CLASSICI
Pina D'Aria
Robert Walser/Simon Tanner: il giovanotto per antonomasia, un piccolo brigante che scommette sulle donne. 'I fratelli Tanner'.
Non azzardo l'esame dell'opera omnia di R. Walser, perché quando lessi alcune sue pagine un bel po' di tempo fa, trovai in giro solo I Fratelli Tanner e ai rimanenti scritti dedicai qualche ora in biblioteca, a mo' di assaggi che non approfondii. Ne ricavai tuttavia, un'impressione, che persiste, di furore e verità giovanili uniti a un semplicistico, benché fulminante sarcasmo, immediato, efficace, privo di malizia, definitivo, simile alla sagacia dei ragazzi che deridono e non mandano nessuno a dire come stanno le cose: le asseriscono, le spiattellano in faccia!
Ecco, così agisce Simon, il protagonista che decide quando far entrare in scena, o mandare via dal set, gli altri Tanner: Klaus, Kaspar, Hedwig, Emil. Egli adotta in misura lieve il flusso di coscienza, poco elaborato, come voce intima che racconta pensieri, infradetti, occasioni ed esperienze. Walser/Simon è pronto ad attraversare la vita, a cogliere fior da fiore; è narcisista senza specchio ed è "brigante" nel rapinare al mondo deliziosi scorci e passeggiate, camminate che restituiscono un paesaggio orlato di montagne, di poesiole, di stati d'animo e persino di giovialità; questa conduce il lettore a riconsiderare l'umanità, che dovrebbe essere meno predatoria, votata alla compagnia piuttosto che al possesso. Simon si esibisce nella descrizione di un'interiorità delicata, ingarbugliata però, dalle vicende che si guastano perché qualcuno fa fatica ad accettare la di lui spontanea liberalità. E allora il personaggio primario è costretto a vagare finchè non trova rifugio presso la casa della sorella, o in un lavoretto; persino il predicozzo affettuoso del fratello maggiore fa casa e di più, costituiscono dimora, l'ospitalità amorosa di alcune donne-regine e il manicomio, sempre gestito da una presenza muliebre. Perché l'atmosfera confortevole, accogliente, non si estende alla strada, alle famiglie? Perché si imitano e concepiscono modelli devastanti che attuano programmi per cui l'esistenza si lega all'utile? I vantaggi del tutto economici, secondo l'opinione di Simon, rendono grigi e gibbosi i corpi e quando si cerca di guarire, è troppo tardi per la medicina e per la bellezza, per la giovinezza e per la ribellione. Ecco, Simon è un drastico, un sincero brigante che taglia corto, in maniera dolce e tuttavia repentina. Se qualcuno dichiara di patire per colpa dei suoi comportamenti ridenti, in realtà, tale individuo sta soffrendo per il suo male di appartenere, per il suo attaccamento, per il dispiacere di non poter trattenere Simon vento, Simon bellezza, il bambino che corre verso il sole... Non saprei più di tanto avventurarmi in un'analisi stilistica, né mi presterò al gioco sistematico delle decodificazioni, molto più allegramente, vorrei proporre una chiave di lettura citando qua e là, lo stesso autore, che secondo me e suo malgrado rientra tra i classici, assolutamente da rileggere! Avevo pensato di partire dalla considerazione che il dispendio di tempo facesse diventare Simon un artista, invece, è vera un'altra cosa, ossia, che è Simon a rendere artistica l'esistenza e che si accontenta della paghetta da scrivano; per analogia, anche Walser è semisconosciuto, anonimo, eppure, stimatissimo da illustri letterati. Che Simon entri in un sogno e ne esca secondo gradimento, inserendo fratelli e situazioni col gusto molto consolante di bastare a sé e piacersi, l'ho già espresso in altra forma. Suggerisco quindi un Walser sociale dall'approccio in apparenza onirico, ma che spesso afferma nell'esposizione di alcuni temi, la necessità di far precedere al discorso estetico, la bellezza di una società decente e armonica, un mondo fatto di garbo e ascolto. Se gli uomini sono rimasti belluini nonostante eccelsi quadri di civiltà, perché non affidarsi al sentire delle donne? Si funziona diversamente al femminile? Perché non provare? E ora cerchiamo le risposte nel testo de I Fratelli Tanner disseminato di figure muliebri, dalla madonna e musa Klara, alle signore e fanciulle che trovano posto tra le righe per porre all'attenzione del lettore, un diverso e possibile comportarsi, un altro vivere. Apprendiamo dalle parole di Robert Walser / Simon: Il popolo non è forse un grande e povero fanciullino...? ... non è meglio che venga sorvegliato da donne che hanno buon cuore... piuttosto che da tiranni...? Fedele a questa linea, Simon prosegue la sua solipsistica conversazione con gli eventuali interlocutori sparsi nel mondo: Gli uomini sono sempre propensi a nuocere ai tipi bizzarri... e alle prese con i parenti, in particolare con Hedwig, sostiene: Non viviamo più insieme come congiunti, ma come compagni che vanno