INTERVISTE
Francesco Gnerre (Seconda parte)
Politicamente, i froci posson fare "patti col diavolo"- cioè con chi li vedrebbe volentieri o sulla sorca (cioè "guariti", magari a colpi di elettrochoc) o sulla forca?
Sì, credo che molti il patto col diavolo lo fanno. Pensiamo a quanti omosessuali hanno passato anni in sedute psicoanalitiche sperando di guarire, a quanti sono sposati con donne e la notte vanno in cerca di avventure con gay. Per accettare con fierezza di far parte di una minoranza , e una minoranza colpevolizzata come quella gay, ci vuole tanto coraggio e il coraggio, come sappiamo, se uno non ce l'ha, non se lo può dare.
I Suoi saggi, sono una forma di autobiografia indiretta? Conta l'autobiografia nell'Autore frocio?
Credo che l'autobiografia abbia un ruolo in tutti gli scrittori e se l'autore è gay ancora di più. Essere omosessuali non è un dato di poco conto, non è come avere gli occhi azzurri e gli omosessuali, in un contesto omofobo, debbono confrontarsi con maggiori difficoltà nella costruzione di una propria identità. Se questo è vero per le persone gay comuni, è vero ancora di più per gli scrittori gay, che spesso non riescono ad uscire dalla loro autobiografia, non riescono a creare personaggi autonomi, perché è troppo forte lo stigma sociale e di conseguenza insuperabile l'ossessione della propria identità. Così, spesso, da Gide a Isherwood a Pasolini molti scrittori omosessuali sono essenzialmente autobiografici e rappresentano il mondo a partire da se stessi e dalle loro esperienze. Credo che per l'autore di saggi il discorso sia un po' diverso, ma il mio interesse per la letteratura gay nasce indubbiamente dal mio essere gay e dal mio essere un accanito lettore fin dall'adolescenza. Sono state queste esperienze a portarmi a vedere sempre più la letteratura come importante luogo simbolico attraverso cui il lettore costruisce un suo immaginario e a farmi sperimentare come il lettore gay, in un mondo eterosessuale e omofobo, di fatto interiorizza l'odio di sé, Anzi credo si possa dire che la natura particolare dell'oppressione omosessuale sia proprio l'odio di sé che la cultura tutta ha veicolato per secoli. Che i gay riescano a liberarsi da questo odio di sé interiorizzato non lo darei per scontato.
Ci sono abbastanza cazzi nella letteratura, o sono ancora pochi? In che consiste l'immaginario gay?
Non credo che l'immaginario gay sia fatto di cazzi. Forse una volta, quando l'essere gay era relegato in poche ore della notte e per il resto del tempo si era costretti a recitare la parte dell'etero. Allora il sesso, represso, diventava un'idea fissa, un'ossessione, ma le nuove generazioni che a 16 anni sentono il bisogno di fare il coming out con la mamma, con la sorella, con gli amici, sognano storie d'amore, cercano il loro principe azzurro e a me sembrano diventare sempre più moralisti in fatto di sesso. Anche i libri gay per giovani, come la serie dei Rainbow Boys, sono tutte basate su storie sentimentali, sulla consapevolezza di sé, mai sul sesso. Man mano che l'essere gay non è più così trasgressivo, le differenze con i giovani etero diminuiscono fino a scomparire. A molti gay, legati ad una idea di perversione e di trasgressione può non piacere, ma la realtà è questa. Una volta che il gay potrà pure sposarsi, non avrà molti elementi di diversità e forse non avrà nemmeno bisogno di uno specifico immaginario gay, visto che la sua esistenza sarà prevista nell'immaginario culturale generale. Quanto ai cazzi, chi vuole cercarli in un testo scritto è libero di farlo, c'è tanta letteratura pornografica, li può cercare lì e va benissimo. Credo che anche la pornografia abbia avuto e possa avere un ruolo liberatorio. La letteratura tutta nel corso del Novecento ha portato avanti un percorso di liberazione della sessualità e quindi anche alla rappresentazione esplicita del sesso, ma oggi che la pornografia dilaga, non mi pare che la letteratura gay rappresenti solo il sesso. Uno dei libri gay più belli che ho letto di recente è The Master di Toibin dove di cazzi non c'è nemmeno l'ombra.
