INTERVISTE
Andrej Longo
Ci dici cosa hai fatto prima di approdare ad Adelphi?
Prima di approdare all'Adelphi... ho vissuto, mi verrebbe da rispondere, che è la cosa più importante. Ma se naturalmente andiamo nello specifico, diciamo così artistico, allora ti dico che, oltre ad aver pubblicato due libri (Più o meno alle tre con Meridianozero e Adelante con Rizzoli) ho scritto per la radio, per il teatro e per il cinema. Però ho anche sempre fatto lavori semplici, che mi permettessero un contatto diretto con la gente, con la manualità, con la vita di tutti i giorni, come istruttore di surf, cameriere,bagnino e pizzaiolo.
Appena ho cominciato a leggere il tuo libro ho pensato al film "L'oro di Napoli". Quanto pensi che una definizione del genere sia inappropriata e quanto invece possa contenere in sè qualche verità?
Io ci trovo delle similitudine solo per il fatto che sono entrambi racconti. E poi, a differenza de' L'oro di Napoli, Dieci racconta solo le periferie.
Domanda maliziosa: "Gomorra" di Saviano e tutto quello che ha comportato. "Acqua storta" di L.R.Carrino. Ora il tuo "Dieci". Ma che la camorra sta diventando una moda letteraria?
A parte che Dieci non parla di camorra ma di gente normale che vive a contatto con la camorra, a parte questo, parlare della camorra è divenuto per molti scrittori di Napoli e provincia una vera e propria esigenza, una realtà dalla quale difficilmente si può prescindere.
Bellissimo il racconto in cui un ragazzo pensa che gli uomini si dividono in coloro che tengono lo sguardo alzato e in quelli che lo tengono abbassato. Più che uno stile di vita la camorra è una categoria dell'anima?
Sì, penso sia un modello di vivere che in qualche modo è purtroppo diventato anche quello di una larga fetta della società italiana di oggi, basato sulla sopraffazione, sulla violenza e sulla prepotenza. In una società sana la camorra non avrebbe avuto modo di attecchire così.
In un altro racconto una ragazzina ricorre ad una mammana per abortire. Anche qui, al di là del fatto che il bimbo è figlio del padre, "semplice stile di vita" o hai voluto porre l'attenzione su un problemone che, nonostante le buone intenzioni e le cattive di chi attacca la 194, esiste ancora in Italia?
In questo racconto, come in altri, m'interessava soprattutto mostrare la solitudine e l'abbandono in cui vivono i ragazzi delle periferie, costretti a diventare donne e uomini quando sono ancora poco più che bambini. Non hanno punti di riferimento, non hanno modelli, e anche in questo caso mi sembra che la società di oggi sia in qualche maniera lo specchio di questa realtà.
Sbaglio o in "Onora il padre e la madre" affronti la questione dell'eutanasia?
Solo in parte. C'è il discorso dell'eutanasia, a favore della quale sono completamente d'accordo, ma la cosa terribile è che sia un ragazzino a doversene fare carico.
Si spengono e si accendono in continuazione i riflettori sul problema della monnezza di Napoli. Che bisognerebbe fare per accenderli nel modo giusto?
Bella domanda alla quale non so rispondere. Tuttavia credo che il problema Napoli andrebbe affrontato in maniera più globale e non nello specifico delle varie problematiche: politico, etico, giuridico, architettonico, ecologico, economico, scolastico. Ci vogliono almeno vent'anni per provare a cambiare le cose, ma purtroppo non ho letto una sola dichiarazione d'intenti che affronti la questione in maniera così globale.
Ti ho conosciuto durante una presentazione in cui alcune insegnanti ponevano la questione dell'educazione e della gestione delle nuove generazioni nelle scuole. A volte mi vien da pensare che forse la soluzione non sono i crediti, ma i voti, la disciplina e le bacchettate sulle mani. Scherzo ovviamente, anche perché se mi sentisse Fini e Bossi...
La scuola è appunto uno dei vari aspetti per affrontare il futuro della città. E' fondamentale, ma da solo non può risolvere niente. E anche in un contesto più ampio legato allo sviluppo della società la scuola non può sostituire le famiglie, non si può delegare alla scuola la soluzione di tutti i problemi.
Il libro che hai sul comodino (e non mi dire, come ha fatto un altro scrittore, che non hai un comodino, perché un accidente su cui poggiare qualcosa nella tua stanza da letto ci sarà di sicuro).
