RACCONTI
Anonymous
Unknow beloved
Una volta portava i pantaloni con le pinces, le camicie stirate; si dava l'acqua di colonia firmata dagli stiisti in voga, frequentava le scuole di ballo con gli orrendi corsi di salsa e seguiva la musica leggera, i cantautori, tanto italian sound, cioè tutto ciò che non piaceva a Floralyn. Ad ogni modo, la trasformazione avvenne determinando un taglio netto col passato: per prima cosa, Albert si fece crescere i capelli e il resto cambiò senza che alcuno potesse tacciarlo di cattivo gusto giovanilista. Avrebbe potuto scegliere da quel momento in poi in piena libertà. Infatti, si era levata dai piedi l'insopportabile moglie isterica, esigente, che lo criticava e gli imponeva lo stile dei ricchi ricchi, e si mangia così e non si dice mai cosà e modellini del genere che egli inghiottiva, per non andare in polemica, quindi per non spendersi in quelle situazioni di litigiosità, prive del bandolo della matassa. In pratica, ogni santo giorno il conflitto s'apriva con un'inezia e a mano a mano che la polemica cresceva, l'atmosfera si arroventava. Albert era arrivato alla conclusione che quella bastarda, per giunta più vecchia di lui di un tot, meritasse di portare in testa tante corna quante se ne sarebbero potute contare, almeno, in un cesto di lumache. I rapporti si erano ridotti ad assalti notturni e premeditati da parte della vecchia femmina gelosa e l'uomo per sottrarsi aveva preso l'abitudine di rifugiarsi in soggiorno, tra urla muliebri di recriminazione e lacrime di uno stampo acido e vendicativo. In realtà, in quei lunghi anni di dolorosa peregrinazione di Albert, quantomeno per ritrovare uno stimolo, una spinta a fare, a conoscere, dare un senso e tracciare un sentiero, a parte qualche avventura e momenti di sensualità, nemmeno indimenticabili, non era successo granchè. Girovagava in locali da concertino rock e gli capitava di rimpiangere le discoteche della riviera di un certo periodo, con le squinzie e le coetanee che gli si sedevano sulle ginocchia. Ecco, ora scambiava qualche battuta con i nuovi conoscenti addentro alle situazioni e si faceva spiegare le differenze, a volte sottili e caotiche, tra un sottogenere e l'altro del rock'n'roll, che per lui restava la musichetta dei genitori e degli anni '50 – roba coperta di polvere – diceva, che gli metteva la malinconia; gli faceva scorrere dinanzi agli occhi immagini in bianco e nero e di lotte violente per l'affermazione dei diritti civili. Terminava di esprimere il parere deglutendo birra freddissima e salutava calorosamente chiunque gli si avvicinasse, o al contrario, in procinto di congedarsi. Lo sport preferito era una specie di botta e risposta interiore sulle donne. Le osservava tutte, ma con distacco. Non aveva studiato alcuna posa e gli riusciva facile risultare inespressivo. Piaceva a molte donne e le più coraggiose a cui non sembrava inarrivabile, si mettevano in mostra. Albert che non difettava in galanterie, si lasciava andare alla chiacchiera e ne vennero fuori, per un certo periodo, qualche scopatina furtiva e un paio di autentiche amicizie femminili, proprio perchè, all'ultimo, si era deciso di evitare il sesso. Stazionava spesso presso il negozio della tatuatrice vintage e lì, tra confidenze intime, spogliarelliste e bikers, trascorreva qualche serata quasi in allegria, spensierato, benchè le carte recitassero di un imminente incontro con una bionda, distante mille miglia dallo stereotipo femminile, inculcato, ma che certamente incarnava la Donna -il diavolo!-, come Albert rammentava a un giovane amico di bevute.
A volte la libertà non è che solitudine; Albert lo affermava col sorriso sulle labbra; - per servirsi della libertà, tocca spezzare ogni legame – aggiungeva, - per questo sono andato a vivere in campagna, lontano dal rumore e dalle tentazioni del consumismo, persino quello sessuale, che altri rincorrono avvalendosi di un'illusione, anziché del privilegio di una relazione soddisfacente, da gourmet ! Mi basta farlo bene, non so quante volte alla settimana, o al giorno. L'importante che sia un ottimo vino! - Ribadiva con un paragone da esperto enologo, alludendo a un livello eccezionale di erotismo che aveva in mente, continuando a precisare, che il vinello tinteggiato servito nei cartoncini da tavola, lo lasciava ai pollivendoli e ai cretini. Alle sue amiche raccontava che i tarocchi insistevano con la storia della tizia in arrivo e alcune coglievano l'occasione per proporsi. La cosa però, lo demoralizzava: gli sembrava di dover concludere un affare e passare a certe trattative; no, non poteva essere così e rinunciava offrendo una piacevole conversazione e liquori selezionati.
