirlo?
Se nessuno può esserne certo, nessuno lo può certo negare.
La verità di tale opinione contraddistingue il laico che mi pregio di rappresentare.
E allora, per proseguire nella storia, pardon: nel saggio-breve, bisogna ricorrere a un:
ATTO DI FEDE
Assodato che esista il Paradiso e che la mia amica libraia scomparsa si trovi là (che può essere lassù, ma questo non è fondamentale), continuerà a consigliare e promuovere libri? E quali libri?
Qui subentra l'ulteriore atto di fede.
L'atto è il seguente.
Tutti i libri sono buoni
Quindi - ineluttabilmente - meritevoli del Paradiso. Di sicuro mi si contesterà che ci sono e sono esistiti libri anche cattivi, malscritti, perniciosi, devastanti, rivoltanti e dunque?
La risposta semplice e incontrovertibile è: i libri, per il solo fatto di essere stati scritti, sono sempre buoni da leggere.
Biblioteca universale
Sono persuaso che, naturalmente, ex lege, per ciò che si è creduto sino a questo punto, ogni libro buono da leggere prodotto sulla terra, a prescindere dalla bontà dell'autore, arrivi immediatamente nella biblioteca del Paradiso che non può che titolarsi universale e dove tutti hanno libero accesso.
Heaven-book-economy
E' postulabile che in un regime che di commerciale non ha nulla esista la preferenza letteraria? Se sì, e io lo credo, vi corrisponde un "gusto" che non può che essere buono.
Ma è lecito supporre che tutti gli abitanti del Paradiso dimostrino il medesimo "buon gusto?" Io ritengo - per il principio transitivo - di no perché l'estetica trae vitalità dallo scambio gratuito e disinteressato delle esperienze sensoriali di ciascuno. In un luogo dove l'etica e la poetica non sono certamente intaccate dalle lordure terrene e dove i sensi sono chiaramente liberi di esprimersi, il confronto tra i (buoni) "gusti letterari" può elevarsi (e divenire) a una inimmaginabile estrinsecazione.
Detto questo, anche in Paradiso esistono i librai.
Il libraio del Paradiso è, ragionevolmente, come quello terreno, un innamorato divulgatore di libri e un coscienzioso dispensatore di emozioni. Per giunta, affrancato dalle limitazioni economiche, può chiaramente evitare di ordinare e smerciare gli ultimi titoli di grido per tenere botta, ma dedicarsi, che so, alla promozione di libri la cui copertina è fragile, la carta sottile e profumata, l'inchiostro ordinato in un bel carattere e i cui autori sono perfetti sconosciuti, giovani di belle speranze, attempati professori con idee rivoluzionarie, uomini e donne dalla vita avventurosa. Insomma, il libraio può dedicarsi a quei titoli che più gli piacciono e consigliarli in assoluta libertà indipendentemente dall'animo corrotto dell'autore (e quanti tra noi ci scoviamo in questa situazione imbarazzante per il sistema Paradiso!).
Nelle librerie del Paradiso, c'è da giurarci, non trovano molto spazio né gli editori mascalzoni né la grande distribuzione o i grandi gruppi editoriali. La book-oligarky, infatti, trae linfa vitale solo nell'idea terrena del commercio puro, tra le maglie malate della mondana globalizzazione che avrà pure democraticizzato gli oggetti, ma ha tribalizzato i soggetti.
Le librerie del Paradiso
Per le ragioni in parola, dunque, non tutti i titoli possono collocarsi nelle scansie dei librai. Ciò accade perché i librai del Paradiso, a fronte di libri buoni da leggere (che puoi sempre trovare nella biblioteca universale), offrono un servizio di buone letture. E vogliamo mettere accomodarsi lassù su una morbida nuvoletta, magari prima di addormentarsi, con un pessimo libro? A che pro? E, dico, come non potrebbe essere che così!? Un buon lettore trova piacere in una buona lettura.
Le eterne novità
I librai del Paradiso, inoltre, non soffrono di sicuro il patema della sovrabbondanza editoriale e di conseguenza non conseguono problemi con i resi. Le novità non durano un mese, ma in eterno. E qui sta la grande differenza tra le librerie del paradiso e quelle sulla terra. Lassù nessuno si aspetta nulla, nessuno crea fedi, nessuno prenota alcunché e, soprattutto, nessuno scrive libri.
