CLASSICI
Alfredo Ronci
La vertigine dei generi in Mario Soldati: 'La verità sul caso Motta'.
Scriveva anni fa Alberto Arbasino: ... in fondo noi viviamo in una famiglia, abbiamo tre padri, lui [Moravia], Soldati e Brancati; abbiamo tre zii anziani, Gadda, Comisso e Palazzeschi, fratelli di nonni che non sono mai esistiti, e due zii giovani, Bassani e Flaiano.
Dunque lo scrittore di Voghera inseriva nella lista dei padri putativi Mario Soldati del quale, inopinatamente, non amava il grande successo Le lettere da Capri, anche se confessava che il giorno che faccio un romanzo mi viene fuori uguale.
Difficile non volere bene alla letteratura e all'arte in genere di Soldati (recentemente mi sono rivisto Policarpo ufficiale di scrittura, suo film e per il quale Renato Rascel, protagonista, prese il Nastro d'argento): qualcuno ha detto che il 'suo italiano' non dà alla testa, ma va giù come acqua sorgiva.
Metafora efficace, ma che non rende giustizia finale allo scrittore torinese.
Fu intellettuale completo e curioso. Detta curiosità la si percepisce nella sterminata produzione: dal genere storico al giallo, dal melò al tragico, dalla commedia al surreale.
Difficile, nonostante ciò, classificare La verità sul caso Motta. Garboli l'intendeva come critica del giallo che tanto di moda andava negli anni trenta e quaranta (ricordiamo che il romanzo apparve per la prima volta nel 1937, per poi ri-avere vita e sostanza dopo la metà degli anni cinquanta) e del surrealismo fiorente nell'Italia 'magica' e fascista di Bontempelli e Landolfi.
L'edizione da noi considerata (marzo 1967) nella quarta di copertina parla addirittura di una visione contrapposta ai rigidi principi borghesi e cattolici (e quindi fascisti): quella cioè di una favola come metafora dell'opaca, ottusa vita italiana di allora.
Sembra essere La verità sul caso Motta quasi un rompicapo: e può esserlo se si aggiunge al 'chiacchiericcio' sull'opera anche una concezione psicanalitica della vicenda (e non sarebbe male, perché come spiegare il rapporto del protagonista con la madre se non attraverso il complesso di Edipo e, l'amore poi per la sirena, un ritorno al comparto uterino?).
L'avvocato Gino Motta, educato in una famiglia rigida e perbenista, pur avendo qualità e mezzi per affrontare situazioni sentimentali delicate, non ha granché rapporti con le donne. Sfinito da questa interminabile attesa un giorno, incontrata una sirena su un tratto solitario di spiaggia e seguitala, si tuffa nella profondità del mare alla ricerca di una serenità diversa.
Riapparirà in superficie dopo mesi di ricerche, deluso anche dall'oceano e quindi dall'amore per l'altra, irriconoscibile (persino dalla madre) e nell'indugio di una sua riconoscibilità a tutto tondo.
Facile, di fronte a siffatta 'vertigine' di avvenimenti, sputare sentenze: ci verrebbe da pensare, se non fosse limitativo, ma sappiamo che non lo è, soprattutto se si parla di Soldati, ad un gioco di finzione, ad un puro esercizio di stile e di più ad un ulteriore tassello nella geografia politica dell'arte soldatiana.
L'anno, che abbiamo già in precedenza ricordato, può essere un indizio valido, ma non esaustivo: peraltro nel corso del romanzo l'autore ricorre ad un topos letterario, il ritrovamento del diario del protagonista e quindi la pubblicazione da parte di altri, che se può sembrare in una logica di addizione elemento abbondante, non lo è se si tiene conto dell'amore dello scrittore per il plot e per il genere 'scompigliato'.
Figuriamoci, e Arbasino lo confermò inseguito, l'effetto che il libro produsse nella sua nuova 'vita' (1957) quando fu ripubblicato insieme ad altri racconti e che allontanava in modo definitivo e limpido Soldati dalla stretta via di un neorealismo onnipresente.
La verità sul caso Motta rappresenta dunque un unicum: pur accettando il giudizio di altri sullo scrittore torinese, come chi ha visto in lui una chiave solida per avere rispetto del mercato editoriale, perché i romanzi di Soldati rimangono in ogni caso signori-libri, nel caso specifico ci sembra l'autore abbia voluto pretendere abbastanza da sé stesso e dal lettore e offrendo un carosello di situazioni effervescenti, quasi come scoppi di fuochi artificiali.