Era arrivato al punto di rassegnarsi, di non cercare e di non avere attese; il dubbio tuttavia si faceva strada, un lungo lombrico nei sotterranei della psiche grattava il fondo del barile: ci sarebbe stata un'altra persona nella sua esistenza e nei suoi pensieri? Avrebbe sostenuto lo sforzo di conoscerla? Soprattutto, ne valeva la pena? La risposta era sì, irrimediabilmente; zampillava dalla convinzione che l'amore se è tale, è puro e noi abbiamo bisogno di verità, chè di porcherie ce ne offre già tante il mondo! La meditazione, puntuale, si chiudeva serrando il cuore in una morsa e con l'erezione da massaggiare rudemente. La casa in cui abitava era recintata di siepi alte di bambù, con un cortile immenso, simile a un parco, col laghetto, affollato di volatili, germani in particolare, che non tentavano di scappare prendendo il volo, per via della generosità di Albert, premuroso nel nutrirli. Accudiva quegli esserini con uno scrupolo materno; scherzando, confessava a qualcuno che faceva il ginecologo, riferendosi, com'è naturale, alle innumerevoli femmine degli uccelli che giravano impettiti. Non li maltrattava, è evidente, li avrebbe mangiati, né li rinchiudeva compresi nel sudiciume di un pollaio, o di una gabbia. Anzi, trascorreva molte ore a parlare con loro mentre li osservava in ogni singola fase dell'esistenza: dalla copulazione, alla cova, alla schiusa delle uova e la nascita di una nidiata, dalla ricerca della chioccia di un posto, alla raccolta di piumaggi delicati e fili d'erba, dalle mazzolate che si scambiavano, quegli animali, al piacere di godersi la simpatia di un uomo che addirittura preparava il popcorn apposta per loro. Albert infine assisteva allo spettacolo, durissimo, per imporre una qualche supremazia, che fosse quella dei maschi come capi squadra, o per la fecondazione, che fossero le botte tra femmine, per il cibo. Non parliamo poi, dei combattimenti propri dei galli, delle zuffe tra tacchini e faraone, delle strida delle oche impazzite per l'avvistamento di rivali e delle violenze di gruppo dei germani su singole paperelle. Albert aveva sviluppato una cultura sul campo, che si rivelava essere la sapienza di come vanno le cose dappertutto e stanco di tante stanchezze accumulate e di ovvietà, rinunciava al sigaro e andava a dormire, pago della sua consapevolezza disillusa, che intanto continuava ad accompagnarsi all'eterno sentimento che Lei fosse ben vicina e la sognò, nitida figura, precisa sensazione di bello e di calore bestiale, di una dolcezza, che riconobbe appena la scorse in piedi in un pub, silenziosa e mollemente sorridente. Un uomo accanto a lei, un amico, ristette accusando lo sguardo di Albert, come di chi cerchi di ricordare. A sua volta, ad Albert non sfuggì l'atteggiamento dell'individuo che sussurrava di badare a un tizio, dissimulando con i gesti tipici del caso, facendo finta di spostare gli occhi verso un niente e con la coda invece, esaminare e riferire la condizione e i movimenti dell'avventore, quello lì tatuato e con gli orecchini ti sta mangiando a vista... All'opposto di quanto s'aspettasse l'insulso cicisbeo, la ragazza si voltò verso Albert, che fece in tempo a notare il lungo naso con le narici ben disegnate e le labbra tiepide di un rosa pieno. Era una donna magra di media complessione, tendente ad una morbida snellezza, non ossuta e con un'età apparente tra i 38 e i 42 anni. Indossava una sottana aderente e lunga, di una stoffa leggera bianca, a rete sottile, fitta fitta, stampata con motivi di iris innestati in una foresta grigia di betulle. Originale, pensò Albert, con un pizzico di gotica evanescenza, soggiunse. Sì, disse tra sè, questa donna ha un'estensione verticale: testa e busto eretti, ma non rigidi, compostezza né maniacale, né