DE FALSU CREDITU
Sara Simeoni
Le mie memorie
Edizioni sport & rimembranze, Pag. 200 Euro 16,00
Confessioni inusuali. Non perché raccontino chissà cosa, ma perché in Italia la tradizione del giornalismo sportivo, tranne rarissime eccezioni, al femminile poi, difetta. In Europa, soprattutto nell'area della ex Unione Sovietica, la materia non solo è all'ordine del giorno, ma spesso per vendite e riscontri può competere con la letteratura più blasonata. Pensiamo al bestseller lituano di Christa Vahelensieck Maailmarekordi (trad.ital. I record del mondo) che pare abbia venduto in patria più di un milione di copie o al seminale, per mole di informazione e capacità narrativa , Defekte Meister (non ancora stampato in Italia ma che potremmo tradurre approssimativamente Campioni acciaccati) della tedesca, ex saltatrice in lungo della DDR, Ulrike Brüme.
Nel caso specifico, abbiamo una ex primatista del mondo che si cimenta con le proprie memorie sportive e quel che alla fine ci consegna è un quadro d'insieme a volte coinvolgente, a volte entusiasmante, a volte involontariamente comico che però nel complesso colma una lacuna anche storica, dal momento che nulla si aveva di così retroattivo in materia di atletica leggera , almeno in Italia. (in Croazia, paradossalmente, siamo già oltre: l'ultrasettantenne Kies Topovitch ha appena dato alle stampe Nova Generatzia, singolare antologia di ritratti dei nuovi campioni emergenti in terra della ex Jugoslavia).
L'atleta veronese (anzi di Rivoli veronese)che, prima dell'avvento della Lega in terra democristiana, tentò, successivamente ai fasti olimpici, anche la carta della politica, coadiuvata dalla giornalista Alessandra D'Alisera (figlia d'arte, se mi si consente l'appunto, dal momento che il padre, Domenico, fu un modesto saltatore di asta ai tempi della Sara) enumera via via le sue prestazioni migliori, i suoi record accompagnando la cronaca con dovute testimonianze di stima, come quella della sua rivale di sempre Rosemarie Ackerman (Con la Simeoni mi sono trovata bene fin dal primo momento, perché sa apprezzare e riconoscere i sentimenti delle altre. Sara ha anticipato l'evoluzione della specialità... pag.77)o quella del giornalista Gianni Merlo (La Simeoni è forse l'ultima interprete di uno sport romantico. Le sue lacrime di gioia hanno inondato il cuore di tutti gli spettatori: ne sentiremo la mancanza... pag.81).
Ai ricordi più felici inevitabilmente si accompagnano i momenti più tristi e quelli involontariamente comici, come la sua "personale" disavventura fantozziana durante la Coppa Europa di Torino. Durante la cena di addio alla manifestazione il maïtre salutò l'ingresso della neo primatista di maratona, la francese Chantal Langlacé, scandendo sillaba per sillaba il cognome. La nostra atleta credendo fosse una nuova portata esclamò alla vicina di tavola, l'erculea giavellottista della DDR, Martina Beyer: Oh j'adore la creme au grand marnier (pag.125). Fu zittita da un mormorio improvviso di disapprovazione. Rossa in viso ( si apprezza al riguardo l'assoluta freschezza della narrazione, chissà se dovuta alla protagonista o alla D'Alisera) e turbata nell'animo, con piglio però tipicamente veneto, pronunciò un detto veneziano a lei caro: La parola non xe mal dita, co no la xe mal intesa...pag.126 (le parole non sono mal dette se non sono mal capite).
Al di là della boutade ci rimane un libro per certi versi prezioso e, come dicevamo in testa, per i nostri lidi, abbastanza inusuale. Ci si augura che possa essere l'inizio di una nuova tradizione. Non ci dispiacerebbe leggere le disavventure, per esempio, di un Mennea, poco prima di appendere le scarpe al chiodo, le turbe emotive di un Marcello Fiasconaro alle prese con la nostra federazione di atletica, o gli inciuci dei giudici di linea nel regalare centimetri ai salti del nostro Evangelisti.
