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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Frank Iodice

Il missionario della scrittura

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Un po' di tempo fa, in una cittadina del sud della Francia viveva uno scrittore sfortunato che si chiamava Frank Iodice. Era alto due metri e quaranta, aveva i capelli viola, che era il colore che si portava di più in quell'epoca, e aveva un paio di gambe tutte muscoli e nervi che facevano impazzire le commesse della sua città. Frank aveva coltivato fin da bambino un sogno un po' matto, quello di scrivere la storia della sua vita e farla leggere ai cittadini dell'intera Francia. Ma ogni volta che giudicava finito il suo lavoro gli succedeva qualcosa di sensazionale ed era costretto a ricominciare e rinviare la stampa della sua opera magna.

Ogni mattina Frank usciva di casa, una stanza all'ultimo piano in uno dei vecchi palazzi dietro al porto, e diceva al suo specchio: "Ti saluto bello, io vado in ufficio, a creare arte." Si metteva il suo berretto di baseball e prendeva un fascio di fogli e una buona penna. Alla fine del boulevard che portava in piazza si fermava, guardava per un poco il traffico e le nuvole e poi si infilava in una brasserie con le poltrone di pelle color caramello che si chiamava Le Mozart, piena di specchi dappertutto. "L'unico modo per non fare caso ad uno specchio", diceva, "è circondarsi di specchi."

Una bella mattina pensò ad una soluzione per portare a termine la sua missione. Doveva smettere di vivere esperienze sensazionali. Così disse al padrone della brasserie: "La devo smettere di vivere esperienze sensazionali. È un po' come se oggi io morissi." "Ma che dici Frank! Chi darà i tuoi libri alla gente?" "Io! Soltanto che da oggi in poi la sola cosa che farò sarà dedicarmi alla mia missione. Basta commesse e esperienze sensazionali." "E quale sarebbe la tua missione?" gli chiese il padrone della brasserie con le sedie di pelle color caramello. "Far leggere a tutti i cittadini francesi la storia della mia vita sensazionale. Fino ad oggi."

Quel giorno pioveva e faceva freddo. Frank si mise i fogli sotto il maglione da marinaio e partì per la sua missione. Per prima cosa doveva stampare tante copie quante persone vivevano in Francia. Entrò in una stamperia con una valigia vuota e chiese sessanta milioni di copie del suo libro. Il padrone della stamperia lo guardò con gli occhi spalancati e gli disse: "Tu sei matto! Hai idea di quante valige ti servano per portare con te sessanta milioni di copie?" "Tu stampale, non ti preoccupare per le valige!" Frank aveva pensato a tutto. Mentre la stamperia iniziava il lavoro, lui corse all'ufficio postale per ordinare duemila spedizioni, una per ogni città della sua lista. E man mano che le copie venivano sfornate lui le portava alle poste e le faceva partire con il corriere espresso, così non gli restava che andare di città in città, ritirare il pacco e portarlo alla gente.

"Tu sei davvero matto!" gli disse il giovane obeso che lavorava nelle poste vicino al porto. "Io sono matto nella stessa misura in cui tu pensi di essere normale. Oppure, se ti suona meglio, è normale pensare che io sia matto per evitare di far sentire matto anche te. Io sono il missionario della scrittura, sono alto due metri e quaranta centimetri, ho i capelli viola e le gambe più muscolose del quartiere. Ci metterò la metà del tempo necessario a fare il giro del Paese con i miei libri nella valigia. Ricorda che oggi stai collaborando alla missione più importante della storia della scrittura e di queste poste."

Verso le dieci di sera del settimo giorno di viavai tra poste e stamperia, Frank e la prima valigia piena di libri partirono per la missione della scrittura. Appena arrivato nel primo paese della sua lista si guardò in giro ed entrò nella grossa libreria bianca e rossa che faceva ombra sui suoi piedi perfetti, senza i calli e le unghie incarnite. Non era mai andato d'accordo con il padrone della libreria bianca e rossa perché ogni volta che telefonava per chiedere il permesso di portargli il suo libro quello lì gli diceva: "Mi dispiace, ma per i prossimi due anni siamo pieni." "Ok", gli rispondeva Frank, "c'è solo un piccolo problema, due anni fa mi avete detto la stessa cosa."

Così questa volta fece di testa sua, s'infilò nella porta di servizio fingendosi un fattorino che aveva perso la ragione e una commessa gli disse: "Oh, no. Un'altra volta! Ma perché non ve la incollate addosso?" "Ci proverò", rispose Frank che intanto stava lasciando scivolare il primo libro nello scaffale dietro alle sue spalle. "Lei è molto alto, signor fattorino, e deve avere delle gambe molto muscolose!" "Anche lei non scherza." Rispose Frank guardandole le gambe. "Se non fosse già finita, la metterei nella mia storia di esperienze sensazionali. Ma purtroppo ho dovuto smettere per farla leggere prima che fosse troppo tardi."

Vista la buona riuscita di quella tecnica, davanti all'ufficio postale del secondo paese, con il secondo pacco espresso in mano, Frank decise di ripeterla per ogni copia. Così, per anni e anni, continuò a intrufolarsi nelle librerie dei paesini francesi, schivando le avance delle commesse innamorate di lui perché se avesse vissuto un'altra esperienza sensazionale da raccontare, avrebbe dovuto ricominciare tutto daccapo.

Quando ho visto il suo libro in uno scaffale della libreria del mio paese, l'ho riconosciuto subito. Ma non posso dire come va a finire perché mi sono accorto che quel figlio di una buona madre, per colpa di qualche commessa, non ha scritto il finale...











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