CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Gratta gratta e ti esce il disagio: 'C'è un me dentro di me' di Giovanni Truppi.
Questo è un disco che va 'grattato', nel senso che bisogna scavare nell'ascolto per trovare alfine la perla: perché c'è. La superficie appare gioiosa e scanzonata, ma l'interno è meno spensierato di quanto si potrebbe pensare. In più un approccio vocale che in terra italica è inusuale ed impensabile.
Giovanni Truppi è un giovane cantautore napoletano che ha alle spalle, nonostante l'età, un curriculum di tutto rispetto. Che riversa poi con elegante nonchalance nelle sue canzoni. Perché i brani, nella loro eterogeneità, sia si tratti di ballate classiche, sia di intuizioni swing, sia di preziosi vocalismi, sia di atmosfere jazzy, sia di ironiche riproposizioni mostrano un autore attento non solo alla scorza, ma all'arte musicale nella sua concretezza.
Nel dettaglio: se l'inizio è ironico con un substrato vagamente erotico e si accende nel finale di venature swing, già il secondo brano ('Mario') mostra le incertezze del mondo: Gli basta dire quando va a dormire: oggi non c'è proprio niente, proprio niente, proprio niente da dimenticare. Incertezze che si fanno ancor più prepotenti col brano successivo, quello 'Scomparire' che ci affascina con un iniziale, fulminante, anacoluto: Le persone sono di cristallo, mia sorella dorme poco la notte.
Il quarto pezzo mostra l'altra faccia del cantautore, quella meno 'sofferta' ma più tecnicamente apprezzabile: 'Mandorle' è un vero pezzo di bravura soprattutto quando Giovanni Truppi imita il suono di una tromba, relegandolo in una dimensione preziosamente jazzy. Fa coppia con 'C'è un me' dove la vocalità s'impenna in improvvisazioni alla Gegè Telesforo.
Ma il disco è ancora altro: si passa dal divertissement alla Samuele Bersani ('Manuela') ad un ballata d'impatto più classico ('Soffiando'), dal simil reggae di 'Respiro' che dovrebbe essere il pezzo traino dell'album e del quale esiste anche un gustosissimo video (ed anche qui, se si ascolta bene il pezzo, vi è disagio di sé e del mondo: Vorrei sognare di essere un'altra persona, vorrei sognare di essere un elefante, una persona importante, un gigante o una vespa in un bicchiere, ma anche un carabiniere, un campione di scacchi, una bicicletta, per andarmene da qui), ad una sorprendente cover della Raffa nazionale, ed esattamente la citatissima 'Tanti auguri' (Truppi mi ha confessato il suo amore, e giustamente, per il nazional popolare) in versione acustica e con qualche aggiustamento.
Noi siamo essenzialmente una rivista di letteratura e quindi anche nella musica cerchiamo un lume o una ragione stilistica: Truppi mai è banale, anzi, nella sua metrica irregolare e audace, rivela qualità letterarie brillanti quando invece il pensionato cantautorale indigeno stenta nel suo ormai trito cronachismo di mestiere.
Cercate il disco. E' un consiglio.
Giovanni Truppi
C'è un me dentro di me
Cinico disincanto - 2010
Giovanni Truppi è un giovane cantautore napoletano che ha alle spalle, nonostante l'età, un curriculum di tutto rispetto. Che riversa poi con elegante nonchalance nelle sue canzoni. Perché i brani, nella loro eterogeneità, sia si tratti di ballate classiche, sia di intuizioni swing, sia di preziosi vocalismi, sia di atmosfere jazzy, sia di ironiche riproposizioni mostrano un autore attento non solo alla scorza, ma all'arte musicale nella sua concretezza.
Nel dettaglio: se l'inizio è ironico con un substrato vagamente erotico e si accende nel finale di venature swing, già il secondo brano ('Mario') mostra le incertezze del mondo: Gli basta dire quando va a dormire: oggi non c'è proprio niente, proprio niente, proprio niente da dimenticare. Incertezze che si fanno ancor più prepotenti col brano successivo, quello 'Scomparire' che ci affascina con un iniziale, fulminante, anacoluto: Le persone sono di cristallo, mia sorella dorme poco la notte.
Il quarto pezzo mostra l'altra faccia del cantautore, quella meno 'sofferta' ma più tecnicamente apprezzabile: 'Mandorle' è un vero pezzo di bravura soprattutto quando Giovanni Truppi imita il suono di una tromba, relegandolo in una dimensione preziosamente jazzy. Fa coppia con 'C'è un me' dove la vocalità s'impenna in improvvisazioni alla Gegè Telesforo.
Ma il disco è ancora altro: si passa dal divertissement alla Samuele Bersani ('Manuela') ad un ballata d'impatto più classico ('Soffiando'), dal simil reggae di 'Respiro' che dovrebbe essere il pezzo traino dell'album e del quale esiste anche un gustosissimo video (ed anche qui, se si ascolta bene il pezzo, vi è disagio di sé e del mondo: Vorrei sognare di essere un'altra persona, vorrei sognare di essere un elefante, una persona importante, un gigante o una vespa in un bicchiere, ma anche un carabiniere, un campione di scacchi, una bicicletta, per andarmene da qui), ad una sorprendente cover della Raffa nazionale, ed esattamente la citatissima 'Tanti auguri' (Truppi mi ha confessato il suo amore, e giustamente, per il nazional popolare) in versione acustica e con qualche aggiustamento.
Noi siamo essenzialmente una rivista di letteratura e quindi anche nella musica cerchiamo un lume o una ragione stilistica: Truppi mai è banale, anzi, nella sua metrica irregolare e audace, rivela qualità letterarie brillanti quando invece il pensionato cantautorale indigeno stenta nel suo ormai trito cronachismo di mestiere.
Cercate il disco. E' un consiglio.
Giovanni Truppi
C'è un me dentro di me
Cinico disincanto - 2010
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