CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Merkel sceglie Draghi, i tedeschi scelgono la Pavone: 'Ihre Größten hits'

Ai tedeschi il compito di antologizzare, a noi italiani quello di fare i conti col nazional-popolare. Sulla cui utilità sarebbe noioso soffermarsi perché vale il principio che non di solo pane si vive. Poi qui abbiamo la Pavone, che volente o nolente, ha rappresentato un modello di riferimento per un'intera generazione: sbarazzina e inconcludente? Andiamoci piano. Innanzi tutto un talento sconfinato che se fosse nata negli USA avrebbe fatto il botto (anche se poi si è difesa bene in Europa e in America latina), poi perfetto trait d'union tra la voglia di dimenticare definitivamente la guerra e i nuovi problemi dell'Italia Repubblicana.
Ihre Größten hits, prodotto realizzato e pensato in Germania, offre un bel panorama del tempo che fu, ed inanella una serie di formidabili hits (in inglese, italiano e ovviamente tedesco) che furono una sorta di marchio indelebile dei 'formidabili anni sessanta'.
Andiamo con ordine.
Vi sono i successi più famosi in versione italiana: 'Datemi un martello', 'Alla mia età', 'Il geghegè', 'Che m'importa del mondo', 'Come te non c'è nessuno', 'Lui' (che ritengo di straordinaria fascinazione, monumento alla memoria 'estiva' del nostro paese). Ci sono hits riprodotti in lingua tedesca, come 'La partita di pallone' che diventa 'Okay Okay' o 'Viva la pappa col pomodoro' che diventa 'Ich frage meinen Papa', e ci sono vere e proprie chicche mai apparse in cd, ed alcune mai apparse in assoluto.
E son proprio quest'ultime ad aiutarci meno: cioè del perché il nazional popolare diventa non più strumento di rappresentazione sociale, ma banalità della materia, in questo preciso caso musicale, e foraggio per una figurazione del luogo comune. Basterebbero i titoli per capire il senso: 'Arrivederci Hans', 'Bene bene bene', 'Peppino aus Torino', 'Ein Sunny-Boy und ein Signorina', dove la glossa è la riproducibilità della convenzionalità da immigrazione, dove la cultura ahimé ristagna saecula saeculorum.
Paradossalmente dunque lo sfizio e l'opera meritoria della discografia tedesca sono l'aspetto meno convincente di un lavoro che presenta anche altri aspetti, come le canzoni in inglese (e la pronuncia della Pavone, noi che veniamo dalla provincia dell'Impero, non ci sembra del tutto 'accia' o esima) che testimoniano una duttilità dell'artista che era merce rara nel nostro paese semiaddormentato: 'Too many' per esempio, 'Little by little', 'Remember me' e 'Just once more'.
Potremmo chiudere l'elenco con la strafamosa 'Gira gira' (traduzione dell'immortale hit delle Supremes 'Reach out I'll be there') che in qualche modo fu davvero l'ultimo successone della Pavone e l'inizio, forse e purtroppo, del viale del tramonto.
Ora l'artista ha appeso le scarpette al chiodo (dove si appende l'ugola?): delitto per chi avrebbe potuto dire ancora qualcosa nel suo angolino di artista 'superata', mentre golem immarcescibili del nazional-popolariato più infimo strombazzano a destra a manca per 'sto paese di nostalgici sessantini nella speranza di un'eterna giovinezza. Quando giovini forse non son stati mai.
Rita Pavone
Ihre Größten hits
BMG - 2011
Ihre Größten hits, prodotto realizzato e pensato in Germania, offre un bel panorama del tempo che fu, ed inanella una serie di formidabili hits (in inglese, italiano e ovviamente tedesco) che furono una sorta di marchio indelebile dei 'formidabili anni sessanta'.
Andiamo con ordine.
Vi sono i successi più famosi in versione italiana: 'Datemi un martello', 'Alla mia età', 'Il geghegè', 'Che m'importa del mondo', 'Come te non c'è nessuno', 'Lui' (che ritengo di straordinaria fascinazione, monumento alla memoria 'estiva' del nostro paese). Ci sono hits riprodotti in lingua tedesca, come 'La partita di pallone' che diventa 'Okay Okay' o 'Viva la pappa col pomodoro' che diventa 'Ich frage meinen Papa', e ci sono vere e proprie chicche mai apparse in cd, ed alcune mai apparse in assoluto.
E son proprio quest'ultime ad aiutarci meno: cioè del perché il nazional popolare diventa non più strumento di rappresentazione sociale, ma banalità della materia, in questo preciso caso musicale, e foraggio per una figurazione del luogo comune. Basterebbero i titoli per capire il senso: 'Arrivederci Hans', 'Bene bene bene', 'Peppino aus Torino', 'Ein Sunny-Boy und ein Signorina', dove la glossa è la riproducibilità della convenzionalità da immigrazione, dove la cultura ahimé ristagna saecula saeculorum.
Paradossalmente dunque lo sfizio e l'opera meritoria della discografia tedesca sono l'aspetto meno convincente di un lavoro che presenta anche altri aspetti, come le canzoni in inglese (e la pronuncia della Pavone, noi che veniamo dalla provincia dell'Impero, non ci sembra del tutto 'accia' o esima) che testimoniano una duttilità dell'artista che era merce rara nel nostro paese semiaddormentato: 'Too many' per esempio, 'Little by little', 'Remember me' e 'Just once more'.
Potremmo chiudere l'elenco con la strafamosa 'Gira gira' (traduzione dell'immortale hit delle Supremes 'Reach out I'll be there') che in qualche modo fu davvero l'ultimo successone della Pavone e l'inizio, forse e purtroppo, del viale del tramonto.
Ora l'artista ha appeso le scarpette al chiodo (dove si appende l'ugola?): delitto per chi avrebbe potuto dire ancora qualcosa nel suo angolino di artista 'superata', mentre golem immarcescibili del nazional-popolariato più infimo strombazzano a destra a manca per 'sto paese di nostalgici sessantini nella speranza di un'eterna giovinezza. Quando giovini forse non son stati mai.
Rita Pavone
Ihre Größten hits
BMG - 2011
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