Leggo in Morino ("Rosso taranta"): "Alessandro di Pescara, sui tredici, quattordici anni, attratto dagli uomini grossi e corpulenti (...). Picchiato, legato dai genitori. (...) Giovanni di Salerno, con corpo e voce che lo tradiscono, femminiello messo fuori casa quattordicenne. Sorpreso dalla polizia, (...) e portato in caserma. Secchi e secchi d'acqua buttati addosso, fra lazzi, botte, risate. Almeno in letteratura, gli scrittori gay risarciscono il minorenne omofilo?
Non credo sia compito della letteratura "risarcire", però se si parlasse ai nostri ragazzini fin dalle scuole elementari della possibilità di vivere storie d'amore con uomini o con donne, di coppie che possono essere composte da un uomo e una donna, da due uomini o da due donne, come si sta già facendo in Spagna; se si facessero dei corsi di aggiornamento sull'omofobia ai poliziotti, se si leggessero più libri gay, di tutti i generi (anche gialli, rosa, noir ecc...), libri anche semplici come cominciano ad esserci, orientati a scardinare l'omofobia, forse episodi come quelli che Lei cita, diminuirebbero.
Pasolini ha senso in Romania?
Della situazione editoriale e di diffusione dei libri in Romania so quanto mi ha detto nell'intervista che si trova in Noi e gli altri lo scrittore rumeno Mircea Cartarescu. Se un editore ha deciso di tradurre in romeno Pasolini credo in ogni caso che abbia fatto bene. So di studenti romeni che fanno tesi di laurea in letteratura italiana e qualcuno si è rivolto anche a me...sì, credo che Pasolini abbia senso anche in Romania.....
Che ne pensa degli studi gay e lesbici?
Da qualche anno insegno studi gay e lesbici all'Università di Roma 2 Tor Vergata all'interno di un più ampio progetto coordinato dal prof Raul Mordenti sulle culture delle minoranze, sul recupero della tradizione dei vinti e degli oppressi, secondo l'accezione di Benjamin. Ne penso quindi tutto il bene possibile. Non amo certe elucubrazione teoriche americane che trovo un po' sterili, ma una tradizione di studi sulle minoranze da Hans Mayer a Michel Foucault e a certe teoriche lesbiche americane è per me molto importante, la pratico quotidianamente e spero che si diffonda anche in altre università.
Chi è il miglior scrittore gay in circolazione?E perché?
Per me è Edmund White, perché trovo "vere", e parlo ovviamente di "verità" sul piano della letteratura, le cose che scrive e perché ogni suo libro è, secondo me, un passo in avanti nel processo di liberazione e di acquisizione di autostima per i gay che lo leggono.
Dei nomi: Mario Mieli, Giovanni Dall'Orto, Massimo Consoli, Angelo Morino.
Conosco Angelo Morino soprattutto come traduttore dei libri di Manuel Puig, di Jaime Bayly e come studioso di letteratura ispano-americana. Ho grande ammirazione per le poche cose sue che ho letto, ma lo conosco troppo poco per aggiungere altro. Gli altri che Lei mi nomina li conosco meglio. Mario Mieli l'ho conosciuto poco, ma considero il suo Elementi di critica omosessuale uno dei pochi libri davvero importanti prodotti dal movimento gay italiano, lo faccio leggere ai miei studenti e recentemente ho scritto per "Liberazione" un pezzo sulla sua figura all'interno della cultura degli anni Settanta. Massimo Consoli è un militante gay con cui non sempre sono d'accordo. Da un po' di anni ha dei seri problemi di salute, sono stato a fargli visita, l'ho trovato, come sempre, pieno di ottimismo e mi ha fatto piacere. Gli faccio i miei più cari auguri. Anche Giovanni Dall'Orto è un militante gay, ma il suo percorso mi pare molto diverso da quello di Mieli e di Consoli. Nemmeno con lui sono sempre d'accordo, ma questo non ci impedisce di trovare momenti di intesa. Attualmente dirige la rivista Pride di cui io sono un collaboratore.