Sto rileggendo Lo Straniero di Camus, un libro terribilmente attuale.
Prima di approdare all'Adelphi... ho vissuto, mi verrebbe da rispondere, che è la cosa più importante. Ma se naturalmente andiamo nello specifico, diciamo così artistico, allora ti dico che, oltre ad aver pubblicato due libri (Più o meno alle tre con Meridianozero e Adelante con Rizzoli) ho scritto per la radio, per il teatro e per il cinema. Però ho anche sempre fatto lavori semplici, che mi permettessero un contatto diretto con la gente, con la manualità, con la vita di tutti i giorni, come istruttore di surf, cameriere,bagnino e pizzaiolo.
Appena ho cominciato a leggere il tuo libro ho pensato al film "L'oro di Napoli". Quanto pensi che una definizione del genere sia inappropriata e quanto invece possa contenere in sè qualche verità?
Io ci trovo delle similitudine solo per il fatto che sono entrambi racconti. E poi, a differenza de' L'oro di Napoli, Dieci racconta solo le periferie.
Domanda maliziosa: "Gomorra" di Saviano e tutto quello che ha comportato. "Acqua storta" di L.R.Carrino. Ora il tuo "Dieci". Ma che la camorra sta diventando una moda letteraria?
A parte che Dieci non parla di camorra ma di gente normale che vive a contatto con la camorra, a parte questo, parlare della camorra è divenuto per molti scrittori di Napoli e provincia una vera e propria esigenza, una realtà dalla quale difficilmente si può prescindere.
Bellissimo il racconto in cui un ragazzo pensa che gli uomini si dividono in coloro che tengono lo sguardo alzato e in quelli che lo tengono abbassato. Più che uno stile di vita la camorra è una categoria dell'anima?
Sì, penso sia un modello di vivere che in qualche modo è purtroppo diventato anche quello di una larga fetta della società italiana di oggi, basato sulla sopraffazione, sulla violenza e sulla prepotenza. In una società sana la camorra non avrebbe avuto modo di attecchire così.
In un altro racconto una ragazzina ricorre ad una mammana per abortire. Anche qui, al di là del fatto che il bimbo è figlio del padre, "semplice stile di vita" o hai voluto porre l'attenzione su un problemone che, nonostante le buone intenzioni e le cattive di chi attacca la 194, esiste ancora in Italia?
In questo racconto, come in altri, m'interessava soprattutto mostrare la solitudine e l'abbandono in cui vivono i ragazzi delle periferie, costretti a diventare donne e uomini quando sono ancora poco più che bambini. Non hanno punti di riferimento, non hanno modelli, e anche in questo caso mi sembra che la società di oggi sia in qualche maniera lo specchio di questa realtà.
Sbaglio o in "Onora il padre e la madre" affronti la questione dell'eutanasia?
Solo in parte. C'è il discorso dell'eutanasia, a favore della quale sono completamente d'accordo, ma la cosa terribile è che sia un ragazzino a doversene fare carico.
Si spengono e si accendono in continuazione i riflettori sul problema della monnezza di Napoli. Che bisognerebbe fare per accenderli nel modo giusto?
Bella domanda alla quale non so rispondere. Tuttavia credo che il problema Napoli andrebbe affrontato in maniera più globale e non nello specifico delle varie problematiche: politico, etico, giuridico, architettonico, ecologico, economico, scolastico. Ci vogliono almeno vent'anni per provare a cambiare le cose, ma purtroppo non ho letto una sola dichiarazione d'intenti che affronti la questione in maniera così globale.
Ti ho conosciuto durante una presentazione in cui alcune insegnanti ponevano la questione dell'educazione e della gestione delle nuove generazioni nelle scuole. A volte mi vien da pensare che forse la soluzione non sono i crediti, ma i voti, la disciplina e le bacchettate sulle mani. Scherzo ovviamente, anche perché se mi sentisse Fini e Bossi...
La scuola è appunto uno dei vari aspetti per affrontare il futuro della città. E' fondamentale, ma da solo non può risolvere niente. E anche in un contesto più ampio legato allo sviluppo della società la scuola non può sostituire le famiglie, non si può delegare alla scuola la soluzione di tutti i problemi.
Il libro che hai sul comodino (e non mi dire, come ha fatto un altro scrittore, che non hai un comodino, perché un accidente su cui poggiare qualcosa nella tua stanza da letto ci sarà di sicuro).
Sto rileggendo Lo Straniero di Camus, un libro terribilmente attuale.
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