DE FALSU CREDITU
Mickail Sciodolov
La grazia
Le avventure, Pag. 221 Euro 17,00
Continua la riscoperta di classici finora trascurati per negligenza e soprattutto per una forte cesura ideologica. Sciodolov, russo di Mosca, nato nel 1912, dopo un'infanzia trascorsa, sin dalla più tenera età, a tessere le lodi della rivoluzione bolscevica, trovò il coraggio di ribellarsi ad una struttura già fortemente centralizzata e a cercare altre terre ed altre corrispondenze per poter estrinsecare la sua arte di romanziere e commediografo. Approdò a Sanremo dopo molte peripezie.
La traduzione dal russo di Cecilia Aspartova, geniale sin nella conservazione di lemmi ed idiomi del periodi, se non addirittura di inserti pubblicitari (ad esempio: "enimmi" al posto di enigmi; "la ricostituente nazionale Fosfoiodasin", ma tralasciando il riferimento alla pasta dentifricia Kolynos che fa molto sovietico) – ricordiamo che La grazia è del 1940, e fu pubblicato in prima mondiale in Italia, in pieno entusiasmo autarchico e nonostante la ritrosia di regime nei confronti dello "straniero", dà l'esatta percezione dell'afflato personalistico di Sciodolov. Il quale si avventura nella trama con la tenacia e l'ardimento di un esploratore, deciso a recare il contributo di scoperte nello sconfinato arcipelago della individualità umana.
E La grazia, romanzo dal titolo a duplice senso, può essere considerato come l'isola più fertile e felice di un temerario navigatore degli oceani letterari.
L'aspra, inesorabile cronaca della vicenda prende significati acuti e nuovi per le poetiche rivelazioni del misterioso mondo del soprannaturale. Un soprannaturale rivelato non già per mero gioco arabescante, bensì per la rigorosa necessità delle idee, per una più ampia visione delle cose.
La responsabilità dei nostri atti, la conoscenza del peccato, l'oscuro gioco della fatalità, sono i temi fondamentali dentro i quali si agitano alcune persone "catturate vive" dall'autore per le sue crude analisi.
- Laghi attese un poco. Era sicuro d'averla colpita molto efficacemente. Aveva accompagnato le sue parole con una mimica spettacolare, compiendo l'atto di chi leva la mano armata di rivoltella. In silenzio rimase alcuni istanti fermo in quella posa da teatro, il braccio teso, il pugno serrato. Norina lo contemplava attentissima, come chiusa nel cerchio di un'ipnosi d'emozione.
- Due revolverate, pam pam, mi spiego? A questo modo rispose Rosa Centi!
In questo breve passaggio si scorge la tensione ispiratrice della trama che, pur confinando, come si diceva prima, con gli aspetti più soprannaturali del vivere quotidiano, approda ad una dinamica che, di questi tempi, potrebbe essere definita, senza alcuna smentita, noir.
Il romanzo di Sciodolov dunque, scritto e pubblicato in Italia, pur se segnato qua e là da reminiscenze orientali, si stima di per sé come opera meritoria di riqualificazione, in una storia della letteratura italiana finalmente libera dai legacci ideologici e dalle istanze pseudo progressiste che produssero cesure ed emarginazioni anche di intellettuali degni di onore. Tra tutti, la ghettizzazione di un grande filosofo del regime: Giovanni Gentile.
La traduzione dal russo di Cecilia Aspartova, geniale sin nella conservazione di lemmi ed idiomi del periodi, se non addirittura di inserti pubblicitari (ad esempio: "enimmi" al posto di enigmi; "la ricostituente nazionale Fosfoiodasin", ma tralasciando il riferimento alla pasta dentifricia Kolynos che fa molto sovietico) – ricordiamo che La grazia è del 1940, e fu pubblicato in prima mondiale in Italia, in pieno entusiasmo autarchico e nonostante la ritrosia di regime nei confronti dello "straniero", dà l'esatta percezione dell'afflato personalistico di Sciodolov. Il quale si avventura nella trama con la tenacia e l'ardimento di un esploratore, deciso a recare il contributo di scoperte nello sconfinato arcipelago della individualità umana.
E La grazia, romanzo dal titolo a duplice senso, può essere considerato come l'isola più fertile e felice di un temerario navigatore degli oceani letterari.
L'aspra, inesorabile cronaca della vicenda prende significati acuti e nuovi per le poetiche rivelazioni del misterioso mondo del soprannaturale. Un soprannaturale rivelato non già per mero gioco arabescante, bensì per la rigorosa necessità delle idee, per una più ampia visione delle cose.
La responsabilità dei nostri atti, la conoscenza del peccato, l'oscuro gioco della fatalità, sono i temi fondamentali dentro i quali si agitano alcune persone "catturate vive" dall'autore per le sue crude analisi.
- Laghi attese un poco. Era sicuro d'averla colpita molto efficacemente. Aveva accompagnato le sue parole con una mimica spettacolare, compiendo l'atto di chi leva la mano armata di rivoltella. In silenzio rimase alcuni istanti fermo in quella posa da teatro, il braccio teso, il pugno serrato. Norina lo contemplava attentissima, come chiusa nel cerchio di un'ipnosi d'emozione.
- Due revolverate, pam pam, mi spiego? A questo modo rispose Rosa Centi!
In questo breve passaggio si scorge la tensione ispiratrice della trama che, pur confinando, come si diceva prima, con gli aspetti più soprannaturali del vivere quotidiano, approda ad una dinamica che, di questi tempi, potrebbe essere definita, senza alcuna smentita, noir.
Il romanzo di Sciodolov dunque, scritto e pubblicato in Italia, pur se segnato qua e là da reminiscenze orientali, si stima di per sé come opera meritoria di riqualificazione, in una storia della letteratura italiana finalmente libera dai legacci ideologici e dalle istanze pseudo progressiste che produssero cesure ed emarginazioni anche di intellettuali degni di onore. Tra tutti, la ghettizzazione di un grande filosofo del regime: Giovanni Gentile.
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