DE FALSU CREDITU
Mauro Erràti Stràculi
Mingo!Mingo!
Le Techerài-Techeràste-Techerà Editrici, Pag. 954+dvd Euro 19,77
Quanti libri inutili e vani escono ogni anno! Quanta foga, nell'editoria stravenduta alla ricerca del "caso", per quanto sporcaccioncello o compromesso con i peggiori arnesi del regime, nell'accaparrarsi i prodotti più vendibili e spendibili sull'altare di Mammona-mercato! E quanta sofferenza si genera, nel Lettore avvertito, nel Lettore che sa trasferire nella propria coscientizzazione e cultura l'insulto delle pressioni pseudoliberali e libertarie, in questo scialo che nulla ha di montaliano, e dunque di riscatto poetico e di fulgorazione conoscitiva, al pensiero dell'ennesima fetta di foresta amazzonica in pasto alla cessocultura satolla dei romanzaròli romaneschi, dei sedicenti saggisti che rimasticano - chi non mìstica (fascista!) non màstica! - il vecchiume italiota o il modaiolismo dell'ultimissima voga transoceanica o fu-terzomondista-stronza! Senza dire degli incapaci che non possono né vogliono staccarsi dalla trama "polar" o "noir" come biglietto d'ingresso al bessèllero di tradizione statunitense o italiancopiaròla, nella speranza di bissàre il successo (il suc/cesso!!!) di vendite (e di critica. Di critica!!!) di quelli che una volta cara grazia se li avrebbero venduti nelle edicole delle stazioni (e adesso meritano i marchi più pregiati! E il plauso dei radical-chic (maledetti!!!)), o dei comici del varietà riciclatisi per fortuna o meglio culo come capi-lista delle (sciagurate!!!) classifiche sugli inserti (insetti!!! E nemmeno cafchiani!!!!) settimanal-librari dei giornali fiacchi d'una destra-sinistra ormai tragicomicamente omologata in ogni particolare, preludio a quel governissimo preconizzato da ogni parte e anzi desiderato e delibato, in particolare dalla sinistra-cesso che in-cess-antemente chiede di governare il Paese senza progetti ma con tante velleità e presunzioni. Signori, siamo alla frutta!
Meno male che, in tanta desolazione libercomercatante e tracotante di niente, in questo strapaesaggio con figure (stinte. Stronze!) postweimariane, si evidenziano questi due volumi in cofanetto, che raccontano, con un accento di verità che oltrepassa qualsiasi inciucio, e ricorda come spinta morale il giovane Marx, la non-carriera di un non-attore che, offerto d'un "carosello" quando questa esiziale trasmissione inaugurò l'americanizzazione delle masse italiote, ebbe il nerbo di rifiutare, sottraendosi al giogo-ricatto dell'integrato e dell'integrazione, invece scegliendo il teatro più vero, di nicchia, quindi insultato, sputato, rifiutato dalla piccola e media borghesia che determinava il gusto e anzi la sua involuzione - e però quanto duraturo e presago presso le vere e nuove élites intellettuali, quelle che Pasolini identificava e alle quali si rivolgeva col suo cinema di rottura: quelle che venivano dal proletariato più autentico, e dai settori della borghesia illuminata. Difatti gli spettacoli messi in scena da Totóre Sentifumo - è il nome del Nostro - segnarono come una pietra di paragone un'epoca: elenchiamo solo Grano rosso, Le arance rosse, I titoli rossi dei nostri giornali, per individuare i nuclei tematici che ressero e reggono l'indimenticabile fioritura di drammaturgia che ricompensò il Teatrante della rinuncia (ben fatta!!!) ai facili guadagni e alla facile ma precaria fama di quella pubblicità sostegno del capitale mortifero, che purtroppo viene esaltata da taluni pseudointellettuali della cosiddetta "sinistra", incapaci di vedere nell'involuzione che seguono un segno dei tempi marci che ci segnano e li segnano, nella loro bassezza tesa tutta a riciclarsi diluendo le loro originarie ideologie in una plastilina-merda buona ad assumere qualsiasi forma.