Esclusi ovviamente gli Orchi, chi sono i Suoi Autori?
Edmund White, Michael Cunningham, Colm Toibin
Sì, credo che molti il patto col diavolo lo fanno. Pensiamo a quanti omosessuali hanno passato anni in sedute psicoanalitiche sperando di guarire, a quanti sono sposati con donne e la notte vanno in cerca di avventure con gay. Per accettare con fierezza di far parte di una minoranza , e una minoranza colpevolizzata come quella gay, ci vuole tanto coraggio e il coraggio, come sappiamo, se uno non ce l'ha, non se lo può dare.
I Suoi saggi, sono una forma di autobiografia indiretta? Conta l'autobiografia nell'Autore frocio?
Credo che l'autobiografia abbia un ruolo in tutti gli scrittori e se l'autore è gay ancora di più. Essere omosessuali non è un dato di poco conto, non è come avere gli occhi azzurri e gli omosessuali, in un contesto omofobo, debbono confrontarsi con maggiori difficoltà nella costruzione di una propria identità. Se questo è vero per le persone gay comuni, è vero ancora di più per gli scrittori gay, che spesso non riescono ad uscire dalla loro autobiografia, non riescono a creare personaggi autonomi, perché è troppo forte lo stigma sociale e di conseguenza insuperabile l'ossessione della propria identità. Così, spesso, da Gide a Isherwood a Pasolini molti scrittori omosessuali sono essenzialmente autobiografici e rappresentano il mondo a partire da se stessi e dalle loro esperienze. Credo che per l'autore di saggi il discorso sia un po' diverso, ma il mio interesse per la letteratura gay nasce indubbiamente dal mio essere gay e dal mio essere un accanito lettore fin dall'adolescenza. Sono state queste esperienze a portarmi a vedere sempre più la letteratura come importante luogo simbolico attraverso cui il lettore costruisce un suo immaginario e a farmi sperimentare come il lettore gay, in un mondo eterosessuale e omofobo, di fatto interiorizza l'odio di sé, Anzi credo si possa dire che la natura particolare dell'oppressione omosessuale sia proprio l'odio di sé che la cultura tutta ha veicolato per secoli. Che i gay riescano a liberarsi da questo odio di sé interiorizzato non lo darei per scontato.
Ci sono abbastanza cazzi nella letteratura, o sono ancora pochi? In che consiste l'immaginario gay?
Non credo che l'immaginario gay sia fatto di cazzi. Forse una volta, quando l'essere gay era relegato in poche ore della notte e per il resto del tempo si era costretti a recitare la parte dell'etero. Allora il sesso, represso, diventava un'idea fissa, un'ossessione, ma le nuove generazioni che a 16 anni sentono il bisogno di fare il coming out con la mamma, con la sorella, con gli amici, sognano storie d'amore, cercano il loro principe azzurro e a me sembrano diventare sempre più moralisti in fatto di sesso. Anche i libri gay per giovani, come la serie dei Rainbow Boys, sono tutte basate su storie sentimentali, sulla consapevolezza di sé, mai sul sesso. Man mano che l'essere gay non è più così trasgressivo, le differenze con i giovani etero diminuiscono fino a scomparire. A molti gay, legati ad una idea di perversione e di trasgressione può non piacere, ma la realtà è questa. Una volta che il gay potrà pure sposarsi, non avrà molti elementi di diversità e forse non avrà nemmeno bisogno di uno specifico immaginario gay, visto che la sua esistenza sarà prevista nell'immaginario culturale generale. Quanto ai cazzi, chi vuole cercarli in un testo scritto è libero di farlo, c'è tanta letteratura pornografica, li può cercare lì e va benissimo. Credo che anche la pornografia abbia avuto e possa avere un ruolo liberatorio. La letteratura tutta nel corso del Novecento ha portato avanti un percorso di liberazione della sessualità e quindi anche alla rappresentazione esplicita del sesso, ma oggi che la pornografia dilaga, non mi pare che la letteratura gay rappresenti solo il sesso. Uno dei libri gay più belli che ho letto di recente è The Master di Toibin dove di cazzi non c'è nemmeno l'ombra.