magnificamente d'accordo... superate dunque, la competitività e le suscettibilità, rimane l'amicizia, intesa come fonte di protezione e scambio, ma per lui, diviene anche e sovente, rifugio in seno materno. E ancora, in vena di dichiarazioni di simpatia, esclama: Quale funesta debolezza aver paura dei poveri e consumare così da soli la propria ricchezza invece di conferirle lo splendore che riveste una regina quando tende la mano a una misera mendicante... Mi chiedo se siamo di fronte a una modesta metafora, o se piuttosto Simon, nella considerazione delle relazioni col mondo, non avesse voluto far affiorare regole di un genere umano ignorato e se, attraverso una sua singolare lettura delle cose, non volesse proclamare come del resto fa, che Solo viltà e interessi materiali possono indurre un uomo a strisciare davanti a un altro uomo: bassi motivi... Così la storia del ragazzetto affamato di esperienze si dipana con l'unica enorme vicenda della crescita, cercando egli di sfuggire alle innumerevoli logiche di paese, che lo avrebbero sedotto, incatenato con vincoli chiamati sentimenti. A ciò però doveva e voleva sfuggire se desiderava qualcosa di grande e non importava se per guadagnare facesse lo scrivano, consapevole, rispetto agli altri, di non dover restare a ingobbirsi per un tozzo di pane. Ai datori di lavoro dava lezioni di onestà, ad uso di sberle, girando sui tacchi per andarsene come il comiziante che ha finito e deve recarsi in altra piazza e per uditorio, sa di avere purtroppo, squali e tonti, o uomini sottomessi, spezzati dallo sfruttamento. Simon avrà suscitato ammirazione? Troveranno, quei muti fratelli, il momento per chiedere, disfare e ribellarsi? Sapranno andare per conto proprio lungo sentieri fioriti a respirare l'aria frizzante della natura e della libertà? Simon pensa che alla donna spetterebbe la sovranità sul popolo e per ispirazione, ci regala l'immagine di una Regina dei Poveri che lancia messaggi di questo tipo: Qui occorre coraggio e voglia di prendere con energia una posizione, di consolidarla con l'orgoglio e la dolcezza e operare con entusiasmo... La scienza da sola, è evidente, non è sufficiente alla spinta progressista; alla massa soggiogata servirebbe una direttrice di manicomio, ultima figura di donna del romanzo e allegoria per niente retorica, che potrebbe, al di là di ogni religione e sistema ideologico, buttare le basi per la società decente, agognata dal nostro timido e riservato, compagno Walser. Mi sono abituata a giudicare le persone non da un cappello di feltro consunto, ma dai loro movimenti, che illuminano il loro carattere... Fine. Simon si fa abbracciare dalla splendida eroina dei picchiatelli.
L'edizione da noi considerata è:
Robert Walser
I fratelli Tanner
Adelphi, 1977
Ecco, così agisce Simon, il protagonista che decide quando far entrare in scena, o mandare via dal set, gli altri Tanner: Klaus, Kaspar, Hedwig, Emil. Egli adotta in misura lieve il flusso di coscienza, poco elaborato, come voce intima che racconta pensieri, infradetti, occasioni ed esperienze. Walser/Simon è pronto ad attraversare la vita, a cogliere fior da fiore; è narcisista senza specchio ed è "brigante" nel rapinare al mondo deliziosi scorci e passeggiate, camminate che restituiscono un paesaggio orlato di montagne, di poesiole, di stati d'animo e persino di giovialità; questa conduce il lettore a riconsiderare l'umanità, che dovrebbe essere meno predatoria, votata alla compagnia piuttosto che al possesso. Simon si esibisce nella descrizione di un'interiorità delicata, ingarbugliata però, dalle vicende che si guastano perché qualcuno fa fatica ad accettare la di lui spontanea liberalità. E allora il personaggio primario è costretto a vagare finchè non trova rifugio presso la casa della sorella, o in un lavoretto; persino il predicozzo affettuoso del fratello maggiore fa casa e di più, costituiscono dimora, l'ospitalità amorosa di alcune donne-regine e il manicomio, sempre gestito da una presenza muliebre. Perché l'atmosfera confortevole, accogliente, non si estende alla strada, alle famiglie? Perché si imitano e concepiscono modelli devastanti che attuano programmi per cui l'esistenza si lega all'utile? I vantaggi del tutto economici, secondo l'opinione di Simon, rendono grigi e gibbosi i corpi e quando si cerca di guarire, è troppo tardi per la medicina e per la bellezza, per la giovinezza e per la ribellione. Ecco, Simon è un drastico, un sincero brigante che taglia corto, in maniera dolce e tuttavia repentina. Se qualcuno dichiara di patire per colpa dei suoi comportamenti ridenti, in realtà, tale individuo sta soffrendo per il suo male di appartenere, per il suo attaccamento, per il dispiacere di non poter trattenere Simon vento, Simon bellezza, il bambino che corre verso il