Invece il Nostro obietta: rimasto senza un soldo - coraggiosamente aveva investito del suo in una intelligente programmazione, che proprio perciò non aveva avuto alcuna risonanza - piuttosto che darsi alla pubblicità, e intonare quel "Ringo! Ringo!" che avrebbe dovuto sostenere le vendite d'una carne in scatola, preferisce partecipare a un film autoprodotto, di circolazione soprattutto nelle sale alternative e nei circuiti politicamente corretti, che rifa il verso all'americanismo di maniera, e si offre come sostanziale proposta "altra" all'omologazione: proprio quel Mingo! Mingo! che intitola il lungo regesto che Erràti Stràculi, Autore con Noi di Caro Sello - La pubblicità dalle origini ai nostri giorni, gli dedica, onorandolo come merita. Infatti: mentre Ringo è il cantore dell'ideologismo americanista e fordista (Babbitt!) che esalta i distruttori della nazione indiana e, come Pimlico con gli stalloni, titìlla al godimento (falso!) del bene di consumo e ne agevola la diffusione, e la conseguente rapace esploitazione della natura vista come inesauribile, Mingo che ne è la (geniale! Divertentissima!) parodia, combatte con armi di piscio il cesso capitalista, in un tripudio "de corregge et cum tanta abundanzia de merda" (Cellini) da ingorgare omeopaticamente le foci (le feci! Le feci!!!) della società lutulenta. Vero Bertoldo e trascrizione, scrostata d'ogni stronzìsmo vanzinàro, di Bombolo, il Nostro lancia il suo terribile e inquietante grido antipotere (Palazzo!!!) schizzando i suoi simboli più sacri (cioè, etimologicamente, esecrabili: auri sacra fames!) con le sue abbondanti acque, che assumono una funzione lustrale, di dilavamento popolare e mai volgare dalle scorie capitalborghesi. E memorabile, in questo contesto, è la scena in cui Mingo supereroe (superato in grottesco non tanto dal fantocciano pupazzo, miliardario e costanzo-compromesso, quanto dal (purtroppo revisionista) Superciuk magnus-bunkeriano) gragnuòla col suo umore paglierino una schidionata di treperdue primi-e-ultimi-prezzi offerte speciali esclusivi-di-massa: è la corrosiva scena delle "torte in faccia" nel bellissimo e indimeticato La torta in cielo di Lino Dal Fra'.
Non stupisce, dunque, che oggi Sentifumo sia un dimenticato, un fossile d'un'era che il potere fa di tutto per svillaneggiare e seppellire, e che fu invece "formidabile", come direbbe uno dei suoi protagonisti (però poi di suc-cesso): e allora doppiamente meritoria è la fatica di Stràculi, che ne rinverdisce la memoria e ne sostanzia i casi, sì da darsi come memoria surrogata d'un mondo che, di memoria, ne ha "bisogno urgente". E chi vuol capire, capisca. Se no, è uno stronzo!!!
