CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Fijo mio come te sei ridotto: 'Boogie boogie man' di Pino Daniele.
Noi ce n'eravamo accorti da un bel po': Pino Daniele è andato in pensione, ma lui non lo sa. L'ultimo suo disco Boogie boogie man a tratti è imbarazzante: sorvoliamo sull'operazione, pre-natalizia, dell'antologia con due soli inediti, lo fanno tutti, perché scandalizzarci (ma almeno gli altro hanno il buon gusto di non rovinare gli 'editi'), quel che invece stupisce è la qualità stessa del disco. Crede d'aver fatto opera meritoria rispolverando i suoi classicissimi e facendosi accompagnare all'uopo da compagni di 'sventura': raccapricciante la Yes I Know my way, che per l'occasione diventa Siente fa' accussì, e viene rappata dall'ex articolo 31 J Ax. Mortificante Je so pazzo con la vocalità cavernosa e da mesto piano bar di Via Veneto di Mario Biondi (ma voi capite perché il tizio ha successo? Misteri della storia...). Di routine (ma proprio routine) il duetto di Napule è con Mina (che la stessa aveva già eseguito nel suo Napoli): quando la tigre di Cremona vuol essere fredda e insignificante bisogna dire che ci riesce alla perfezione.
Si salva in questa sventurata imbarcata di ospiti Franco Battiato che almeno in Chi tene 'o mare mantiene una sua professionale dignità.
Il resto è consuetudine di un musicista probabilmente stanco, che non trova stimoli per rinnovarsi e che purtroppo fa danni anche quando scrive per gli altri (l'inascoltabile Capelli rossi per l'album di Fiorella Mannoia Il movimento del dare).
La title track Boogie boogie man è un bluesaccio dancereccio che potrebbe andar bene per una festa dell'Unità vecchio stile (che non venga in mente al Daniele di raddoppiare col brano che intende scrivere per il presidente Napolitano: il Giorgio nazionale se ne avrebbe a male, lui che è più portato per i classici), Back home è alla Van Halen con problemi di prostata(ed è tutto dire!) e A me me piace 'o blues è fastidiosamente ridondante rispetto all'originale.
Qualcuno dirà: ma vedi te che il Pino Daniele fa veramente schifo! Ma no, non siamo ancora a quei livelli, anche se ci si avvicina in modo pericoloso. Paradossalmente il disco si ascolta e certi brani fanno schioccare le dita e muovere i piedi (ad essere esagerati si potrebbe azzardare anche uno straccio di ballo), ma il tutto è solo scorza, anche un po' irrancidita. Sotto non vi è più nulla.
Si diceva all'inizio che questa è tiritera che dura da un po': la penultima operazione, quella doppia che era uscita direttamente in edicola, aveva già mostrato il fiato corto, ma vorrei espormi ancora di più. Sarà una decina d'anni che Pino Daniele non ne azzecca una e quello che è più triste è che a far compagnia ad una musica mesta ci si mettono pure dei testi falsamente politically correct ed una strisciante banalità di fondo.
Parafrasando Peppino Di Capri... si chisto orecchio desidera musica, nun è peccato.
Peccato è sentire Daniele massacrare i suoi pezzi migliori.
Fermatelo.
Intanto io metto nel lettore Nero a metà.
Per spregio.
Pino Daniele
Boogie boogie man
Sony BMG
Si salva in questa sventurata imbarcata di ospiti Franco Battiato che almeno in Chi tene 'o mare mantiene una sua professionale dignità.
Il resto è consuetudine di un musicista probabilmente stanco, che non trova stimoli per rinnovarsi e che purtroppo fa danni anche quando scrive per gli altri (l'inascoltabile Capelli rossi per l'album di Fiorella Mannoia Il movimento del dare).
La title track Boogie boogie man è un bluesaccio dancereccio che potrebbe andar bene per una festa dell'Unità vecchio stile (che non venga in mente al Daniele di raddoppiare col brano che intende scrivere per il presidente Napolitano: il Giorgio nazionale se ne avrebbe a male, lui che è più portato per i classici), Back home è alla Van Halen con problemi di prostata(ed è tutto dire!) e A me me piace 'o blues è fastidiosamente ridondante rispetto all'originale.
Qualcuno dirà: ma vedi te che il Pino Daniele fa veramente schifo! Ma no, non siamo ancora a quei livelli, anche se ci si avvicina in modo pericoloso. Paradossalmente il disco si ascolta e certi brani fanno schioccare le dita e muovere i piedi (ad essere esagerati si potrebbe azzardare anche uno straccio di ballo), ma il tutto è solo scorza, anche un po' irrancidita. Sotto non vi è più nulla.
Si diceva all'inizio che questa è tiritera che dura da un po': la penultima operazione, quella doppia che era uscita direttamente in edicola, aveva già mostrato il fiato corto, ma vorrei espormi ancora di più. Sarà una decina d'anni che Pino Daniele non ne azzecca una e quello che è più triste è che a far compagnia ad una musica mesta ci si mettono pure dei testi falsamente politically correct ed una strisciante banalità di fondo.
Parafrasando Peppino Di Capri... si chisto orecchio desidera musica, nun è peccato.
Peccato è sentire Daniele massacrare i suoi pezzi migliori.
Fermatelo.
Intanto io metto nel lettore Nero a metà.
Per spregio.
Pino Daniele
Boogie boogie man
Sony BMG
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