RECENSIONI
Philippe Pignarre
L'industria della depressione
Bollati Boringhieri, Pag. 150 Euro 14,00
Lo strillo di copertina dice: Quando è il farmaco a creare la malattia.
Ma le cose non stanno proprio così: nel senso che si vorrebbe far credere che l'autore lanci strali contro l'industria dello psicofarmaco, invece specificare il suo credo è d'obbligo, perché non si può certo pretendere che un operatore dell'industria farmaceutica (perché questo Pignarre faceva) sia fulminato improvvisamente sulla via di Damasco.
Il discorso che fa è diversificato. In sostanza: ammette che nel mondo occidentale esiste una 'epidemia' della depressione (usa proprio quella parola), ma non essendo la questione mentale riconducibile ad un agente infettivo, come avviene nelle malattie che determinano un contagio, allora il diffondersi del problema è soggetto ad altri fattori. Per esempio l'uso sempre più massiccio degli psicotropi per ogni evenienza ansiogena.
Pignarre ricostruisce sommariamente la storia di certi farmaci, partendo dai 'pioneristici' anni cinquanta con la scoperta dei primi neurolettici, usati nei manicomi e nei casi più gravi di depressione. La ricerca sempre più affannosa, nei nostri tempi, di sostanze sempre più 'mirate' ha determinato però una, permettetemi il termine inconsueto e provocatorio, comunistizzazione della malattia: nel senso che qualsiasi disagio 'mentale, dal più lieve al più grave, può essere curato con la famiglia degli psicotropi. Conseguentemente il livellamento aumenta, in modo considerevole, il numero degli assistiti. I farmaci antidepressivi, invece, sono sempre vincenti, poiché eliminano alla radice la discussione sulle cause.
Una dichiarazione del genere si porta dietro: un immediato depauperamento degli strumenti della psicanalisi e la possibilità che i primi passi verso un riscontro della depressione nel paziente vengano addirittura fatti dal medico generico. La psichiatria si ridefinisce e si riorganizza intorno a questa nuova struttura di comprensione del mondo dei pazienti, che avrà d'altronde il vantaggio di essere condivisibile con i medici generici.
Quest'ultimi ampiamente motivati dall'azione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (l'ho sempre detto che è un'associazione a delinquere!) che nel recente ha organizzato programmi rapidi di formazione per renderli più capaci di individuare meglio i depressi.
Una sorta di caccia all'uomo dove anche la sociologia perde i pezzi, dal momento che convinzione di chi prescrive lo psicotropo non è quello di capire la causa del disagio (anche in relazione quindi all'ambiente), ma solo alleviare o risolvere i problemi del malato.
Perché si diceva che Pignarre non è stato fulminato sulla via di Damasco? Perché in lui resistono, pur riconoscendo che la malattia è soprattutto mercato, meccanismi tipici degli abusi della ricerca: dalla sperimentazione animale, ad una certa ossessione quasi mistica (quella sì) del nuovo.
Si limita a dire, nel finale, che la depressione, poiché è ora un'epidemia, spetta a tutti discutere sui modi migliori di proteggersi da essa.
Come a dire; volemose bbene e andiamo oltre. Ma davanti a quale baratro?
di Alfredo Ronci
Ma le cose non stanno proprio così: nel senso che si vorrebbe far credere che l'autore lanci strali contro l'industria dello psicofarmaco, invece specificare il suo credo è d'obbligo, perché non si può certo pretendere che un operatore dell'industria farmaceutica (perché questo Pignarre faceva) sia fulminato improvvisamente sulla via di Damasco.
Il discorso che fa è diversificato. In sostanza: ammette che nel mondo occidentale esiste una 'epidemia' della depressione (usa proprio quella parola), ma non essendo la questione mentale riconducibile ad un agente infettivo, come avviene nelle malattie che determinano un contagio, allora il diffondersi del problema è soggetto ad altri fattori. Per esempio l'uso sempre più massiccio degli psicotropi per ogni evenienza ansiogena.
Pignarre ricostruisce sommariamente la storia di certi farmaci, partendo dai 'pioneristici' anni cinquanta con la scoperta dei primi neurolettici, usati nei manicomi e nei casi più gravi di depressione. La ricerca sempre più affannosa, nei nostri tempi, di sostanze sempre più 'mirate' ha determinato però una, permettetemi il termine inconsueto e provocatorio, comunistizzazione della malattia: nel senso che qualsiasi disagio 'mentale, dal più lieve al più grave, può essere curato con la famiglia degli psicotropi. Conseguentemente il livellamento aumenta, in modo considerevole, il numero degli assistiti. I farmaci antidepressivi, invece, sono sempre vincenti, poiché eliminano alla radice la discussione sulle cause.
Una dichiarazione del genere si porta dietro: un immediato depauperamento degli strumenti della psicanalisi e la possibilità che i primi passi verso un riscontro della depressione nel paziente vengano addirittura fatti dal medico generico. La psichiatria si ridefinisce e si riorganizza intorno a questa nuova struttura di comprensione del mondo dei pazienti, che avrà d'altronde il vantaggio di essere condivisibile con i medici generici.
Quest'ultimi ampiamente motivati dall'azione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (l'ho sempre detto che è un'associazione a delinquere!) che nel recente ha organizzato programmi rapidi di formazione per renderli più capaci di individuare meglio i depressi.
Una sorta di caccia all'uomo dove anche la sociologia perde i pezzi, dal momento che convinzione di chi prescrive lo psicotropo non è quello di capire la causa del disagio (anche in relazione quindi all'ambiente), ma solo alleviare o risolvere i problemi del malato.
Perché si diceva che Pignarre non è stato fulminato sulla via di Damasco? Perché in lui resistono, pur riconoscendo che la malattia è soprattutto mercato, meccanismi tipici degli abusi della ricerca: dalla sperimentazione animale, ad una certa ossessione quasi mistica (quella sì) del nuovo.
Si limita a dire, nel finale, che la depressione, poiché è ora un'epidemia, spetta a tutti discutere sui modi migliori di proteggersi da essa.
Come a dire; volemose bbene e andiamo oltre. Ma davanti a quale baratro?
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