Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina

Il Paradiso degli Orchi
Home » I Classici » Che donna e che tragedia: 'L'Orchidea' di Sem Benelli.

Pagina dei contenuti


CLASSICI

Alfredo Ronci

Che donna e che tragedia: 'L'Orchidea' di Sem Benelli.

immagine
Ruggero Zangrandi che, col suo imponente Il lungo viaggio attraverso il fascismo, enumerò vizi e virtù dell'intellettualismo sotto il regime, non aveva una grande considerazione di Sem Benelli, e s'infastidì soprattutto quando il commediografo, pur valendosi dell'etichetta di antifascista, aderì con entusiasmo alla politica mussoliniana contro le inique sanzioni.

Sem Benelli non era un vero e proprio oppositore al fascismo: semmai era un intellettuale che con intelligenza aveva intuito la forza del nuovo secolo e con essa gli stimoli che ne derivavano.

Culturalmente fu dannunziano (ma Papini lo definì brutalmente 'la ciabatta smessa del dannunzianesimo') e fu futurista, spesso accompagnandosi a Marinetti, mentre dal lato politico fu entusiasta del primo 'fascismo' e molto meno dopo l'uccisione di Matteotti e firmatario nel 1925 del 'Manifesto degli intellettuali antifascisti' redatto da Benedetto Croce.

Insomma uno spirito dinamico: ma questa dinamicità lo portò a scontrarsi sia con l'opposizione al regime, sia con quest'ultimo che vedeva nell'opera del commediografo un compendio nemmeno tanto velato di un attivismo antifascista.

La commedia L'Orchidea rappresentò per Benelli una sorta di cartina di tornasole nei rapporti con la dittatura: un gruppo di esagitati e squadristi, grazie ad una gazzarra ordita da Starace, portò alla soppressione della rappresentazione al Teatro Eliseo, con la scusa di un evidente insuccesso di pubblico. In realtà fu una censura vera e propria che chiudeva in definitiva una campagna diffamatoria nei confronti del commediografo, da tempo ormai 'attenzionato' sia dal capo della polizia Bocchino e sia dallo stesso Duce che, secondo quanto riportato dal Diario di Ciano, riteneva che avesse la cattiva abitudine di mettere in pubblico la parte deteriore dell'umanità.

Effettivamente Elena, la protagonista de L'Orchidea può far parte di questa umanità deteriore: prima in cerca di avventure e di sistemazione economica, grazie anche alla 'sensale' occupazione dei suoi amici Alberto Angeli e Gina Galanti, riesce a trovar marito. Ma quest'ultimo, Goffredo Weiss, con cui avrà pure una figlia, si rivelerà presto un versipelle ed un indefesso donnaiolo.

Elena dovrà fare 'i conti' sì con la propria bellezza, ma soprattutto con una altrui considerazione che spesso sfiora l'affronto e il dileggio.

Il marito le arriva a dire: Ragazza mia, non so che dirti; ma tu mi pari ammalata d'idee molto pericolose. Sei retorica, sei socialista, sei cristiana: tutte fisime che non hanno mai fatto felice nessuno.

L'antiquario Paoletti, che le fa una corte mercantile, le confessa: Sarà. Bisogna però che ti dica questo: Tu sei una cosa bella: ma sei troppo provocante, sei troppo te. Un uomo nella mia condizione, che spende tanto per una femmina, vuole una cosa decorativa, che sta dove si mette.

Lei, frastornata dal desiderio degli altri sempre opportunistico, confessa all'amico Alberto: E' proprio a forza di patire, che ho perduto il senso della morale, caro mio!

La morale è un'espressione di vita comoda, perché non da nessuna ricompensa. Chi ha da vivere la tiene come un ornamento. Chi non può, la butta via.


Considerando i tempi, Elena è senza dubbio una delle figure di finzione più riuscite della letteratura a cavallo delle due guerre (1938): pur se, da un punto di vista stilistico, il personaggio fa ancora i conti anche con l'eredità appendicista, brilla però di una luce cristallina e di una moralità, appunto, quasi granitica e difficilmente riscontrabile in altre 'eroine'.

Ed è solo per questo che il regime si 'mosse': crediamo certo 'all'instabilità' politica dell'autore, che gli sgherri del duce vedevano come fumo negli occhi, ma anche ad una volontà dello stesso di offrire una linea femminile che mal s'adattava al modello vincente ed imposto dalla dittatura.

Elena alla fine riacquisterà la figlia contesa col marito, grazie all'interessamento dell'amico Alberto, ma non è l'amore materno a fare da traino all'intera vicenda, quanto la risolutezza di una donna che si vede costretta a battagliare con l'intero universo maschile.

Solo un'ultima cosa: non disconosciamo gli anni. L'Orchidea fu prima scritta e poi 'parzialmente' rappresentata, per i motivi indicati in precedenza, nel 1938. Un anno funesto per il nostro paese. Non solo la donna manteneva il suo status quo, dunque prigionia?, ma altri 'invisi' erano ormai 'pronti' per la campagna più odiosa e raccapricciante della nostra storia più recente: quella della legislazione contro gli ebrei.





L'edizione da noi considerata è:



Sem Benelli

L'Orchidea

Mondadori - 1938





CERCA

NEWS

RECENSIONI

ATTUALITA'

CINEMA E MUSICA

RACCONTI

SEGUICI SU

facebookyoutube