ATTUALITA'
Stefano Torossi
Conferencia de estampa
Primo marzo, al Parco della Musica si annuncia la sinergia raggiunta fra la Fondazione Musica per Roma e la Fondazione Cinema per Roma.
Josè Dosal, Amministratore Delegato della Musica da voce alla sua soddisfazione di poter partecipare a una “conferensia de estampa con la presidenta Piera Detassis”, del Cinema, con la quale “abiamo estato prendiendo un cafè” e hanno combinato che la Sala Petrassi sarà a disposizione, oltre che della musica, anche del cinema per proiezioni e incontri tutto l’anno e non solo nel periodo del Festival.
Ottimo risultato naturalmente, ma quello che ci ha divertito di più è stata la prestazione offerta dal nuovo Amministratore: accento alla Speedy Gonzales, e battuta pronta da comico professionista. Pare che, oltre a un intrattenitore nato, sia (a quanto ci assicurano dall’interno) un manager superefficiente e attento a come spende i soldi dei contribuenti.
Siamo contenti, no?
No. Naturalmente, siccome siamo in Italia, già il giorno dopo i giornali sono pieni di piagnistei e lamentele degli esercenti che protestano contro la presunta concorrenza sleale del Parco della Musica, che ruberebbe spettatori alle languenti sale in città.
Sarà anche vero che le sale languono, ma perché tenere d’occhio solo le esigenze degli esercenti? Ci sono anche quelle del pubblico, che a nostro parere conta di più, e che di sicuro sarà avvantaggiato dal fatto di avere a portata di mano, anzi di piede, in un villaggio della cultura com’è il Parco della Musica, anche una sala cinema.
E a questo punto non possiamo saltare un doveroso affaccio nel misterioso mondo, anzi, nei misteriosi universi paralleli della cultura e dei sindacati. Si tratta di entità le cui premesse fondanti vengono vissute talvolta in maniera estrema, talaltra in maniera insignificante. Comunque sempre ridicola. Favorendo il nostro presentarci al mondo come zimbelli (vedi le statue inscatolate a beneficio della delegazione iraniana o il pubblico fuori dei cancelli per le improvvise riunioni sindacali).
Un topo alla biglietteria del Colosseo: emergenza generale (e questo, pur se eccessivo, potrebbe andare). Poi però c’è la storia del sovrintendente alla Reggio di Caserta che arriva prima dell’orario, e se ne va dopo: insomma lavora davvero, e subito i sindacati allarmano la polizia perché questa attività, manifestamente anti italiana, è un pericolo per l’insigne monumento, peraltro abbandonato da anni al degrado e all’incuria, e potrebbe indurre il resto del personale a comportamenti imitativi. Insomma, potrebbe far venire voglia di lavorare anche agli altri.
Ma siamo matti? Così si rischia che la nostra principale industria (la cultura) vada in attivo.
Girolamo Frescobaldi muore il primo marzo 1643. Lo stesso giorno, quasi quattro secoli dopo l’Associazione L’Architasto, in apertura del suo Frescobaldi Festival International, organizza a SS. Apostoli una simpatica cerimonia: un mazzo di fiori sulla sua tomba, che è proprio lì a sinistra dell’altar maggiore, e l’accensione di una lampada in cui arde olio offerto da organisti e cembalisti italiani.
Breve intervento del Santi Apostoli Brass Quartet e del coro della Cappella Musicale Costantiniana. Poi concerto dell’organista Francesco Cera.
Bello il pastoso insieme degli ottoni che si mescola benissimo alle voci umane, e si spande arricchendosi nelle infinite riverberazioni rilanciate dalle volte della chiesa. Che è magnificamente ricca, e grande, e splendente di innumerevoli lampadari, il cui scintillio si riflette nei marmi delle pareti e in quelli del pavimento. E nelle quattro piccole pozzanghere della condensa di trombe e tromboni che goccia a goccia si sono andate formando, anche un po’ ambigue, fra i piedi dei quattro suonatori.
Vicolo Valdina è un budello sul retro dei bei palazzi di Piazza del Parlamento e di Via dei Prefetti in cui, probabilmente fino a un’epoca non troppo lontana, venivano scaricati dalle finestre i vasi da notte, e c’erano solo porticine di servizio. Proprio lì si apre un ingresso, abbastanza dimesso, bisogna dirlo, che permette l’accesso a uno dei tanti belli e misteriosi anfratti di Roma: il chiostro e il refettorio dell’ex convento di Santa Maria in Campo Marzio. Oggi è la Sala Cenacolo della Camera dei Deputati. Ci siamo stati per una mostra di scultura: un pretesto, in realtà, per sbirciare il magnifico campanile romanico e uno spettacoloso pavimento di cotto intarsiato di losanghe di preziosi marmi uno più bello dell’altro. Eccoli, l’uno e gli altri.