affettata, nessuna traccia di snobismo, rossetto che non toglie nulla alla naturalezza del personaggio, che gli parve se non espansivo, amichevole e adeguatamente comunicativo. Infatti, di lì a poco, lo sorprese con modi diretti accostandosi, ridendo della preoccupazione dell'eunuco di etichettare Albert come bizzarro e non raccomandabile. Albert la trovò divertente e le porse un bicchiere che Floralyn rifiutò gentilmente mostrando il suo di sangemini. La notte volò sui loro discorsi di sconosciuti; si innamoravano insieme di questo e di quello, compivano le scoperte coccolandosi nell'incantesimo, che arreca il conforto di sentirsi reciprocamente compresi. Inutile spiegarlo, non riuscivano a staccarsi. Nei mesi successivi all'incontro, l'escalation delle emozioni, le impressioni condivise, li resero dimentichi del mondo, dei doveri, degli impegni, dei giudizi circa la follia della loro impresa di amanti. Non si fermarono dinanzi a nulla. Viaggiarono tanto, sbattuti da un porto all'altro, da una nicchia all'altra, dal rifugio, alla tana. Albert però cominciò ad avvertire il bisogno di fermarsi e cercava di sostenere il rapporto di coppia, come ormai lo definiva, conversando della necessità di una nuova esistenza. Era tornato con Floralyn nella città che non l'aveva mai accettato, così recitava amareggiato, per circolare a zonzo, sentendosi felice in un luogo che trovava semplicemente sporco. Aveva sperato che insieme a lei, quell'accozzaglia di vicoli, palazzetti ed estates all'americana, quell'intricato, ibrido, insieme di portici e bottegucce lo sorprendesse con rare occasioni, speciali, assolutamente da cogliere. Per Albert contava solo Lei. Ella invece, non aspirava alla segregazione d'amore. Voleva giocare, ballare, muoversi tra le sue braccia, come dichiarava, ma in mezzo al bordello dell'umanità. Non avrebbe gradito la segretezza di un rapporto privato, a due; tutti dovevano accorgersene. Floralyn non aveva intenzione di gridare, ma era convinta che la felicità non dovesse generare forme di depressione e trasmutarsi in oscurantismo. Gradiva scopare ovunque, ritagliare spazi doppiamente intensi di passione, per niente al mondo tuttavia, avrebbe rinunciato alle ubriacature di suoni, gesti, parole, allo stordimento momentaneo degli entusiasmi amicali, alla socialità e alla poesia. Possedeva energie per sentirsi bella e detestava l'apologia della puntualità, cioè, le tiritere di Albert che invecchiava, che la trattava da confidente spifferandole i suoi gusti in fatto di donne. Riusciva a cancellarle il sorriso dal viso luminoso. Ravveduto, in fondo era svelto a capire, attuava subito dopo un raggiro strategico: tornava ad amarla con la tenerezza consueta, con le frasi d'amore, che inondavano Floralyn di quella autenticità sprecata in forme di collera repressa, ma che lei come un gatto selvatico avvertiva allontanandosi lentamente dall'unico uomo, che era stato capace di resistere alla sua costante voglia di uscite e di baldoria. Andava sempre più di rado a trovarlo. Tanta divaricazione creava gli impedimenti, oggettivi, ma nessun tradimento. Gli anni trascorsero in un battibaleno e il ciclo ormonale dell'ardore e della riproduzione si esaurì. Albert, alla mattina del 71esimo compleanno prese la doppietta e si recò passeggiando su in collina. Ammirò il panorama, poi lo raccolsero dei cacciatori, esanime, in mezzo alla radura dove il paesaggio giocava d'indifferenza. Floralyn non partecipò alle esequie. Le bastava il cuore, per raccogliersi di fronte alla perdita di tutto, pure, le capitò di chiedersi, perchè Albert non era andato a vivere in riva al mare come le aveva promesso? E' destino di una sconosciuta e di uno sconosciuto rimanere sconosciuti e considerarsi gli estranei procuratori dell'amore?
