DE FALSU CREDITU
Paul Silhesy
No martirio no party
Buiacca edizioni, Pag. 217 Euro 17,40
Pochi sanno che il giovane Enrico Berlinguer, nel lontano 1947, additò come esempi alle ragazze comuniste, accorse ad ascoltare il discorso del futuro segretario del PCI, la staffetta partigiana Irma Bandiera e Maria Goretti, che proprio in quei giorni veniva beatificata da Pio XII. Ed è significativo che allora quella "segnalazione" così poco laica passò del tutto sotto silenzio. Come passò sotto silenzio la collaborazione che Alberto Moravia offrì alla sceneggiatura de Il cielo sulla palude di Augusto Genina, film del 1949 che col suo straordinario successo preparò il clima della canonizzazione della piccola santa di Nettuno.
Due esempi di come una sorta di "compromesso storico", ancor prima delle sbandierature tutte politiche della fine degli anni settanta e degli inizi degli ottanta, attraversasse già la cultura italiana e che comunque offrisse spazi di comunicazione e anche di riconoscimento dei valori e degli ideali reciproci.
Paul Silhesy, studioso ultraottantenne di Manchester, ma residente in Italia da più di quarant'anni, ha ben delineato questa trasversalità catto-comunista, riportando episodi e momenti della nostra storia che, sotto l'apparenza di uno scontro politico generazionale ed inevitabile, in realtà sottintendevano, pur nelle forte polemiche, piccoli spazi di dialogo e comprensione delle ragioni altrui. Anche se spesso risoltisi in un nulla di fatto per resistenze più che ideologhe di pura facciata. Come per esempio nel 1951, quando Porfirio Sensi, allora molto vicino all'entourage di Palmiro Togliatti, segnalò, proprio in considerazione e nel ricordo del celebre comizio del giovanissimo Berlinguer, la vicenda della pastorella (Pasture' come deliziosamente veniva chiamata dagli abitanti di Santa Maria del Fiato, ameno paesino alle falde del monte Pasuvio) Crinide Dolente (nomen omen verrebbe da dire!) che, violentata, all'età di tredici anni, da un suo coetaneo, tale Mario Mieli, negli oscuri anfratti del magazzino salsicce di una Festa dell'Unità, poco prima di spegnersi per il dolore e la vergogna, pronunciò, come pare ebbe a fare la santa Goretti, parole di perdono nei confronti dell'aggressore. Purtroppo l'interessamento del Sensi non procurò alla giovane vittima né gloria né santificazione. Le alte gerarchie ecclesiastiche rivelarono, con assoluta rapidità ma anche con inusitata durezza, l'adesione dei genitori, Pasquale Dolente e Anna Maria Del Sale al Partito Comunista Italiano. Di conseguenza, pur nella tragedia di una perdita così inestimabile, anche scomunicati e isolati dal resto della comunità fiatese.
L'ironico titolo del saggio intende in qualche modo puntare il dito contro le canonizzazioni di comodo (e sul punto già Giordano Bruno Guerri col suo studio anti-retorico sulla santa di Nettuno Povera santa, povero assassino – Mondadori - aveva espresso "acide" considerazioni; per non parlare poi del lavoro di Nino Collinella, apparso in concomitanza con la battaglia per l'introduzione dell'aborto in Italia, In hoc signo vinces, dove si esprimevano reprimende sui "facili" martirii) e contro una certa attitudine tutta clericale di dividere le istanze in diavolo e acqua santa.
Il caso della vergine Crinide Dolente fu il più eclatante, anche per l'interessamento, come avevamo detto, di Porfirio Sensi, uomo di calibro del partito comunista di allora, ma altri episodi, più o meno sconosciuti segnarono la cronaca dei primi decenni del dopoguerra.
Paul Silhesy dunque riapre una ferita, ma non si capisce perché un testo del genere sia uscito ora, negli anni del pontificato Ratzinger, quando il predecessore Woitila usò "l'arma" della canonizzazione con una certa, secondo alcuni, leggerezza.
Due esempi di come una sorta di "compromesso storico", ancor prima delle sbandierature tutte politiche della fine degli anni settanta e degli inizi degli ottanta, attraversasse già la cultura italiana e che comunque offrisse spazi di comunicazione e anche di riconoscimento dei valori e degli ideali reciproci.
Paul Silhesy, studioso ultraottantenne di Manchester, ma residente in Italia da più di quarant'anni, ha ben delineato questa trasversalità catto-comunista, riportando episodi e momenti della nostra storia che, sotto l'apparenza di uno scontro politico generazionale ed inevitabile, in realtà sottintendevano, pur nelle forte polemiche, piccoli spazi di dialogo e comprensione delle ragioni altrui. Anche se spesso risoltisi in un nulla di fatto per resistenze più che ideologhe di pura facciata. Come per esempio nel 1951, quando Porfirio Sensi, allora molto vicino all'entourage di Palmiro Togliatti, segnalò, proprio in considerazione e nel ricordo del celebre comizio del giovanissimo Berlinguer, la vicenda della pastorella (Pasture' come deliziosamente veniva chiamata dagli abitanti di Santa Maria del Fiato, ameno paesino alle falde del monte Pasuvio) Crinide Dolente (nomen omen verrebbe da dire!) che, violentata, all'età di tredici anni, da un suo coetaneo, tale Mario Mieli, negli oscuri anfratti del magazzino salsicce di una Festa dell'Unità, poco prima di spegnersi per il dolore e la vergogna, pronunciò, come pare ebbe a fare la santa Goretti, parole di perdono nei confronti dell'aggressore. Purtroppo l'interessamento del Sensi non procurò alla giovane vittima né gloria né santificazione. Le alte gerarchie ecclesiastiche rivelarono, con assoluta rapidità ma anche con inusitata durezza, l'adesione dei genitori, Pasquale Dolente e Anna Maria Del Sale al Partito Comunista Italiano. Di conseguenza, pur nella tragedia di una perdita così inestimabile, anche scomunicati e isolati dal resto della comunità fiatese.
L'ironico titolo del saggio intende in qualche modo puntare il dito contro le canonizzazioni di comodo (e sul punto già Giordano Bruno Guerri col suo studio anti-retorico sulla santa di Nettuno Povera santa, povero assassino – Mondadori - aveva espresso "acide" considerazioni; per non parlare poi del lavoro di Nino Collinella, apparso in concomitanza con la battaglia per l'introduzione dell'aborto in Italia, In hoc signo vinces, dove si esprimevano reprimende sui "facili" martirii) e contro una certa attitudine tutta clericale di dividere le istanze in diavolo e acqua santa.
Il caso della vergine Crinide Dolente fu il più eclatante, anche per l'interessamento, come avevamo detto, di Porfirio Sensi, uomo di calibro del partito comunista di allora, ma altri episodi, più o meno sconosciuti segnarono la cronaca dei primi decenni del dopoguerra.
Paul Silhesy dunque riapre una ferita, ma non si capisce perché un testo del genere sia uscito ora, negli anni del pontificato Ratzinger, quando il predecessore Woitila usò "l'arma" della canonizzazione con una certa, secondo alcuni, leggerezza.
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