Leggo in Morino ("Rosso taranta"): "Alessandro di Pescara, sui tredici, quattordici anni, attratto dagli uomini grossi e corpulenti (...). Picchiato, legato dai genitori. (...) Giovanni di Salerno, con corpo e voce che lo tradiscono, femminiello messo fuori casa quattordicenne. Sorpreso dalla polizia, (...) e portato in caserma. Secchi e secchi d'acqua buttati addosso, fra lazzi, botte, risate. Almeno in letteratura, gli scrittori gay risarciscono il minorenne omofilo?
Non credo sia compito della letteratura "risarcire", però se si parlasse ai nostri ragazzini fin dalle scuole elementari della possibilità di vivere storie d'amore con uomini o con donne, di coppie che possono essere composte da un uomo e una donna, da due uomini o da due donne, come si sta già facendo in Spagna; se si facessero dei corsi di aggiornamento sull'omofobia ai poliziotti, se si leggessero più libri gay, di tutti i generi (anche gialli, rosa, noir ecc...), libri anche semplici come cominciano ad esserci, orientati a scardinare l'omofobia, forse episodi come quelli che Lei cita, diminuirebbero.
Pasolini ha senso in Romania?
Della situazione editoriale e di diffusione dei libri in Romania so quanto mi ha detto nell'intervista che si trova in Noi e gli altri lo scrittore rumeno Mircea Cartarescu. Se un editore ha deciso di tradurre in romeno Pasolini credo in ogni caso che abbia fatto bene. So di studenti romeni che fanno tesi di laurea in letteratura italiana e qualcuno si è rivolto anche a me...sì, credo che Pasolini abbia senso anche in Romania.....
Che ne pensa degli studi gay e lesbici?
Da qualche anno insegno studi gay e lesbici all'Università di Roma 2 Tor Vergata all'interno di un più ampio progetto coordinato dal prof Raul Mordenti sulle culture delle minoranze, sul recupero della tradizione dei vinti e degli oppressi, secondo l'accezione di Benjamin. Ne penso quindi tutto il bene possibile. Non amo certe elucubrazione teoriche americane che trovo un po' sterili, ma una tradizione di studi sulle minoranze da Hans Mayer a Michel Foucault e a certe teoriche lesbiche americane è per me molto importante, la pratico quotidianamente e spero che si diffonda anche in altre università.
Chi è il miglior scrittore gay in circolazione?E perché?
Per me è Edmund White, perché trovo "vere", e parlo ovviamente di "verità" sul piano della letteratura, le cose che scrive e perché ogni suo libro è, secondo me, un passo in avanti nel processo di liberazione e di acquisizione di autostima per i gay che lo leggono.
Dei nomi: Mario Mieli, Giovanni Dall'Orto, Massimo Consoli, Angelo Morino.
Conosco Angelo Morino soprattutto come traduttore dei libri di Manuel Puig, di Jaime Bayly e come studioso di letteratura ispano-americana. Ho grande ammirazione per le poche cose sue che ho letto, ma lo conosco troppo poco per aggiungere altro. Gli altri che Lei mi nomina li conosco meglio. Mario Mieli l'ho conosciuto poco, ma considero il suo Elementi di critica omosessuale uno dei pochi libri davvero importanti prodotti dal movimento gay italiano, lo faccio leggere ai miei studenti e recentemente ho scritto per "Liberazione" un pezzo sulla sua figura all'interno della cultura degli anni Settanta. Massimo Consoli è un militante gay con cui non sempre sono d'accordo. Da un po' di anni ha dei seri problemi di salute, sono stato a fargli visita, l'ho trovato, come sempre, pieno di ottimismo e mi ha fatto piacere. Gli faccio i miei più cari auguri. Anche Giovanni Dall'Orto è un militante gay, ma il suo percorso mi pare molto diverso da quello di Mieli e di Consoli. Nemmeno con lui sono sempre d'accordo, ma questo non ci impedisce di trovare momenti di intesa. Attualmente dirige la rivista Pride di cui io sono un collaboratore.
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