Perché poi sulle nefandezze delle strutture organizzative molto è stato già detto. Pensiamo al sequestratissimo Rannsachad adhartach (anche qui approssimativamente tradotto in Ricerche avanzate) del giornalista scozzese-gaelico Deolban Eòlaire che punta il dito sull'uso sfrenato di anticoagulanti nel sangue. Meditiamo.
Nel caso specifico, abbiamo una ex primatista del mondo che si cimenta con le proprie memorie sportive e quel che alla fine ci consegna è un quadro d'insieme a volte coinvolgente, a volte entusiasmante, a volte involontariamente comico che però nel complesso colma una lacuna anche storica, dal momento che nulla si aveva di così retroattivo in materia di atletica leggera , almeno in Italia. (in Croazia, paradossalmente, siamo già oltre: l'ultrasettantenne Kies Topovitch ha appena dato alle stampe Nova Generatzia, singolare antologia di ritratti dei nuovi campioni emergenti in terra della ex Jugoslavia).
L'atleta veronese (anzi di Rivoli veronese)che, prima dell'avvento della Lega in terra democristiana, tentò, successivamente ai fasti olimpici, anche la carta della politica, coadiuvata dalla giornalista Alessandra D'Alisera (figlia d'arte, se mi si consente l'appunto, dal momento che il padre, Domenico, fu un modesto saltatore di asta ai tempi della Sara) enumera via via le sue prestazioni migliori, i suoi record accompagnando la cronaca con dovute testimonianze di stima, come quella della sua rivale di sempre Rosemarie Ackerman (Con la Simeoni mi sono trovata bene fin dal primo momento, perché sa apprezzare e riconoscere i sentimenti delle altre. Sara ha anticipato l'evoluzione della specialità... pag.77)o quella del giornalista Gianni Merlo (La Simeoni è forse l'ultima interprete di uno sport romantico. Le sue lacrime di gioia hanno inondato il cuore di tutti gli spettatori: ne sentiremo la mancanza... pag.81).
Ai ricordi più felici inevitabilmente si accompagnano i momenti più tristi e quelli involontariamente comici, come la sua "personale" disavventura fantozziana durante la Coppa Europa di Torino. Durante la cena di addio alla manifestazione il maïtre salutò l'ingresso della neo primatista di maratona, la francese Chantal Langlacé, scandendo sillaba per sillaba il cognome. La nostra atleta credendo fosse una nuova portata esclamò alla vicina di tavola, l'erculea giavellottista della DDR, Martina Beyer: Oh j'adore la creme au grand marnier (pag.125). Fu zittita da un mormorio improvviso di disapprovazione. Rossa in viso ( si apprezza al riguardo l'assoluta freschezza della narrazione, chissà se dovuta alla protagonista o alla D'Alisera) e turbata nell'animo, con piglio però tipicamente veneto, pronunciò un detto veneziano a lei caro: La parola non xe mal dita, co no la xe mal intesa...pag.126 (le parole non sono mal dette se non sono mal capite).
Al di là della boutade ci rimane un libro per certi versi prezioso e, come dicevamo in testa, per i nostri lidi, abbastanza inusuale. Ci si augura che possa essere l'inizio di una nuova tradizione. Non ci dispiacerebbe leggere le disavventure, per esempio, di un Mennea, poco prima di appendere le scarpe al chiodo, le turbe emotive di un Marcello Fiasconaro alle prese con la nostra federazione di atletica, o gli inciuci dei giudici di linea nel regalare centimetri ai salti del nostro Evangelisti.
Perché poi sulle nefandezze delle strutture organizzative molto è stato già detto. Pensiamo al sequestratissimo Rannsachad adhartach (anche qui approssimativamente tradotto in Ricerche avanzate) del giornalista scozzese-gaelico Deolban Eòlaire che punta il dito sull'uso sfrenato di anticoagulanti nel sangue. Meditiamo.
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