Tutti gli abitanti del Paradiso sono buoni lettori (il contrario, quasi, che qui da noi).
In Paradiso, ovviamente, non si creano attese mediatiche e non si sostituiscono le teche una volta alla settimana. I libri arrivano e restano esposti per sempre. Se in Paradiso pensi a un libro (che so un giallo) che magari è uscito sulla terra due anni fa, là c'è e lo puoi sentire subito tra le mani (non sto parlando di libri virtuali come potrebbe supporre il mondano navigatore elettronico). La ragione è semplice e filosofica: perché di fronte all'eternità la novità persevera.
Immagino che ogni libraio del Paradiso oltre a soddisfare così bene le richieste degli utenti/anime, riceva anche il compito di proteggere i librai della terra attraverso un complesso sistema di curatele. E' plausibile che, similmente all'angelo custode, esista un libraio custode. Per i librai fedeli a un genere interverrà all'occorrenza - per similitudine - un libraio custode specializzato. Wilma, per esempio, che era una libraia promotrice della letteratura "gialla", è oggi una libraia custode specializzata.
TERZO ATTO DI FEDE
(sì, chi ha letto attentamente ha contato bene)
Poiché nella vita terrena il libraio ha amato i libri, favorito la conoscenza e la pace (chi detesta i libri ama la guerra) è concesso pensare che il libraio non possa che andare in Paradiso con i suoi libri.
Il libraio custode, infatti, in attesa che il collega terreno lo raggiunga, veglia l'omologo affinché questi si comporti sempre a modo con i libri, i generi, i lettori e gli autori. Soprattutto nei riguardi dei libri, il libraio custode vigila che essi vengano posti bene in vista alla stregua di quelli più blasonati o commerciali, protegge altresì gli autori più sfortunati e incoraggia i meritevoli.
Trovandosi lassù i librai del Paradiso prediligono le opere tenere, allegre e avventurose, ma non disdegnano i noir più crudi o la narrativa sociale più drammatica (un buon lettore non si lascia influenzare dal male).
Come accade sulla terra, i librai del Paradiso leggono di tutto e di ogni lettore/anima intuiscono il gusto.
Una libreria del Paradiso
E' accogliente, luminosa, con tanti scaffali di eterea sostanza tendente al bianco, dove compaiono multicolori copertine. Per questioni facili da intuire manca la cassa (i libri sono omaggio), ma non (e come potrebbe) la cortesia, la competenza e il sorriso del libraio. E' indiscusso che in Paradiso le librerie siano ben frequentate. Spesso, anche su richiesta, è ipotizzabile che si organizzino reading, ma dubito che faranno difetto le cene con l'autore, i simposi letterari e ogni altra occasione buona per bere, mangiare e divertirsi (è dato sostenere che in un luogo ad alta densità eterea, dove i sensi e i sentimenti sono così evoluti, il corpo sia sciolto da ogni connotazione negativa o malvagia).
Un epilogo filosofico con una massima finale
Gli atti di fede non gioverebbero, in effetti, a uno "spirito" laico votato, per coerenza, al materialismo e al falsificazionismo, ma che farci? Lo spirito laico del mondo moderno è incline al ragionevole dubbio, al possibilismo cosmico, alla complessità dei fenomeni.
Il laico ha il dovere di non escludere nulla perché sa che se nella vita non si sa mai, figuriamoci nella morte.
La storia che segue contiene la pubblicità del mio nuovo romanzo. Io non so se altri, sfruttando le potenzialità narrative di un racconto, ovvero di un racconto dedicato ai libri e ai librai, abbiano mai messo là, con franchezza o meno, spudoratamente, la pubblicità del proprio romanzo. Be', io lo faccio.
Premessa
La storia che segue è più che altro un saggio-breve sui libri e i librai. Io non so se altri, sfruttando le potenzialità narrative di un titolo, ovvero di un titolo concernente una libreria in Paradiso, abbiano mai premesso là, con onestà o meno, temerariamente, il genere di ciò che scrivono. Be', io lo faccio.
