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Il Paradiso degli Orchi
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DE FALSU CREDITU

Enrico Maria Russo

Il Pianeta Papalla

Saturnino ediz., Pag. 167 Euro 14,00
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Enrico Maria Russo è stato uno dei tanti artigiani che hanno fatto grande la cultura del genere letterario in Italia. Costretto per molto tempo, durante gli anni cinquanta e sessanta, a firmarsi con uno pseudonimo, Matthew Diver, perché il mercato, cieco e in ritardo rispetto agli altri paesi europei, non era in grado di concepire che un autore nostrano scrivesse di fantascienza, produsse, nel corso di un ventennio, una serie impressionante di titoli che ora rappresentano materia ricercatissima per appassionati e collezionisti. Come dimenticare Pianeta diverso, risposta immediata e convincente alla pellicola americana della MGM del 1956 (Pianeta proibito con Walter Pidgeon e Leslie Nielsen) dove un gruppo di scienziati colombiani, dopo un apparente incontro del terzo tipo tranquillo e promettente, subiva l'attacco da parte della popolazione indigena fornita di tre gambe o l'inquietante Raggi X distorsione temporale dove un ex gerarca fascista, sopravvissuto alle epurazioni partigiane del 1945, con l'aiuto di uno scienziato tedesco, in una sorta di immaginario asse roma-berlino bidimensionale, e sbagliando mira, si fa letteralmente sparare su un pianeta popolato solo da ebrei eunuchi.

Se vogliamo ancora più criptico, ma seducente, Roma città silenia. In un universo parallelo il primo cittadino della metropoli di 25 milioni di abitanti Lado Moor, durante un'infuocata assemblea interstellare, propone un accordo sottobanco con l'acerrimo rivale di sempre , l'affascinante, biondissima, Elii Ndotti per scongiurare l'attacco imminente del capo della Frangia Livellatrice, il ten. Mino Affirana (gli studiosi concordano ormai tutti nel sostenere che i nomi dei tre protagonisti siano gli anagrammi rispettivamente di Aldo Moro, Nilde Iotti e Amintore Fanfani).

Grazie dunque alle edizioni Saturnino, che stanno riproponendo i classici di Enrico Maria Russo, mantenendo anche le originali copertine.

Il Pianeta Papalla summa dell'arte visionaria del nostro ("marchio" tra l'altro improvvisamente riciclato negli anni '60 per costruirci un cartoon pubblicitario di elettrodomestici nei caroselli serali), è un audace tentativo, metalinguistico, di affrontare il tema della sessualità infantile in ambito fantascientifico. Rumur (nome palindromo, ma nulla a che vedere, questa volta, col democristiano Rumor) ragazzino col difetto del balbettìo (in realtà il pianeta è Palla, ma nella ossessiva palilalia del protagonista, diventa Papalla), costretto da un'educazione ferrea e gesuitica ed in preda ad allucinazioni visive, crede di vivere in un sistema solare alternativo, dove però, per una sorta di contrappasso dantesco benevolo e grazie a capacità divinatorie, gode di un'inaspettata ed improvvisa libertà sessuale.

Rocambolesco e funambolico, anche dal punto di vista metanarrativo, il dialogo durante il primo accoppiamento con una giovane donna palliana:

- Lei disse, sorridendo: questo non è solo per pipì.

- Ch-chi è pipì.

- Non sai chi è pipì?

- No-no.

- E se ti dico pi-pipì.

- Sì sì. E tu se una do-donna pa-palliana.

- Palliana vorrai dire.

- Ce-certo. Pa-palliana.


Allora, nell'anno 1967, il testo non passò inosservato. Ma evitò le forbici della censura grazie all'accorto stratagemma dell'autore di usare lo pseudonimo Matthew Diner (in questo caso poi, di necessità virtù) e quindi di non essere nemmeno reperibile.

Ora Il Pianeta Papilla è un libro di culto. E le vicende libertine di Rumur possono competere, sullo stesso piano, con l'arte seduttiva di Storia della mia vita di Giacomo Casanova e con le Liaisons dangereuses di Pierre Choderlos de Laclos.





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