CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
L'invenzione della tradizione. 'New brands' bell'esordio dei Geff.
Cantano i Geff nel brano (l'unico in italiano) 'Riff Geff', sorta di manifesto programmatico del gruppo ed ironica autocensura: Io preferisco chi inventa davvero...
Non male come intenzione, soprattutto di questi tempi, dove invece è inevitabile che ci si rifaccia a qualcosa o a qualcuno. Vero è che nelle note di accompagnamento al disco i musicisti – ma come non potrebbe essere – rivelano i loro padri putativi: si va dai classici per eccellenza, Beatles e Led Zeppelin (ma personalmente nel sound vedo molto poco Beatles e molto più Led Zeppelin) all'indie rock inglese degli ultimi venti anni, Radiohead, Arctic Monkeys e Placebo.
I Geff sono, oltre che un progetto personale di Francesco Marchini, sorta di factotum – chitarra e voce ed impegnato anche in progetti solistici che in parte si riversano in New brands – la testimonianza della vitalità del sottobosco musicale italiano e soprattutto romano.
Vitalità che, fortuna nostra, si estrinseca in varie forme: vedere a riguardo il video che accompagna il pezzo più bello (commerciale?) del disco, quella 'Lady of the night' (lo trovate tranquillamente su Youtube) che chissà perché mi suggerisce la migliore new wave fine settanta, primi ottanta (ad essere pignoli e competenti, ricorda molto l'hit 'Makin plans for Nigel' dei grandi XTC e per automatica derivazione i Coral).
La lingua del gruppo è l'inglese (tranne l'eccezione, come abbiamo detto, di 'Riff Geff) ed è un peccato perché crediamo che la potenzialità dell'italiano, ora che si è sdoganato lo sdoganabile, è pari ad altre espressioni: tutto però è preciso nella metrica e anche nella fascinazione delle immagini. Nell'unica ballata del disco, per esempio, 'Frozen' di durata doppia rispetto a quasi tutto il repertorio (molto pinkfloydiana), l'impianto pianistico s'adatta benissimo ad una sorta di visione 'fantasy': la mia signora è tornata, da molto lontano/ gli occhi di ghiaccio che aveva sono svaniti nell'aria/ mi chiama a sé, vicino al mare/ il tempo che ho aspettato per lei è svanito nel cielo.
La struttura del disco rimane essenzialmente rock, a tratti anche duro (il riferimento ai Led Zeppelin mi sembra centrato) se non addirittura post punk, ma i Geff, proprio perché... preferiscono chi inventa davvero, sorprendono spesso, come nel brano 'Shaken by your hands' in cui s'innesta vivace e singolare il violino.
I ragazzi vanno seguiti, ma non per il solito auspicio da cattedratico del nulla, ma perché la musica dei Geff accoglie in sé tradizione ed innovazione, in un mixer che non può essere, nel nuovo millennio e per ovvie ragioni, del tutto originale, ma che pretende una sua riconoscibilità non astratta. Fieri di una diversità omogenea. Ossimoro a parte credo che chi voglia capire...
Geff
New brands
Per informazioni www.myspace.com/geff (attenzione, c'è un altro gruppo, a nome Geff, di Cuneo, ovviamente cose diverse).
Non male come intenzione, soprattutto di questi tempi, dove invece è inevitabile che ci si rifaccia a qualcosa o a qualcuno. Vero è che nelle note di accompagnamento al disco i musicisti – ma come non potrebbe essere – rivelano i loro padri putativi: si va dai classici per eccellenza, Beatles e Led Zeppelin (ma personalmente nel sound vedo molto poco Beatles e molto più Led Zeppelin) all'indie rock inglese degli ultimi venti anni, Radiohead, Arctic Monkeys e Placebo.
I Geff sono, oltre che un progetto personale di Francesco Marchini, sorta di factotum – chitarra e voce ed impegnato anche in progetti solistici che in parte si riversano in New brands – la testimonianza della vitalità del sottobosco musicale italiano e soprattutto romano.
Vitalità che, fortuna nostra, si estrinseca in varie forme: vedere a riguardo il video che accompagna il pezzo più bello (commerciale?) del disco, quella 'Lady of the night' (lo trovate tranquillamente su Youtube) che chissà perché mi suggerisce la migliore new wave fine settanta, primi ottanta (ad essere pignoli e competenti, ricorda molto l'hit 'Makin plans for Nigel' dei grandi XTC e per automatica derivazione i Coral).
La lingua del gruppo è l'inglese (tranne l'eccezione, come abbiamo detto, di 'Riff Geff) ed è un peccato perché crediamo che la potenzialità dell'italiano, ora che si è sdoganato lo sdoganabile, è pari ad altre espressioni: tutto però è preciso nella metrica e anche nella fascinazione delle immagini. Nell'unica ballata del disco, per esempio, 'Frozen' di durata doppia rispetto a quasi tutto il repertorio (molto pinkfloydiana), l'impianto pianistico s'adatta benissimo ad una sorta di visione 'fantasy': la mia signora è tornata, da molto lontano/ gli occhi di ghiaccio che aveva sono svaniti nell'aria/ mi chiama a sé, vicino al mare/ il tempo che ho aspettato per lei è svanito nel cielo.
La struttura del disco rimane essenzialmente rock, a tratti anche duro (il riferimento ai Led Zeppelin mi sembra centrato) se non addirittura post punk, ma i Geff, proprio perché... preferiscono chi inventa davvero, sorprendono spesso, come nel brano 'Shaken by your hands' in cui s'innesta vivace e singolare il violino.
I ragazzi vanno seguiti, ma non per il solito auspicio da cattedratico del nulla, ma perché la musica dei Geff accoglie in sé tradizione ed innovazione, in un mixer che non può essere, nel nuovo millennio e per ovvie ragioni, del tutto originale, ma che pretende una sua riconoscibilità non astratta. Fieri di una diversità omogenea. Ossimoro a parte credo che chi voglia capire...
Geff
New brands
Per informazioni www.myspace.com/geff (attenzione, c'è un altro gruppo, a nome Geff, di Cuneo, ovviamente cose diverse).
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