A volte la libertà non è che solitudine; Albert lo affermava col sorriso sulle labbra; - per servirsi della libertà, tocca spezzare ogni legame – aggiungeva, - per questo sono andato a vivere in campagna, lontano dal rumore e dalle tentazioni del consumismo, persino quello sessuale, che altri rincorrono avvalendosi di un'illusione, anziché del privilegio di una relazione soddisfacente, da gourmet ! Mi basta farlo bene, non so quante volte alla settimana, o al giorno. L'importante che sia un ottimo vino! - Ribadiva con un paragone da esperto enologo, alludendo a un livello eccezionale di erotismo che aveva in mente, continuando a precisare, che il vinello tinteggiato servito nei cartoncini da tavola, lo lasciava ai pollivendoli e ai cretini. Alle sue amiche raccontava che i tarocchi insistevano con la storia della tizia in arrivo e alcune coglievano l'occasione per proporsi. La cosa però, lo demoralizzava: gli sembrava di dover concludere un affare e passare a certe trattative; no, non poteva essere così e rinunciava offrendo una piacevole conversazione e liquori selezionati.
Era arrivato al punto di rassegnarsi, di non cercare e di non avere attese; il dubbio tuttavia si faceva strada, un lungo lombrico nei sotterranei della psiche grattava il fondo del barile: ci sarebbe stata un'altra persona nella sua esistenza e nei suoi pensieri? Avrebbe sostenuto lo sforzo di conoscerla? Soprattutto, ne valeva la pena? La risposta era sì, irrimediabilmente; zampillava dalla convinzione che l'amore se è tale, è puro e noi abbiamo bisogno di verità, chè di porcherie ce ne offre già tante il mondo! La meditazione, puntuale, si chiudeva serrando il cuore in una morsa e con l'erezione da massaggiare rudemente. La casa in cui abitava era recintata di siepi alte di bambù, con un cortile immenso, simile a un parco, col laghetto, affollato di volatili, germani in particolare, che non tentavano di scappare prendendo il volo, per via della generosità di Albert, premuroso nel nutrirli. Accudiva quegli esserini con uno scrupolo materno; scherzando, confessava a qualcuno che faceva il ginecologo, riferendosi, com'è naturale, alle innumerevoli femmine degli uccelli che giravano impettiti. Non li maltrattava, è evidente, li avrebbe mangiati, né li rinchiudeva compresi nel sudiciume di un pollaio, o di una gabbia. Anzi, trascorreva molte ore a parlare con loro mentre li osservava in ogni singola fase dell'esistenza: dalla copulazione, alla cova, alla schiusa delle uova e la nascita di una nidiata, dalla ricerca della chioccia di un posto, alla raccolta di piumaggi delicati e fili d'erba, dalle mazzolate che si scambiavano, quegli animali, al piacere di godersi la simpatia di un uomo che addirittura preparava il popcorn apposta per loro. Albert infine assisteva allo spettacolo, durissimo, per imporre una qualche supremazia, che fosse quella dei maschi come capi squadra, o per la fecondazione, che fossero le botte tra femmine, per il cibo. Non parliamo poi, dei combattimenti propri dei galli, delle zuffe tra tacchini e faraone, delle strida delle oche impazzite per l'avvistamento di rivali e delle violenze di gruppo dei germani su singole paperelle. Albert aveva sviluppato una cultura sul campo, che si rivelava essere la sapienza di come vanno le cose dappertutto e stanco di tante stanchezze accumulate e di ovvietà, rinunciava al sigaro e andava a dormire, pago della sua consapevolezza disillusa, che intanto continuava ad accompagnarsi all'eterno sentimento che Lei fosse ben vicina e la sognò, nitida figura, precisa sensazione di bello e di calore bestiale, di una dolcezza, che riconobbe appena la scorse in piedi in un pub, silenziosa e mollemente sorridente. Un uomo accanto a lei, un amico, ristette accusando lo sguardo di Albert, come di chi cerchi di ricordare. A sua volta, ad Albert non sfuggì l'atteggiamento dell'individuo che sussurrava di badare a un tizio, dissimulando con i gesti tipici del caso, facendo finta di spostare gli occhi verso un niente e con la coda invece, esaminare e riferire la condizione e i movimenti dell'avventore, quello lì tatuato e con gli orecchini ti sta mangiando a vista... All'opposto di quanto s'aspettasse l'insulso cicisbeo, la ragazza si voltò verso Albert, che fece in tempo a notare il lungo naso con le narici ben disegnate e le labbra tiepide di un