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CINEMA E MUSICA

Alfredo Ronci

Il rumorista con la voce di agnello: 'The noise' di Neil Young

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Nonostante tutto è sempre stato un punto di riferimento, e ci mancavano pure i punks (plurale) a dire che Nello Giovane era ancora una fiamma che ardeva e che la ruggine non dorme mai.

Lui però ne ha fatte di tutti i colori: abbastanza coerente nelle prime due decadi di attività (tanto che qualche critico in vena di malignità – e si sa che a malignare si fa male, ma si dice spesso la verità – affermò che se si mettevano in fila tutte le canzoni composte dal nostro, a mala pena si riusciva ad assemblare un unico disco, tanto si assomigliavano), agli inizi degli anni ottanta ha cominciato ad agitarsi. Cos'era Trans (1982 – non c'era ancora Marrazzo, nel senso che non faceva politica) se non uno scherzetto elettronico per star dietro alla musica del tempo, con l'unica differenza che chi la faceva bene era perché ci credeva, Nello Giovane la faceva per prendersi per i fondelli?

E cos'era Everybody's rockin' (1983) se non un ennesimo scherzetto del rocker-country in vena di muovere il pelvico e deliziare o disorientare gli innumerevoli fans? (Soprattutto le fans, dal momento che una voce del genere non può non colpire il cuore di fanciulle in preda ad ansiose tachicardie)?

Ma pure Kurt Cobain l'ha omaggiato e lui ha intascato ringraziando: certo che gli faceva comodo rinverdire i fasti di un 'ribellismo' e di una coerenza mai venuta meno!

Tanta coerenza a tal punto che Nello si è permesso pure il sequel di Harvest (per fortuna che ci ha risparmiato un prequel), quell'Harvest moon che ha trovato il benestare pure della Cassandra Wilson che ha rifatto in un suo disco la title track.

Tutto bene dunque, perché il nostro nel frattempo ci ha rideliziato col country e con le ballate strappacuore. Ma poteva finire così? Cioè con una carriera che si avviava verso il viale del tramonto, anche se è un tramonto californiano che piace tutt'ora ai cultori della west-coast?

Macché.

Daniel Lanois che ne sa quanto il diavolo lo ha chiamato e crediamo gli abbia detto: ehi Nello, visto che sei onomasticamente (vabbè è il cognome, 'sti cavoli) giovane che dici se stupiamo le platee di tutto il mondo con un disco rumoroso?

Alla parola 'rumoroso' il nostro deve essere sbiancato in marmoree tinte. Ma ha accettato perché lui è appunto giovane, ha lo spirito di un ventenne.

E allora eccoti The noise.

Cos'ha di tanto particolare 'sto disco? Nulla. Praticamente Neil Young ha scritto le solite ballate, le ha cantate con la solita voce che sembra quella di un agnello appena sacrificato sull'altare delle ingordigie pasquali, e il furbastro Lanois c'ha rumoreggiato sopra.

Ma qualcosa deve essere comunque sfuggito perché Love and war e soprattutto Peaceful Valley Boulevard sono morbidezze younghiane che più younghiane di così si muore.

Il Giovane se ne deve essere accorto perché poi piazza Angry world che è una via di mezzo e rokkeggia nel modo giusto e presenta 'appunti' rumorosi: tutto il resto poi va avanti secondo le intenzioni del Lanois.

Verrebbe voglia di linciare i due, di tirar loro pietre (se sei brutto ti tirano le pietre) e invece personalmente mi compiaccio: il disco va che è una meraviglia, Neil Young è ancora quel gagliardo giovane che ci ha sempre affascinato già dai tempi dei Buffalo Springfield, il gruppo con Stills, e le canzoni di The noise prendono alla gola.

Forse allora avevano ragione i punks (plurale) e Cobain.

O forse Cobain ha letto nel pensiero di molti.

Lunga vita al Giovane per eccellenza.





Neil Young

The noise

Reprise - 2010



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