CLASSICI
Pier Paolo Di Mino
La favola crudele di Inoue Yasushi: 'Il fucile da caccia'

Angelo Silesio, che era un mistico barocco ed era sempre a caccia di nuovissime arguzie, forse si vergognava un po' di dovere ripetere, seguendo una lunga tradizione, che amava il mondo, questo bellissimo niente. Eppure l'espressione non era, e non arriva ancora oggi ad essere frusta: ultimamente viene perfino rispolverata in una canzonetta di Lorenzo Giovanotti (che la preleva da Francesco Petrarca).
Amare qualcosa che non c'è, è pur sempre un coraggioso appello alla nostra parte più sana, quella che sa riconoscere la sua maggiore vitalità nella propria capacità di distruzione.
Diversamente, riconoscere che il mondo è (terribilmente) illusione; che è un diabolico inganno, rimane la speranza vana di potere vivere indenni, nell'irresponsabile attesa di una sospensione eterna da questo strazio dell'esistenza. (monumentale è la tetra parodia che Richard Adams, ne La collina dei conigli, fa di questo atteggiamento, descrivendo una colonia di conigli borghesi e religiosissimi, allevati dagli uomini, che, al riparo nelle tane, vivono nella fede che la loro inevitabile macellazione sia anche la numinosa liberazione dall'esistenza.)
Che il mondo sia un inganno; che sia impossibile intravedervi un senso e individuarvi un principio e una verità, è un'idea, certo, irresistibile.
In The Ring and the Book, ricostruzione di un crimine, Robert Browning scopre che è impossibile determinare una verità giudiziaria; il poeta, però, si ribella tenuamente a questa scoperta e, nel finale del libro, trova, sebbene a stento, il colpevole. La traduzione giapponese del poema sarà Rashȏmon, dove il "lieto fine" è censurato, e il racconto si abbandona al piacere intellettuale e spirituale della costatazione che a questo mondo non c'è nulla. Un piacere spirituale, certo, perché nelle regioni dell'anima si avrebbe un altro modo di valutare l'affare, cominciando dal fatto che se non c'è verità alcuna al mondo, nemmeno è vero che non c'è verità alcuna: è un gioco al massacro, ma ne vale la pena.
Certo, per giocarlo, bisogna avere la faccia di Clark Gable nel capolavoro gnostico Via col vento, e, per scriverlo, l'anima nera della Morante di Menzogna e sortilegio: alla fine di tutti i nostri vani desideri, la scoperta vissuta appieno che ce ne potevamo francamente infischiare e non l'abbiamo fatto, vale più del nirvana e del paradiso.
E c'è un modo anche del tutto eroico di vedere la cosa: quello dell'Inoue Yasushi de Il fucile da caccia, dove viene raccontato con rabbia e dolcezza la storia d'amore, e quindi i destini, di un uomo e una donna che vivono, nascosto nella trama apparentemente tranquilla dei rituali commerciali della vita, il lavoro e tutto il resto, il loro dramma: ognuno di loro ha riposto nella persona sbagliata i propri sentimenti; ha riposto male le proprie speranze e i propri desideri. Il loro dramma diviene tragedia: la perdita è radicale e senza redenzione.
Il fucile da caccia è come una di quelle favole in cui viene dispiegata con cura ogni crudeltà, affinché il giovane lettore sia avvertito sulle conseguenze delle nostre scelte. Come in una favola Inoue Yasushi mostra le conseguenze di una mancata scelta, di un difetto di coraggio nell'intraprenderle. I personaggi del suo racconto si rifiutano di scegliere, di fare gli sbagli che una scelta comporta. Rifiutano di vivere un desiderio, un illusione, la vita, per quello che è, e, come i conigli di Adams, si rifugiano nella religione borghese dell'attesa in una redenzione che annichilisca.
Nella raccolta di racconti Amore, apparso un anno dopo l'uscita de Il fucile da caccia, Inoue Yasushi farà almeno un paio di esempi positivi di scelta, che sembrano sempre avvenire in presenza di qualcosa di sacro, cioè di criminosamente terribile.
Nel racconto Giardino di rocce una coppia è in viaggio di nozze: visitano un giardino zen. Il marito, contemplandolo, si perde nei propri ricordi, nel suo perduto amore giovanile, nei propri dispiaceri, nel senso di squallido nulla che è la sua vita; la moglie, sprofonda nel segreto del nulla del giardino, nel suo essere fatto di pietra arida (di niente) e capisce, allora, che deve vivere: lascia il marito.
Ancora più incisivo il racconto La morte, l'amore, le onde. Un uomo e una donna sono in un albergo costruito su una scogliera sperduta e vertiginosa. Sono lì per togliersi la vita. Si incontrano, e si aiuteranno vicendevolmente a morire; si aiuteranno, pur desiderando uno la vita dell'altro, a compiere la loro scelta, a vedere in faccio quello che (cito più o meno Jung) è il segreto della nostra vita: la distruzione. I due si ameranno per sempre.