rosa pieno. Era una donna magra di media complessione, tendente ad una morbida snellezza, non ossuta e con un'età apparente tra i 38 e i 42 anni. Indossava una sottana aderente e lunga, di una stoffa leggera bianca, a rete sottile, fitta fitta, stampata con motivi di iris innestati in una foresta grigia di betulle. Originale, pensò Albert, con un pizzico di gotica evanescenza, soggiunse. Sì, disse tra sè, questa donna ha un'estensione verticale: testa e busto eretti, ma non rigidi, compostezza né maniacale, né affettata, nessuna traccia di snobismo, rossetto che non toglie nulla alla naturalezza del personaggio, che gli parve se non espansivo, amichevole e adeguatamente comunicativo. Infatti, di lì a poco, lo sorprese con modi diretti accostandosi, ridendo della preoccupazione dell'eunuco di etichettare Albert come bizzarro e non raccomandabile. Albert la trovò divertente e le porse un bicchiere che Floralyn rifiutò gentilmente mostrando il suo di sangemini. La notte volò sui loro discorsi di sconosciuti; si innamoravano insieme di questo e di quello, compivano le scoperte coccolandosi nell'incantesimo, che arreca il conforto di sentirsi reciprocamente compresi. Inutile spiegarlo, non riuscivano a staccarsi. Nei mesi successivi all'incontro, l'escalation delle emozioni, le impressioni condivise, li resero dimentichi del mondo, dei doveri, degli impegni, dei giudizi circa la follia della loro impresa di amanti. Non si fermarono dinanzi a nulla. Viaggiarono tanto, sbattuti da un porto all'altro, da una nicchia all'altra, dal rifugio, alla tana. Albert però cominciò ad avvertire il bisogno di fermarsi e cercava di sostenere il rapporto di coppia, come ormai lo definiva, conversando della necessità di una nuova esistenza. Era tornato con Floralyn nella città che non l'aveva mai accettato, così recitava amareggiato, per circolare a zonzo, sentendosi felice in un luogo che trovava semplicemente sporco. Aveva sperato che insieme a lei, quell'accozzaglia di vicoli, palazzetti ed estates all'americana, quell'intricato, ibrido, insieme di portici e bottegucce lo sorprendesse con rare occasioni, speciali, assolutamente da cogliere. Per Albert contava solo Lei. Ella invece, non aspirava alla segregazione d'amore. Voleva giocare, ballare, muoversi tra le sue braccia, come dichiarava, ma in mezzo al bordello dell'umanità. Non avrebbe gradito la segretezza di un rapporto privato, a due; tutti dovevano accorgersene. Floralyn non aveva intenzione di gridare, ma era convinta che la felicità non dovesse generare forme di depressione e trasmutarsi in oscurantismo. Gradiva scopare ovunque, ritagliare spazi doppiamente intensi di passione, per niente al mondo tuttavia, avrebbe rinunciato alle ubriacature di suoni, gesti, parole, allo stordimento momentaneo degli entusiasmi amicali, alla socialità e alla poesia. Possedeva energie per sentirsi bella e detestava l'apologia della puntualità, cioè, le tiritere di Albert che invecchiava, che la trattava da confidente spifferandole i suoi gusti in fatto di donne. Riusciva a cancellarle il sorriso dal viso luminoso. Ravveduto, in fondo era svelto a capire, attuava subito dopo un raggiro strategico: tornava ad amarla con la tenerezza consueta, con le frasi d'amore, che inondavano Floralyn di quella autenticità sprecata in forme di collera repressa, ma che lei come un gatto selvatico avvertiva allontanandosi lentamente dall'unico uomo, che era stato capace di resistere alla sua costante voglia di uscite e di baldoria. Andava sempre più di rado a trovarlo. Tanta divaricazione creava gli impedimenti, oggettivi, ma nessun tradimento. Gli anni trascorsero in un battibaleno e il ciclo ormonale dell'ardore e della riproduzione si esaurì. Albert, alla mattina del 71esimo compleanno prese la doppietta e si recò passeggiando su in collina. Ammirò il panorama, poi lo raccolsero dei cacciatori, esanime, in mezzo alla radura dove il paesaggio giocava d'indifferenza. Floralyn non partecipò alle esequie. Le bastava il cuore, per raccogliersi di fronte alla perdita di tutto, pure, le capitò di chiedersi, perchè Albert non era andato a vivere in riva al mare come le aveva promesso? E' destino di una sconosciuta e di uno sconosciuto rimanere sconosciuti e considerarsi gli estranei procuratori dell'amore?
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