Meno male che, in tanta desolazione libercomercatante e tracotante di niente, in questo strapaesaggio con figure (stinte. Stronze!) postweimariane, si evidenziano questi due volumi in cofanetto, che raccontano, con un accento di verità che oltrepassa qualsiasi inciucio, e ricorda come spinta morale il giovane Marx, la non-carriera di un non-attore che, offerto d'un "carosello" quando questa esiziale trasmissione inaugurò l'americanizzazione delle masse italiote, ebbe il nerbo di rifiutare, sottraendosi al giogo-ricatto dell'integrato e dell'integrazione, invece scegliendo il teatro più vero, di nicchia, quindi insultato, sputato, rifiutato dalla piccola e media borghesia che determinava il gusto e anzi la sua involuzione - e però quanto duraturo e presago presso le vere e nuove élites intellettuali, quelle che Pasolini identificava e alle quali si rivolgeva col suo cinema di rottura: quelle che venivano dal proletariato più autentico, e dai settori della borghesia illuminata. Difatti gli spettacoli messi in scena da Totóre Sentifumo - è il nome del Nostro - segnarono come una pietra di paragone un'epoca: elenchiamo solo Grano rosso, Le arance rosse, I titoli rossi dei nostri giornali, per individuare i nuclei tematici che ressero e reggono l'indimenticabile fioritura di drammaturgia che ricompensò il Teatrante della rinuncia (ben fatta!!!) ai facili guadagni e alla facile ma precaria fama di quella pubblicità sostegno del capitale mortifero, che purtroppo viene esaltata da taluni pseudointellettuali della cosiddetta "sinistra", incapaci di vedere nell'involuzione che seguono un segno dei tempi marci che ci segnano e li segnano, nella loro bassezza tesa tutta a riciclarsi diluendo le loro originarie ideologie in una plastilina-merda buona ad assumere qualsiasi forma.
Invece il Nostro obietta: rimasto senza un soldo - coraggiosamente aveva investito del suo in una intelligente programmazione, che proprio perciò non aveva avuto alcuna risonanza - piuttosto che darsi alla pubblicità, e intonare quel "Ringo! Ringo!" che avrebbe dovuto sostenere le vendite d'una carne in scatola, preferisce partecipare a un film autoprodotto, di circolazione soprattutto nelle sale alternative e nei circuiti politicamente corretti, che rifa il verso all'americanismo di maniera, e si offre come sostanziale proposta "altra" all'omologazione: proprio quel Mingo! Mingo! che intitola il lungo regesto che Erràti Stràculi, Autore con Noi di Caro Sello - La pubblicità dalle origini ai nostri giorni, gli dedica, onorandolo come merita. Infatti: mentre Ringo è il cantore dell'ideologismo americanista e fordista (Babbitt!) che esalta i distruttori della nazione indiana e, come Pimlico con gli stalloni, titìlla al godimento (falso!) del bene di consumo e ne agevola la diffusione, e la conseguente rapace esploitazione della natura vista come inesauribile, Mingo che ne è la (geniale! Divertentissima!) parodia, combatte con armi di piscio il cesso capitalista, in un tripudio "de corregge et cum tanta abundanzia de merda" (Cellini) da ingorgare omeopaticamente le foci (le feci! Le feci!!!) della società lutulenta. Vero Bertoldo e trascrizione, scrostata d'ogni stronzìsmo vanzinàro, di Bombolo, il Nostro lancia il suo terribile e inquietante grido antipotere (Palazzo!!!) schizzando i suoi simboli più sacri (cioè, etimologicamente, esecrabili: auri sacra fames!) con le sue abbondanti acque, che assumono una funzione lustrale, di dilavamento popolare e mai volgare dalle scorie capitalborghesi. E memorabile, in questo contesto, è la scena in cui Mingo supereroe (superato in grottesco non tanto dal fantocciano pupazzo, miliardario e costanzo-compromesso, quanto dal (purtroppo revisionista) Superciuk magnus-bunkeriano) gragnuòla col suo umore paglierino una schidionata di treperdue primi-e-ultimi-prezzi offerte speciali esclusivi-di-massa: è la corrosiva scena delle "torte in faccia" nel bellissimo e indimeticato La torta in cielo di Lino Dal Fra'.
Non stupisce, dunque, che oggi Sentifumo sia un dimenticato, un fossile d'un'era che il potere fa di tutto per svillaneggiare e seppellire, e che fu invece "formidabile", come direbbe uno dei suoi protagonisti (però poi di suc-cesso): e allora doppiamente meritoria è la fatica di Stràculi, che ne rinverdisce la memoria e ne sostanzia i casi, sì da darsi come memoria surrogata d'un mondo che, di memoria, ne ha "bisogno urgente". E chi vuol capire, capisca. Se no, è uno stronzo!!!
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