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Il Paradiso degli Orchi
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CINEMA E MUSICA

Adriano Angelini Sut

Gli Horrors sfornano l'album più bello e la loro raffinazione musicale li porta lontani dalle emulazioni degli esordi.

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Come spesso mi capita, vado in controtendenza. Gli Horrors degli inizi non si potevano quasi sentire. L'ennesima inutile scopiazzatura del revivalismo Joy Division. Primary Colors, il precedente album, portava in sé i germi di un minimo cambiamento, ma anche lì, assistevamo a questa ennesima parata di emuli a tratti imbarazzanti ("Who Can Say" era a dir poco fastidiosa per il livello di scimmiottamento degli echi di Ian Curtis & Co che portava con sé).

Skying, il terzo lavoro in studio di questa band inglese, uscito a luglio, è una specie di catarsi. Faris Badwan sembra trasformato, la sua voce ha abbandonato qualsiasi velleità punk (per fortuna) e si è decorosamente rifugiata nei tranquilli e raffinati giardini new wave. Il suono, impreziosito in maniera significativa da una tastiera molto più presente, e da un'ariosità complessiva dei brani, si staglia imponente, convincente su tappeti di melodie che sembrano uscite miracolosamente da una lampada d'Aladino. Dieci pezzi, uno più bello, elegiaco e trascinante dell'altro.

Il brano di apertura "Changing the Rain", è talmente imperioso e diverso dal cliché a cui il gruppo ci aveva abituati che sembra uscito da un Bowie d'annata. In realtà tutto l'album gioca su quel pericoloso crinale in cui si incontrano la new wave d'autore e il post punk più ammorbidito. "You said" ci regala sottotoni con tanto di fiati (probabilmente in synth) che ricordano più i Morphine del compianto Sandman, ma senza tastiere. Sono decisamente più originali i nuovi Horrors, infatti tutta la critica punkettara ha già storto il nasino ma noi siamo giubilanti per questa svolta. "I can see through" è incalzante e davvero prepotente. Momenti esaltanti si vivono con "Endless Blue", una tristezza infinita trasposta in note con una soavità e una leggerezza che incantano. Qui i fiati e le tastiere innalzano il brano su vette paradisiache per poi accenderlo a metà in un rockaccio strampalato e trascinante. Geniali. "Dive in" è un lamento sublime. Così come il singolo "Still life", una ballata sofisticata e avvolgente, che sa coniare un ritornello (When you wake up, you'll find me) che ci riporta prepotentemente nei meravigliosi alvei degli anni '80 psichedelici e canterini. "Wild Eyed" pizzica l'immaginario dell'ascoltatore con una base quasi in loop e la voce di Badwan che ci svolazza melanconicamente sopra. "Moving Further Away" è un capolavoro assurdo che saccheggia gli Psychedelic Furs (e forse i Church) e li reinventa citandone e omaggiandone la grazia melodica. Irresistibile nel suo incalzare. 8 minuti e 35 secondi di puro avvolgente catatonico pop-rock. "Monica Gems" ritorna un po' su vibrazioni più aggressive, spalmandosi nel ritornello distorto e meno convincente. Si chiude con l'emozionante "Ocean Burning", le chitarre graffiano e un'atmosfera à la Cure si spande tutt'intorno in una sorta di concept ballad di 7min e 50 che ti trascina in un finale psichedelico e introverso, abissale, definitivo. Grandioso. Uno dei migliori album dell'anno.



The Horrors

Skying

XL Recordings - 2011





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