Il Paradiso / tu vivrai / se tu scopri / quel che hai...
'Il Paradiso' (Mogol-Battisti, RCA, 1968)
Infatti
Avendo dedicato il mio ultimo romanzo "Il commissario incantato" edizioni Marcos y Marcos, Milano, 2008, a Wilma, una libraia appassionata di "gialli e misteri" che mi figuro là in Paradiso, il mio "spirito" laico si trova di fronte a un complesso sistema di interrogativi.
All'apice di tali domande v'è: esiste il Paradiso?
La prima risposta sensata si stempera in un quesito: chi può dirlo?
Se nessuno può esserne certo, nessuno lo può certo negare.
La verità di tale opinione contraddistingue il laico che mi pregio di rappresentare.
E allora, per proseguire nella storia, pardon: nel saggio-breve, bisogna ricorrere a un:
ATTO DI FEDE
Assodato che esista il Paradiso e che la mia amica libraia scomparsa si trovi là (che può essere lassù, ma questo non è fondamentale), continuerà a consigliare e promuovere libri? E quali libri?
Qui subentra l'ulteriore atto di fede.
L'atto è il seguente.
Tutti i libri sono buoni
Quindi - ineluttabilmente - meritevoli del Paradiso. Di sicuro mi si contesterà che ci sono e sono esistiti libri anche cattivi, malscritti, perniciosi, devastanti, rivoltanti e dunque?
La risposta semplice e incontrovertibile è: i libri, per il solo fatto di essere stati scritti, sono sempre buoni da leggere.
Biblioteca universale
Sono persuaso che, naturalmente, ex lege, per ciò che si è creduto sino a questo punto, ogni libro buono da leggere prodotto sulla terra, a prescindere dalla bontà dell'autore, arrivi immediatamente nella biblioteca del Paradiso che non può che titolarsi universale e dove tutti hanno libero accesso.
Heaven-book-economy
E' postulabile che in un regime che di commerciale non ha nulla esista la preferenza letteraria? Se sì, e io lo credo, vi corrisponde un "gusto" che non può che essere buono.
Ma è lecito supporre che tutti gli abitanti del Paradiso dimostrino il medesimo "buon gusto?" Io ritengo - per il principio transitivo - di no perché l'estetica trae vitalità dallo scambio gratuito e disinteressato delle esperienze sensoriali di ciascuno. In un luogo dove l'etica e la poetica non sono certamente intaccate dalle lordure terrene e dove i sensi sono chiaramente liberi di esprimersi, il confronto tra i (buoni) "gusti letterari" può elevarsi (e divenire) a una inimmaginabile estrinsecazione.
Detto questo, anche in Paradiso esistono i librai.
Il libraio del Paradiso è, ragionevolmente, come quello terreno, un innamorato divulgatore di libri e un coscienzioso dispensatore di emozioni. Per giunta, affrancato dalle limitazioni economiche, può chiaramente evitare di ordinare e smerciare gli ultimi titoli di grido per tenere botta, ma dedicarsi, che so, alla promozione di libri la cui copertina è fragile, la carta sottile e profumata, l'inchiostro ordinato in un bel carattere e i cui autori sono perfetti sconosciuti, giovani di belle speranze, attempati professori con idee rivoluzionarie, uomini e donne dalla vita avventurosa. Insomma, il libraio può dedicarsi a quei titoli che più gli piacciono e consigliarli in assoluta libertà indipendentemente dall'animo corrotto dell'autore (e quanti tra noi ci scoviamo in questa situazione imbarazzante per il sistema Paradiso!).
Nelle librerie del Paradiso, c'è da giurarci, non trovano molto spazio né gli editori mascalzoni né la grande distribuzione o i grandi gruppi editoriali. La book-oligarky, infatti, trae linfa vitale solo nell'idea terrena del commercio puro, tra le maglie malate della mondana globalizzazione che avrà pure democraticizzato gli oggetti, ma ha tribalizzato i soggetti.