L'edizione da noi considerata è:
Inoue Yasushi
Il fucile da caccia
Piccola Biblioteca Adelphi - 2008
Amare qualcosa che non c'è, è pur sempre un coraggioso appello alla nostra parte più sana, quella che sa riconoscere la sua maggiore vitalità nella propria capacità di distruzione.
Diversamente, riconoscere che il mondo è (terribilmente) illusione; che è un diabolico inganno, rimane la speranza vana di potere vivere indenni, nell'irresponsabile attesa di una sospensione eterna da questo strazio dell'esistenza. (monumentale è la tetra parodia che Richard Adams, ne La collina dei conigli, fa di questo atteggiamento, descrivendo una colonia di conigli borghesi e religiosissimi, allevati dagli uomini, che, al riparo nelle tane, vivono nella fede che la loro inevitabile macellazione sia anche la numinosa liberazione dall'esistenza.)
Che il mondo sia un inganno; che sia impossibile intravedervi un senso e individuarvi un principio e una verità, è un'idea, certo, irresistibile.
In The Ring and the Book, ricostruzione di un crimine, Robert Browning scopre che è impossibile determinare una verità giudiziaria; il poeta, però, si ribella tenuamente a questa scoperta e, nel finale del libro, trova, sebbene a stento, il colpevole. La traduzione giapponese del poema sarà Rashȏmon, dove il "lieto fine" è censurato, e il racconto si abbandona al piacere intellettuale e spirituale della costatazione che a questo mondo non c'è nulla. Un piacere spirituale, certo, perché nelle regioni dell'anima si avrebbe un altro modo di valutare l'affare, cominciando dal fatto che se non c'è verità alcuna al mondo, nemmeno è vero che non c'è verità alcuna: è un gioco al massacro, ma ne vale la pena.
Certo, per giocarlo, bisogna avere la faccia di Clark Gable nel capolavoro gnostico Via col vento, e, per scriverlo, l'anima nera della Morante di Menzogna e sortilegio: alla fine di tutti i nostri vani desideri, la scoperta vissuta appieno che ce ne potevamo francamente infischiare e non l'abbiamo fatto, vale più del nirvana e del paradiso.
E c'è un modo anche del tutto eroico di vedere la cosa: quello dell'Inoue Yasushi de Il fucile da caccia, dove viene raccontato con rabbia e dolcezza la storia d'amore, e quindi i destini, di un uomo e una donna che vivono, nascosto nella trama apparentemente tranquilla dei rituali commerciali della vita, il lavoro e tutto il resto, il loro dramma: ognuno di loro ha riposto nella persona sbagliata i propri sentimenti; ha riposto male le proprie speranze e i propri desideri. Il loro dramma diviene tragedia: la perdita è radicale e senza redenzione.
Il fucile da caccia è come una di quelle favole in cui viene dispiegata con cura ogni crudeltà, affinché il giovane lettore sia avvertito sulle conseguenze delle nostre scelte. Come in una favola Inoue Yasushi mostra le conseguenze di una mancata scelta, di un difetto di coraggio nell'intraprenderle. I personaggi del suo racconto si rifiutano di scegliere, di fare gli sbagli che una scelta comporta. Rifiutano di vivere un desiderio, un illusione, la vita, per quello che è, e, come i conigli di Adams, si rifugiano nella religione borghese dell'attesa in una redenzione che annichilisca.
Nella raccolta di racconti Amore, apparso un anno dopo l'uscita de Il fucile da caccia, Inoue Yasushi farà almeno un paio di esempi positivi di scelta, che sembrano sempre avvenire in presenza di qualcosa di sacro, cioè di criminosamente terribile.
Nel racconto Giardino di rocce una coppia è in viaggio di nozze: visitano un giardino zen. Il marito, contemplandolo, si perde nei propri ricordi, nel suo perduto amore giovanile, nei propri dispiaceri, nel senso di squallido nulla che è la sua vita; la moglie, sprofonda nel segreto del nulla del giardino, nel suo essere fatto di pietra arida (di niente) e capisce, allora, che deve vivere: lascia il marito.
Ancora più incisivo il racconto La morte, l'amore, le onde. Un uomo e una donna sono in un albergo costruito su una scogliera sperduta e vertiginosa. Sono lì per togliersi la vita. Si incontrano, e si aiuteranno vicendevolmente a morire; si aiuteranno, pur desiderando uno la vita dell'altro, a compiere la loro scelta, a vedere in faccio quello che (cito più o meno Jung) è il segreto della nostra vita: la distruzione. I due si ameranno per sempre.
L'edizione da noi considerata è:
Inoue Yasushi
Il fucile da caccia
Piccola Biblioteca Adelphi - 2008
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