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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Pee Dee

Underdogs n.23

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Non fare domande. Evita di gesticolare. Ringrazia per ciò che ti viene offerto, ma non farti sentire pronunciare "grazie!" Dimostra che non sei un sopravvissuto. Entra nella casa del sogno. Non metterti a spolverare. Ascolta "Down side blues". Scopri gli scrigni. Apri le porte e tutte le finestre. Osserva i gioielli. Non rubare. Cogli la luce, le pagliuzze d'oro e di giada. Guarda le tue mani. Le dita si allungano uguali a fili, è la luce che sgorga dalle materie. Stai facendo tesoro di questa esperienza? Indossa un sorriso. Sorprenditi a piangere. Abbraccia la bestia. Diventa sciamano. Soccorri l'umano. Parla col cuore. Allarga le braccia. Il tuo spirito è in fuga. Ritorna nel centro. Le gambe non reggono? Balla il lallero. Ballalo spesso. Alla tua corte giunge la notte. Solo dal buio spuntano gli astri. S'accodano lepri, poi un serpente, un gallo e un somaro, tutti al tuo seguito. Balla con loro e con tutte le donne. Datti un consiglio. Elargiscilo al mondo. Rifai il lallero e anche trallallero. Sei confuso come ieri, come quando eri bambino. Stai male? Non vuoi starci a pensare. Medita. Le impressioni che affondano si dissolvono con sollievo. Non impazzire. La strada sembra lunga. E' tutta la vita. Potresti saltare. Mettiti gli stivali. Percorri le sette leghe e col pastrano volante, con i capelli luccicanti, scaccia le ombre. Non ripararti negli angoli: potresti accedere alla follia. Vattene in piazza dotato di parola. Ascolta i discorsi senza armonia. Sappi tacere. Raccogliti con gioia. Balla il lallero. Non dire più la tua. Non hai uno straccio di relazione? Via dal panico e dalle paure! Soffia con forza. Pensa di che cosa sei capace. Scrivi una canzone. Ricordati di amare e di essere amato. Non fissarti. Non hai un problema. Vivi passando nell'esistente. Persino i momenti terribili hanno un termine. Non andare là. Resta in sospeso come la felicità. Questa sembra una ballata. E' solo però un'underdog di Pee Dee che danza il lallero, dovrebbe recensire pubblicazioni di varia natura, ma è stufa di sepolcri imbiancati, di editores o editors che dir si voglia, di mozzi, angeli e ghost, di stupide femmine che si fanno governare come galline, di maschi pidocchi e lacchè e di quanti s'attaccano, s'attaccano ai baldacchini, perché non arrivano al letto. Cretine sacrificali, deficienti perfetti! Preferisco alle tante pagine ritoccate, l'immenso lavoro, il Libro, di Sandro Saggioro, Né con Truman né con Stalin: storiografia ben equilibrata, corredata di documenti che corroborano i discorsi dell'autore, il quale vorrebbe illuminarci sugli anni dal 1942 al 1952. Si parla di Maffi, di Perrone, di Ceriello, ma soprattutto di Bordiga (foto), da cui si genera una concezione comunista per niente formale, di facciata, o di numeri, come al contrario diventò il partito di Togliatti e di tanti gatti in cerca di poltrone presso lo stato borghese per definizione classista, la cui democrazia risulta essere un traghettamento verso l'autoritarismo, il dispotismo degli abbienti quando decidono di non rinunciare ai privilegi e sono pronti a uccidere, proprio come avviene nel nazifascismo diretta filiazione di un siffatto modo di procedere della dominanza che, inevitabilmente, approda alla guerra e allora, per Saggioro, si è trattato di mettere ordine e fare chiarezza. Ci infilo da brava dj una pausa con l'atmosfera di Death Letter; ecco Johnny Farmer nel suo splendore nero!

E torniamo alla disamina, spero leggiadra, del bel tomo di Storia dei comunisti, che per una libertaria è un azzardo, ma tant'è... And step by step, Bordiga, da incallito sostenitore dell'internazionalismo sarà la voce fuori dal coro, capace di critiche radicali e di linguaggio creativo non tanto per l'invettiva, quanto nel voler fornire semplici ragionamenti che persino il Migliore era tentato di fare se non si fosse schierato con lo stalinismo, ossia con quelle tali forme di controllo tirannico sul proletariato in rivolta, o in fase di evoluzione per l'autoconsapevolezza e la crescita umana. In modo sentimentaloide e ingenuo, già l'inno dell'Internazionale restituiva all'ideale la spinta per accedere all'eccellenza della vita concreta. Bordiga però conferisce alla cosa il suo dato più sostanziale e le idee non possono essere all'ultimo posto per costruire le piattaforme della società, ma descrivono lo stato delle masse che non dovrebbero essere messe in condizione di credere e aver fiducia nel da farsi degli imperialisti, dei colonialisti, dei capitalisti, che si muovono in nome di una cosetta peraltro fantomatica, come la democrazia, maschera per far quattrini, che scatena conflitti appena gli interessi dei briganti e dei plutocrati tornano a contrastarsi. La questione è seria: non esiste comunismo o comunità umana tout court se si è parte (partito formale) di un gioco che assume sembianze plausibili, per gente/proletariato, che ancora non gestisce i suoi processi di formazione, gestazione e ripresa da ogni batosta economica e dittatoriale. La veste dell'ufficialità, le mentite, davvero false, spoglie della cosiddetta partecipazione, risultano essere un mero funzionare all'interno dei meccanismi del potere: ingranaggi del continuo soprassedere e del traccheggio, uno spostamento ambiguo che tende al gioco della persuasione; si va puntualmente ad occupare l'esiguo spazio che il capitale mette a disposizione per lo spettacolino della competizione, in cui le masse lavoratrici prestano le braccia, o il sesso, comunque forza lavoro nelle industrie e nella guerra che purtroppo è grande impresa, la mega industria! Il capitalismo vince; sa gabbarci: prende le forme consone a perpetuare lo status quo di egemone (è persino un po' underground...) e sa regalarci scampoli di belle epoque, moda, fratellanza post bellica, solidarietà per gli affamati di terzi e quarti mondi creati ad hoc dallo sfruttamento, riduzione di ogni iter espressivo affinché la cifra rivoluzionaria si estingua nel monadismo e in un malinconico estetismo solipsistico. Non me ne vorrà, Sandro Saggioro, se ho preso a pretesto la sua fatica edita da Colibrì nel luglio 2010 per assestare un colpetto all'establishment con un monologhetto... Cantare, volare, ballare il lallero per me che sono nessuno è come ritrovare il rumore del mare in una conchiglia, l'amore sensuale tutti i giorni, un popolo di liberi esiguo semmai, ma gajardo, un lembo di cielo e un brano decente, un pirata e uno swing, una rivolta di fiori e d'immaginazione profonda che tolga di mezzo e per sempre, 'ste orge sgangherate d'impostori e meretrici! Ciao con uno sciame sismico di lallero e fragranze di peonie. E se mi amate, ricordate che sono irraggiungibile... E' qui con me Spencer Dickinson con The man who lives for love! Bye, Pee Dee





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