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CINEMA E MUSICA

Alfredo Ronci

Repertorio immortale, interprete prodigiosa: 'Canzone napulitana' di Lina Sastri.

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Non è la prima volta che la Sastri, attrice intensa, si dedica alla canzone napulitana: e i risultati sono sempre stati altrettanto intensi. Stavolta con l'aiuto di Vincenzo Mollica (gli si può dire tutto, che le sue critiche musicali sono solo marchette, ma l'uomo ha una sensibilità fuori del comune. Come quando curò la collana di cd musicali dedicati ai nostri più grandi attori) che le cuce addosso un dvd delle sue apparizioni televisive e, con un gruppo selezionato di musicisti di talento finissimo che l'accompagna in un disco memorabile, la Sastri, al suo meglio, ci regala una perla di inestimabile valore.

Qualcuno dirà: ancora co' sta pippa della musica napoletana? Eh sì, ma siamo fortunati che ogni tanto qualche artista di intelligenza superiore si accosti a questo repertorio unico al mondo. Se si esclude, ma solo per brevità, gli innumerevoli interpreti 'indigeni' che rappresentano comunque una realtà non ignorabile (chiamateli come volete, nuovi melodici, o chissà cosa), dobbiamo ringraziare la passione di un pugno di irriducibili se in questi anni abbiamo raccolto dischi di struggente bellezza. A cominciare dalla meravigliosa (e sottolineo meravigliosa) trilogia di Massimo Ranieri che, col sostegno di quel genio di Mauro Pagani, nell'arco di cinque/sei anni ha davvero 'riscritto' il repertorio napoletano innestandolo con musicalità etniche che a volte avevano davvero il sapore di cose mai ascoltate (Oggi o dimane, il primo volume, conteneva, forse, la più bella canzone del mondo: Rundinella). E che dire di Toledo e Regina della De Sio che, con la produzione di una grandissima Maria Laura Giulietti, aveva firmato il suo capolavoro? E la compianta Giuni Russo che per celebrare il ritrovamento di un film del padre di Sergio leone, del 1926, aveva fatto da colonna sonora alle mute immagini con melodie che squarciavano le viscere? O la stessa Mina che ha ribadito la sua passione per il repertorio napoletano con due cd perfettamente riusciti (nel secondo c'era la 'riscoperta' di un gioiello di Sergio Bruni, da lei cantato con trasporto eccezionale: Carmela)?

Ma torniamo alla grande Sastri. Dice nelle note di copertina: 'Ho voluto fermare, in sala di registrazione, alcuni brani classici della tradizione napoletana, che ho interpretato in questi anni, con qualche brano mai cantato, accompagnata da pochi strumenti, quasi sempre solo da chitarra classica, qualche volta dal piano, con piccole risposte di plettri, quasi nuda la voce, e l'ho fatto seguendo un istinto di memoria, perché da sempre la mia musica è solo registrazione dal vivo dei concerti, che richiedono una maggiore ricchezza di suono'.

Vero, qui c'è invece una misura del suono straordinaria, con la stupenda voce dell'attrice sempre in primo piano. L'apertura poi, quella 'Tutta pe' mme', che in genere la si ascolta poco, è affidata unicamente alla voce, solo dopo accompagnata da una minimale strumentazione.

Ma il disco è un'immensa gioielleria: da 'Reginella' a 'Era de maggio' da 'Luna rossa' (che forse risente un po' dell'impianto che ultimamente le ha dato Arbore) a 'Core ingrato', da 'Malafemmena' (poteva mancare? Eh no!) a 'Vierno' (anch'essa poco 'sentita', ma che curiosamente ebbe una riverniciatura mondana a fine anni settanta grazie ad un'interpretazione soul di Fausto Leali).

Dunque arpeggi morbidi di chitarra classica, tocchi di piano appena accennati e la voce che più classica non si può di Lina Sastri per il disco italiano più bello dell'anno.

Non c'è un singolo secondo di questa registrazione che si possa ascoltare distratti: il fruitore è preso da una partecipazione emotiva assoluta e a fine incisione si aspetta,come per magia, che tutto ricominci. All'infinito.

Si diceva: una gioielleria di inestimabile valore. Come poche cose a 'sto mondo.

Aspettando di nuovo Angela Luce.



Lina Sastri

Canzone napulitana

Edel Rai trade - 2010



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