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Josè Dosal, Amministratore Delegato della Musica da voce alla sua soddisfazione di poter partecipare a una “conferensia de estampa con la presidenta Piera Detassis”, del Cinema, con la quale “abiamo estato prendiendo un cafè” e hanno combinato che la Sala Petrassi sarà a disposizione, oltre che della musica, anche del cinema per proiezioni e incontri tutto l’anno e non solo nel periodo del Festival.
Ottimo risultato naturalmente, ma quello che ci ha divertito di più è stata la prestazione offerta dal nuovo Amministratore: accento alla Speedy Gonzales, e battuta pronta da comico professionista. Pare che, oltre a un intrattenitore nato, sia (a quanto ci assicurano dall’interno) un manager superefficiente e attento a come spende i soldi dei contribuenti.
Siamo contenti, no?
No. Naturalmente, siccome siamo in Italia, già il giorno dopo i giornali sono pieni di piagnistei e lamentele degli esercenti che protestano contro la presunta concorrenza sleale del Parco della Musica, che ruberebbe spettatori alle languenti sale in città.
Sarà anche vero che le sale languono, ma perché tenere d’occhio solo le esigenze degli esercenti? Ci sono anche quelle del pubblico, che a nostro parere conta di più, e che di sicuro sarà avvantaggiato dal fatto di avere a portata di mano, anzi di piede, in un villaggio della cultura com’è il Parco della Musica, anche una sala cinema.
E a questo punto non possiamo saltare un doveroso affaccio nel misterioso mondo, anzi, nei misteriosi universi paralleli della cultura e dei sindacati. Si tratta di entità le cui premesse fondanti vengono vissute talvolta in maniera estrema, talaltra in maniera insignificante. Comunque sempre ridicola. Favorendo il nostro presentarci al mondo come zimbelli (vedi le statue inscatolate a beneficio della delegazione iraniana o il pubblico fuori dei cancelli per le improvvise riunioni sindacali).
Un topo alla biglietteria del Colosseo: emergenza generale (e questo, pur se eccessivo, potrebbe andare). Poi però c’è la storia del sovrintendente alla Reggio di Caserta che arriva prima dell’orario, e se ne va dopo: insomma lavora davvero, e subito i sindacati allarmano la polizia perché questa attività, manifestamente anti italiana, è un pericolo per l’insigne monumento, peraltro abbandonato da anni al degrado e all’incuria, e potrebbe indurre il resto del personale a comportamenti imitativi. Insomma, potrebbe far venire voglia di lavorare anche agli altri.
Ma siamo matti? Così si rischia che la nostra principale industria (la cultura) vada in attivo.
Girolamo Frescobaldi muore il primo marzo 1643. Lo stesso giorno, quasi quattro secoli dopo l’Associazione L’Architasto, in apertura del suo Frescobaldi Festival International, organizza a SS. Apostoli una simpatica cerimonia: un mazzo di fiori sulla sua tomba, che è proprio lì a sinistra dell’altar maggiore, e l’accensione di una lampada in cui arde olio offerto da organisti e cembalisti italiani.
Breve intervento del Santi Apostoli Brass Quartet e del coro della Cappella Musicale Costantiniana. Poi concerto dell’organista Francesco Cera.
Bello il pastoso insieme degli ottoni che si mescola benissimo alle voci umane, e si spande arricchendosi nelle infinite riverberazioni rilanciate dalle volte della chiesa. Che è magnificamente ricca, e grande, e splendente di innumerevoli lampadari, il cui scintillio si riflette nei marmi delle pareti e in quelli del pavimento. E nelle quattro piccole pozzanghere della condensa di trombe e tromboni che goccia a goccia si sono andate formando, anche un po’ ambigue, fra i piedi dei quattro suonatori.
Vicolo Valdina è un budello sul retro dei bei palazzi di Piazza del Parlamento e di Via dei Prefetti in cui, probabilmente fino a un’epoca non troppo lontana, venivano scaricati dalle finestre i vasi da notte, e c’erano solo porticine di servizio. Proprio lì si apre un ingresso, abbastanza dimesso, bisogna dirlo, che permette l’accesso a uno dei tanti belli e misteriosi anfratti di Roma: il chiostro e il refettorio dell’ex convento di Santa Maria in Campo Marzio. Oggi è la Sala Cenacolo della Camera dei Deputati. Ci siamo stati per una mostra di scultura: un pretesto, in realtà, per sbirciare il magnifico campanile romanico e uno spettacoloso pavimento di cotto intarsiato di losanghe di preziosi marmi uno più bello dell’altro. Eccoli, l’uno e gli altri.
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