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Il Paradiso degli Orchi
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DE FALSU CREDITU

Benny Bonanno

Banana botte

Kakabook, Pag. 167 Euro 14,00
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E' un romanzo? E' un saggio? Forse, è un romanzo saggio, che congrega esperienza di vita e un'acuta analisi dei meccanismi più riposti dell'economia. Il tutto, comunque, raccontando una storia avvincente: quella di Kerala, un addetto alla raccolta di banane in una piantagione del Korogocho, lo stato africano recentemente asceso agli onori delle cronache per l'elezione d'una sua cittadina, Sisahgrhand Kischkisch, alla carica di Miss Universo.

Ebbene: Kerala, sposo di Sheba e padre di tre figli, è un abile ricoglitore di banane. Riesce a sfamare moglie e prole - l'ugali e il chapati non mancano mai nella sua baracca, e ogni domenica si pranza con pollo e riso, o un cefalo in salsa piccante e riso. I suoi bimbi - Kareena di dodici, Bachtiar di undici e Drknapp di otto - vanno alla scuola pubblica. Il Nostro riesce poi a risparmiare qualcosa, sì da poter ragionevolmente ritenere che, tra dieci anni, Kareena e forsanche la sorellina avranno una dote sufficiente a sposarsi.

Tutto va bene, dunque? Eh, no: perché le banane che Kerala raccoglie, sono vendute principalmente in Europa. E qui cominciano i guai. Difatti, tale vendita è sottoposta a un accordo: una certa quota di banane vendute nei mercati e mercatini di Parigi, Torino, Sciaffusa, Uppsala e Copenhagen è riservata alle banane del Korogocho e di altri stati affricani. Essì: altrimenti, queste frutta sghembe, gobbe, maculate di tannìni liberatori dai battèri, come potrebbero concorrere con quelle che vengono dalle coltivazioni multinazionali sudamericane? Come potrebbero imporsi alle bucce perfette, ai corpi duri e dritti, ai sapori geneticamente predeterminati, che fanno dei prodotti del bananismo corporativo un'insuperabile miscela di gusto e qualità - e come potrebbero gli affricani sopportare la proaganda martellante di queste caratteristiche? L'unica loro chance per rimanere sui mercati, malgrado la rozzezza del prodotto e l'alea delle composizione, è il prezzo, di gran lunga inferiore a quello multinazionale. Prezzo che consente anche ai non benestanti europei - vecchi inspiegabilmente privi di una pensione integrativa, famiglie di giovanissimi irresponsabili, sposàtisi e figliàtisi senza fonti di reddito certe, esuberi, interinali e simili incapaci - di accedere al prodotto.

Ma, purtroppo, questo prezzo è dovuto a una politica protezionistica invisa ai veri custodi d'un Libero Mercato, che mal tollerano quote e dazi - e giustamente, siccome è inammissibile che in un'economia globale vi siano favoritismi. Così, gli europei si convincono ad aprire al mercato veramente libero, abolendo le quote - e no, non è vero che l'abbiano fatto perché altrimenti le multinazionali avrebbero fatto pressione sul propriogoverno per aumentare le tasse sulle importazioni dei loro prodotti. Questa è una calunnia! Una calunnia di quelle forze ancora legate ad un torbido passato di miseria, povertà e morte!

L'apertura del mercato, com'è ovvio, determina una maggiore libertà di scelta. Così avviene che le banane multinazionali - perfette, gustose, spottàte - possono finalmente e giustamente imporsi. E le altre? Massì, à la poubelle de l'historie!

L'invenduto bananifero provoca, nel Korogocho - ma anche nel Bagamoyo, nel Mazapegùl e negli stati limitrofi - la chiusura delle piantagioni. Kerala si trova dunque, con la sua famiglia e migliaia di simili, a dover arrangiarsi - e com'esse, cala su Grotòibi, la capitale. Essendo ogni albergo di lusso e ogni resort completi, i nostri eroi devono adattarsi ad una baracca di lamiera in Kakambè, la bidonville della periferia. Ben presto i magri risparmi della famigliola si volatilizzano. Kerala, imbestiato dalla mancanza di lavoro e dall'alcool in cui si è gettato, diviene l'ombra di sé stesso. Sua moglie, per una serie di infezioni, avrebbe bisogno di cure, ma chi ha soldi? Kareena, che ha imparato come fare: ogni sera, va sul lungomare della capitale, e si offre ai turisti sessuali, gli unici che le dànno soldi - ci sarebbero anche un sacco di associazioni caritatevoli, ma quelle vanno bene al massimo per dàrti il pranzo e (a volte) la cena, per il resto devi pensarci da te. E lei ci pensa: sta già facendo vedere a Drknapp come si fa, casomai lei si dovesse beccare il malanno aids - perché farlo col preservativo è peccato, il vescovo l'ha detto, dopo averne bruciati duecentomila sul sagrato della cattedrale di santa Mor(t)alità Vergine e Martire.

E il maschietto? E Bachtiar? Beh, lui se n'è proprio andato da casa. S'è unito ad una banda di ragazzini di strada: ieri hanno rapinato un turista. Fanno così: si cacano in mano, poi circondano il bambascione e lo minacciano di lordarlo difecise non tira fuori la pìlla. E quello caccia i soldi. Però bisogna stare attenti. Perché se la pula li becca, beh, è roba seria. Prima se li inchiappettano, dopo li mazzòlano, quindi, i più sfortunati, li fanno secchi. E li buttano nell'immondezzaio della città. E se l'opinione pubblica - ah ah ah! - c'ha qualcosa da dire, si fa presto a trovare un maniaco al quale dare la colpa. Perché la colpa, per chi non lo sapesse, è degli zozzoni che vanno con i ragazzini. E' quella domanda che determina l'offerta, e quindi se ci sono pischelli e pischelle che si prostituiscono, e tutto il resto, la colpa è loro. Lo dicono anche i due autorevoli periodici del clero "Famiglia Gesuìna" e "Civiltà Trentìna". E lo statunitense "Christian Fence Monitor".

E se lo dicono loro...





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