RECENSIONI
Jorge Luis Borges
La moneta di ferro
Adelphi, Piccola Biblioteca, Pag. 141 Euro 12,00
Jorge Louis Borges è uno studioso a tutto tondo, un letterato mai sazio, i suoi campi di interesse spaziano dalla zoologia inventata che narra le abitudini di grifi e salamandre, ai racconti di eroiche esistenze mai avvenute, trattando sempre l'oggetto inventato come se fosse reale opera del creato o passato accadimento storico.
Per questo saluto con gioia ogni nuova pubblicazione che riporti la firma di un simile mostro sacro. Qui il nostro ci investe con la sua consueta eterogenea letteratura che mischia componimenti poetici e brevi ricostruzioni di battaglie, tributi affettuosi a prodi parenti e poesie biografiche che narrano gesta letterarie. Come Borges stesso annota nel prologo da quell'"incerto conversatore e buon ascoltatore" quale è, egli è colui che pensa di trascrivere le vaghe parole udite in un sogno, di riscrivere un sonetto di Spinoza, di alleggerire l'endecasillabo castigliano, di dedicarsi al culto degli antenati e della germanistica inglese e islandese. Eclettica, dicevamo, l'ispirazione borgesiana, sempre e comunque trascinata dalle onde di un interesse vasto e indomito, che pure all'alba dei settant'anni e in piena fioritura sentimentale (risale a quel periodo una travolgente e matura storia d'amore con Marìa Kodama, scrittrice che lo aiutò nella traduzione del poeta islandese Snorri Sturluson), non abbandona un genio illuminato dalla parola, che sempre "da inizio a una pagina bianca e impegna l'avvenire".
Non c'è verso di Borges che non sia carico di significati, portatore di una tematica più profonda e viscerale di quanto non si intuisca a una prima lettura, eppure nessun verso può dirsi incompiuto o incomprensibile, tutto è già sotto ai nostri occhi, se solo vogliamo vederlo. Le passioni dell'autore si manifestano con chiarezza e la sua filosofia di vita è esplicitata in maniera partecipata a limpida. Sono tante le idee accarezzate con un'arte sublime che non riesce a lasciare mai indifferenti. I peccati gravi, che parassitano i crimini col pentimento. E poi il pensiero della morte e della sua nemica, la memoria, che si fa desiderare anche quando è un ricordo impossibile e struggente di una mancata dichiarazione. Borges maturo signore che ha vissuto tanto, si stupisce di essere un ingenuo che resta sorpreso quando "una rosa ha un profumo di rosa", prova rimorso verso coloro che lo generarono per essere felice, perchè non lo fu, si sente sovrastato da un'onda che non lo abbandona. Sente il peso di un futuro scritto già come fu il passato, ma non si perde d'animo e scova un fessura: anche nel maggiore pessimismo si intravede una crepa.
Ma forse ciò che in questa raccolta è più schiacciante è un senso di solitudine mistica che inneggia alla riflessione sul proprio destino: solo è il poeta, e con lui altri letterati e saggi, da Melville a Eraclito, solo è il combattente che si batte col calor bianco della spada o con la memoria della penna, solo è l'uomo che cerca nell'altro la propria stessa ombra.
Borges si sente schiacciato da questo destino ineluttabile, che lo ritrova indegno e inadeguato a ripercorrere passi su sentieri già battuti e temi ciclicamente riproposti e riscritti, in una tensione alla perfezione che non fu mai così vicina all'ottenimento.
di Enrica Murru
Per questo saluto con gioia ogni nuova pubblicazione che riporti la firma di un simile mostro sacro. Qui il nostro ci investe con la sua consueta eterogenea letteratura che mischia componimenti poetici e brevi ricostruzioni di battaglie, tributi affettuosi a prodi parenti e poesie biografiche che narrano gesta letterarie. Come Borges stesso annota nel prologo da quell'"incerto conversatore e buon ascoltatore" quale è, egli è colui che pensa di trascrivere le vaghe parole udite in un sogno, di riscrivere un sonetto di Spinoza, di alleggerire l'endecasillabo castigliano, di dedicarsi al culto degli antenati e della germanistica inglese e islandese. Eclettica, dicevamo, l'ispirazione borgesiana, sempre e comunque trascinata dalle onde di un interesse vasto e indomito, che pure all'alba dei settant'anni e in piena fioritura sentimentale (risale a quel periodo una travolgente e matura storia d'amore con Marìa Kodama, scrittrice che lo aiutò nella traduzione del poeta islandese Snorri Sturluson), non abbandona un genio illuminato dalla parola, che sempre "da inizio a una pagina bianca e impegna l'avvenire".
Non c'è verso di Borges che non sia carico di significati, portatore di una tematica più profonda e viscerale di quanto non si intuisca a una prima lettura, eppure nessun verso può dirsi incompiuto o incomprensibile, tutto è già sotto ai nostri occhi, se solo vogliamo vederlo. Le passioni dell'autore si manifestano con chiarezza e la sua filosofia di vita è esplicitata in maniera partecipata a limpida. Sono tante le idee accarezzate con un'arte sublime che non riesce a lasciare mai indifferenti. I peccati gravi, che parassitano i crimini col pentimento. E poi il pensiero della morte e della sua nemica, la memoria, che si fa desiderare anche quando è un ricordo impossibile e struggente di una mancata dichiarazione. Borges maturo signore che ha vissuto tanto, si stupisce di essere un ingenuo che resta sorpreso quando "una rosa ha un profumo di rosa", prova rimorso verso coloro che lo generarono per essere felice, perchè non lo fu, si sente sovrastato da un'onda che non lo abbandona. Sente il peso di un futuro scritto già come fu il passato, ma non si perde d'animo e scova un fessura: anche nel maggiore pessimismo si intravede una crepa.
Ma forse ciò che in questa raccolta è più schiacciante è un senso di solitudine mistica che inneggia alla riflessione sul proprio destino: solo è il poeta, e con lui altri letterati e saggi, da Melville a Eraclito, solo è il combattente che si batte col calor bianco della spada o con la memoria della penna, solo è l'uomo che cerca nell'altro la propria stessa ombra.
Borges si sente schiacciato da questo destino ineluttabile, che lo ritrova indegno e inadeguato a ripercorrere passi su sentieri già battuti e temi ciclicamente riproposti e riscritti, in una tensione alla perfezione che non fu mai così vicina all'ottenimento.
di Enrica Murru
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Ovvio che, messa in questi termini, parliamo qui, più che di un genere letterario, dell'espressione potenziale di una ben definita inclinazione dell'animo umano: quella che tende verso le verità ultime ed essenziali
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