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Il Paradiso degli Orchi
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CINEMA E MUSICA

Adriano Angelini

L'immarcescibile psichedelia elettro rock dei Mogwai partorisce un album perfetto. Toccante.

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Sarà che la musica forse mi accende dei facili entusiasmi. Più della letteratura. (Infatti più che lo scrittore avrei voluto fare la rockstar). Ma sentire il settimo album in studio degli scozzesi Mogwai ed emozionarmi ancora è qualcosa che mi tocca, mi fa star bene, mi esalta, mi ridà speranza nella musica. Hardware will never die, but you will (titolo eccezionale), è un disco d'atmosfera, ipnotico. Meno arrabbiato rispetto, che so, a uno Young Team o Come on die young.

Sicuramente più New Age nel senso alto del termine. Ma partiamo dal fondo. Dal brano di chiusura. Anzi dall'unico brano che compone il secondo Cd di questo doublepack. Una suite di 23 minuti in puro stile Brian Eno. 'Music for a forgotten future' (altro titolo immenso, a me ricorda Music for Airports, appunto di Eno); un tappeto di tastiere ed effetti tristi e introversi, deliziosi nel loro strazio birichino. Il brano da solo vale tutto l'album. Poi c'è il singolo 'Rano Pano' (!!!), un ballatone ipno-cosmico con tanto di clip nerd e svitato dove due fratelli si cimentano nella costruzione di un portale dimensionale (http://www.youtube.com/watch?v=WN3iuBYzBiY), tutto girato come fosse un vecchio vhs anni'80. Poi c'è 'Letters to the metro', qui siamo dalle parti dei Pink Floyd di The dark side, (sì sì avete capito bene!), un lento strisciante, con chitarra à la 'Us and Them' ed echi di 'Shine on you crazy diamond'. E siamo solo a tre pezzi. Quello iniziale, 'White Noise', bussa in sordina e si apre raggiante verso le glaciali atmosfere dei Boards of Canada, seduce e brilla di incanto proprio. Chitarre e tante tastiere in più. Atmosfere e tanta nostalgia di un luogo che ancora non c'è. E quando la musica riesce a fare questo, chapeau! Se 'Mexican Grand Prix' rifà troppo il verso agli Air danzerecci di Talki Walkie, e 'San Pedro' rockeggia scanzonata e senza troppa enfasi (ma tutto sommato con dignità di genere), ecco che con 'Death Rays' torniamo alle atmosfere ipnagogiche che caratterizzano tutto l'album. Tastiere simil organo scandiscono una dolce ballata in un'odissea di spazi ed effetti in crescendo. Lo stessa odissea che, come un filo appena spezzato da una giocosa 'George Square Thatcher death party', sembra voler proseguire sulle note magnetiche di 'Too raging to cheers' un'altra splendida avventura sonora di una lentezza e di un crescendo elegante e trionfante. Tutto è volto a stupire in quest'album, ma senza coup de theatre, senza alzare mai i toni, tutto si tiene in un volo musicale anche semplice, come quello di 'How to be a werevolf'. Sempre le chitarre scandiscono una ritmica distorta da effetti allungati, irraggiungibili, metafisici. Perfino 'You're Lionel Ritchie' (come li trovano 'sti titoli?), che si apre con una lettura citazione in italiano, ci accompagna a zonzo in questa galassia dove il vuoto non è che la bellezza che non deve riempire niente. Solo ampliare, amplificare, elevare. E poi esplode come una classica supernova impazzita del loro repertorio. Un album imperdibile per i fan del gruppo, e per tutti coloro che vogliono avvicinarsi alle straordinarie sonorità di questi mostriciattoli (Mogwai è il nome delle creaturine di Gremlins) d'oltre manica. Applause! Grande Applauso.





Mogwai

Hardware will never die, but you will

Rock Action/Sub Pop

2011





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