Le librerie del Paradiso
Per le ragioni in parola, dunque, non tutti i titoli possono collocarsi nelle scansie dei librai. Ciò accade perché i librai del Paradiso, a fronte di libri buoni da leggere (che puoi sempre trovare nella biblioteca universale), offrono un servizio di buone letture. E vogliamo mettere accomodarsi lassù su una morbida nuvoletta, magari prima di addormentarsi, con un pessimo libro? A che pro? E, dico, come non potrebbe essere che così!? Un buon lettore trova piacere in una buona lettura.
Le eterne novità
I librai del Paradiso, inoltre, non soffrono di sicuro il patema della sovrabbondanza editoriale e di conseguenza non conseguono problemi con i resi. Le novità non durano un mese, ma in eterno. E qui sta la grande differenza tra le librerie del paradiso e quelle sulla terra. Lassù nessuno si aspetta nulla, nessuno crea fedi, nessuno prenota alcunché e, soprattutto, nessuno scrive libri.
Tutti gli abitanti del Paradiso sono buoni lettori (il contrario, quasi, che qui da noi).
In Paradiso, ovviamente, non si creano attese mediatiche e non si sostituiscono le teche una volta alla settimana. I libri arrivano e restano esposti per sempre. Se in Paradiso pensi a un libro (che so un giallo) che magari è uscito sulla terra due anni fa, là c'è e lo puoi sentire subito tra le mani (non sto parlando di libri virtuali come potrebbe supporre il mondano navigatore elettronico). La ragione è semplice e filosofica: perché di fronte all'eternità la novità persevera.
Immagino che ogni libraio del Paradiso oltre a soddisfare così bene le richieste degli utenti/anime, riceva anche il compito di proteggere i librai della terra attraverso un complesso sistema di curatele. E' plausibile che, similmente all'angelo custode, esista un libraio custode. Per i librai fedeli a un genere interverrà all'occorrenza - per similitudine - un libraio custode specializzato. Wilma, per esempio, che era una libraia promotrice della letteratura "gialla", è oggi una libraia custode specializzata.
TERZO ATTO DI FEDE
(sì, chi ha letto attentamente ha contato bene)
Poiché nella vita terrena il libraio ha amato i libri, favorito la conoscenza e la pace (chi detesta i libri ama la guerra) è concesso pensare che il libraio non possa che andare in Paradiso con i suoi libri.
Il libraio custode, infatti, in attesa che il collega terreno lo raggiunga, veglia l'omologo affinché questi si comporti sempre a modo con i libri, i generi, i lettori e gli autori. Soprattutto nei riguardi dei libri, il libraio custode vigila che essi vengano posti bene in vista alla stregua di quelli più blasonati o commerciali, protegge altresì gli autori più sfortunati e incoraggia i meritevoli.
Trovandosi lassù i librai del Paradiso prediligono le opere tenere, allegre e avventurose, ma non disdegnano i noir più crudi o la narrativa sociale più drammatica (un buon lettore non si lascia influenzare dal male).
Come accade sulla terra, i librai del Paradiso leggono di tutto e di ogni lettore/anima intuiscono il gusto.
Una libreria del Paradiso
E' accogliente, luminosa, con tanti scaffali di eterea sostanza tendente al bianco, dove compaiono multicolori copertine. Per questioni facili da intuire manca la cassa (i libri sono omaggio), ma non (e come potrebbe) la cortesia, la competenza e il sorriso del libraio. E' indiscusso che in Paradiso le librerie siano ben frequentate. Spesso, anche su richiesta, è ipotizzabile che si organizzino reading, ma dubito che faranno difetto le cene con l'autore, i simposi letterari e ogni altra occasione buona per bere, mangiare e divertirsi (è dato sostenere che in un luogo ad alta densità eterea, dove i sensi e i sentimenti sono così evoluti, il corpo sia sciolto da ogni connotazione negativa o malvagia).
Un epilogo filosofico con una massima finale
Gli atti di fede non gioverebbero, in effetti, a uno "spirito" laico votato, per coerenza, al materialismo e al falsificazionismo, ma che farci? Lo spirito laico del mondo moderno è incline al ragionevole dubbio, al possibilismo cosmico, alla complessità dei fenomeni.
Il laico ha il dovere di non escludere nulla perché sa che se nella vita non si sa mai, figuriamoci nella morte.
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