In ogni caso, per il bene di tutti, un nodo da sciogliere e un senso da scoprire.
L'edizione da noi considerata è:
Mario Soldati
La verità sul caso Motta
Gli Oscar settimanali Mondadori - 1967
Dunque lo scrittore di Voghera inseriva nella lista dei padri putativi Mario Soldati del quale, inopinatamente, non amava il grande successo Le lettere da Capri, anche se confessava che il giorno che faccio un romanzo mi viene fuori uguale.
Difficile non volere bene alla letteratura e all'arte in genere di Soldati (recentemente mi sono rivisto Policarpo ufficiale di scrittura, suo film e per il quale Renato Rascel, protagonista, prese il Nastro d'argento): qualcuno ha detto che il 'suo italiano' non dà alla testa, ma va giù come acqua sorgiva.
Metafora efficace, ma che non rende giustizia finale allo scrittore torinese.
Fu intellettuale completo e curioso. Detta curiosità la si percepisce nella sterminata produzione: dal genere storico al giallo, dal melò al tragico, dalla commedia al surreale.
Difficile, nonostante ciò, classificare La verità sul caso Motta. Garboli l'intendeva come critica del giallo che tanto di moda andava negli anni trenta e quaranta (ricordiamo che il romanzo apparve per la prima volta nel 1937, per poi ri-avere vita e sostanza dopo la metà degli anni cinquanta) e del surrealismo fiorente nell'Italia 'magica' e fascista di Bontempelli e Landolfi.
L'edizione da noi considerata (marzo 1967) nella quarta di copertina parla addirittura di una visione contrapposta ai rigidi principi borghesi e cattolici (e quindi fascisti): quella cioè di una favola come metafora dell'opaca, ottusa vita italiana di allora.
Sembra essere La verità sul caso Motta quasi un rompicapo: e può esserlo se si aggiunge al 'chiacchiericcio' sull'opera anche una concezione psicanalitica della vicenda (e non sarebbe male, perché come spiegare il rapporto del protagonista con la madre se non attraverso il complesso di Edipo e, l'amore poi per la sirena, un ritorno al comparto uterino?).
L'avvocato Gino Motta, educato in una famiglia rigida e perbenista, pur avendo qualità e mezzi per affrontare situazioni sentimentali delicate, non ha granché rapporti con le donne. Sfinito da questa interminabile attesa un giorno, incontrata una sirena su un tratto solitario di spiaggia e seguitala, si tuffa nella profondità del mare alla ricerca di una serenità diversa.
Riapparirà in superficie dopo mesi di ricerche, deluso anche dall'oceano e quindi dall'amore per l'altra, irriconoscibile (persino dalla madre) e nell'indugio di una sua riconoscibilità a tutto tondo.
Facile, di fronte a siffatta 'vertigine' di avvenimenti, sputare sentenze: ci verrebbe da pensare, se non fosse limitativo, ma sappiamo che non lo è, soprattutto se si parla di Soldati, ad un gioco di finzione, ad un puro esercizio di stile e di più ad un ulteriore tassello nella geografia politica dell'arte soldatiana.
L'anno, che abbiamo già in precedenza ricordato, può essere un indizio valido, ma non esaustivo: peraltro nel corso del romanzo l'autore ricorre ad un topos letterario, il ritrovamento del diario del protagonista e quindi la pubblicazione da parte di altri, che se può sembrare in una logica di addizione elemento abbondante, non lo è se si tiene conto dell'amore dello scrittore per il plot e per il genere 'scompigliato'.
Figuriamoci, e Arbasino lo confermò inseguito, l'effetto che il libro produsse nella sua nuova 'vita' (1957) quando fu ripubblicato insieme ad altri racconti e che allontanava in modo definitivo e limpido Soldati dalla stretta via di un neorealismo onnipresente.
La verità sul caso Motta rappresenta dunque un unicum: pur accettando il giudizio di altri sullo scrittore torinese, come chi ha visto in lui una chiave solida per avere rispetto del mercato editoriale, perché i romanzi di Soldati rimangono in ogni caso signori-libri, nel caso specifico ci sembra l'autore abbia voluto pretendere abbastanza da sé stesso e dal lettore e offrendo un carosello di situazioni effervescenti, quasi come scoppi di fuochi artificiali.
In ogni caso, per il bene di tutti, un nodo da sciogliere e un senso da scoprire.
L'edizione da noi considerata è:
Mario Soldati
La verità sul caso Motta
Gli Oscar settimanali Mondadori - 1967
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