sole... Non saprei più di tanto avventurarmi in un'analisi stilistica, né mi presterò al gioco sistematico delle decodificazioni, molto più allegramente, vorrei proporre una chiave di lettura citando qua e là, lo stesso autore, che secondo me e suo malgrado rientra tra i classici, assolutamente da rileggere! Avevo pensato di partire dalla considerazione che il dispendio di tempo facesse diventare Simon un artista, invece, è vera un'altra cosa, ossia, che è Simon a rendere artistica l'esistenza e che si accontenta della paghetta da scrivano; per analogia, anche Walser è semisconosciuto, anonimo, eppure, stimatissimo da illustri letterati. Che Simon entri in un sogno e ne esca secondo gradimento, inserendo fratelli e situazioni col gusto molto consolante di bastare a sé e piacersi, l'ho già espresso in altra forma. Suggerisco quindi un Walser sociale dall'approccio in apparenza onirico, ma che spesso afferma nell'esposizione di alcuni temi, la necessità di far precedere al discorso estetico, la bellezza di una società decente e armonica, un mondo fatto di garbo e ascolto. Se gli uomini sono rimasti belluini nonostante eccelsi quadri di civiltà, perché non affidarsi al sentire delle donne? Si funziona diversamente al femminile? Perché non provare? E ora cerchiamo le risposte nel testo de I Fratelli Tanner disseminato di figure muliebri, dalla madonna e musa Klara, alle signore e fanciulle che trovano posto tra le righe per porre all'attenzione del lettore, un diverso e possibile comportarsi, un altro vivere. Apprendiamo dalle parole di Robert Walser / Simon: Il popolo non è forse un grande e povero fanciullino...? ... non è meglio che venga sorvegliato da donne che hanno buon cuore... piuttosto che da tiranni...? Fedele a questa linea, Simon prosegue la sua solipsistica conversazione con gli eventuali interlocutori sparsi nel mondo: Gli uomini sono sempre propensi a nuocere ai tipi bizzarri... e alle prese con i parenti, in particolare con Hedwig, sostiene: Non viviamo più insieme come congiunti, ma come compagni che vanno magnificamente d'accordo... superate dunque, la competitività e le suscettibilità, rimane l'amicizia, intesa come fonte di protezione e scambio, ma per lui, diviene anche e sovente, rifugio in seno materno. E ancora, in vena di dichiarazioni di simpatia, esclama: Quale funesta debolezza aver paura dei poveri e consumare così da soli la propria ricchezza invece di conferirle lo splendore che riveste una regina quando tende la mano a una misera mendicante... Mi chiedo se siamo di fronte a una modesta metafora, o se piuttosto Simon, nella considerazione delle relazioni col mondo, non avesse voluto far affiorare regole di un genere umano ignorato e se, attraverso una sua singolare lettura delle cose, non volesse proclamare come del resto fa, che Solo viltà e interessi materiali possono indurre un uomo a strisciare davanti a un altro uomo: bassi motivi... Così la storia del ragazzetto affamato di esperienze si dipana con l'unica enorme vicenda della crescita, cercando egli di sfuggire alle innumerevoli logiche di paese, che lo avrebbero sedotto, incatenato con vincoli chiamati sentimenti. A ciò però doveva e voleva sfuggire se desiderava qualcosa di grande e non importava se per guadagnare facesse lo scrivano, consapevole, rispetto agli altri, di non dover restare a ingobbirsi per un tozzo di pane. Ai datori di lavoro dava lezioni di onestà, ad uso di sberle, girando sui tacchi per andarsene come il comiziante che ha finito e deve recarsi in altra piazza e per uditorio, sa di avere purtroppo, squali e tonti, o uomini sottomessi, spezzati dallo sfruttamento. Simon avrà suscitato ammirazione? Troveranno, quei muti fratelli, il momento per chiedere, disfare e ribellarsi? Sapranno andare per conto proprio lungo sentieri fioriti a respirare l'aria frizzante della natura e della libertà? Simon pensa che alla donna spetterebbe la sovranità sul popolo e per ispirazione, ci regala l'immagine di una Regina dei Poveri che lancia messaggi di questo tipo: Qui occorre coraggio e voglia di prendere con energia una posizione, di consolidarla con l'orgoglio e la dolcezza e operare con entusiasmo... La scienza da sola, è evidente, non è sufficiente alla spinta progressista; alla massa soggiogata servirebbe una direttrice di manicomio, ultima figura di donna del romanzo e allegoria per niente retorica, che potrebbe, al di là di ogni religione e sistema ideologico, buttare le basi per la società decente, agognata dal nostro timido e riservato, compagno Walser. Mi sono abituata a giudicare le persone non da un cappello di feltro consunto, ma dai loro movimenti, che illuminano il loro carattere... Fine. Simon si fa abbracciare dalla splendida eroina dei picchiatelli.
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