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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Antonio Faruolo

Termiti

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Chissà, forse un giorno la mia voce arriverà su quella strada senza tempo, senza spazio. Forse sarà lì domani, forse fra cent'anni. Ma sono sicuro che, una volta arrivata, avrà incontrato ciò che avrei voluto incontrasse. O meglio, la persona che avrei voluto incontrasse. Sì, perchè su quella strada senza tempo si muove un uomo.

Uno sconosciuto.

Un senzatetto.

Un vagabondo.

Un clochard.

Non saprei come definirlo. Neanche lui sa come definirsi. Non si ricorda neanche il suo nome, tanto è il tempo passato dall'ultima volta che ha parlato con un suo simile. Non conosce neanche il suo aspetto, tanto è il tempo passato dall'ultima volta che si è specchiato. Ma se ci sono cose che conosce quelle sono i suoi ricordi. I suoi più cari ricordi. Li tiene stretti nelle sue mani. Con fermezza. Loro che si divincolano cercando di librarsi nell'aria, lui che non molla la presa.



Quando la mia voce sarà lì, su quella strada senza tempo, accarezzerà la pelle bruciata di un uomo che cammina a pugni stretti.



Continua a muoversi. A camminare senza sosta. Le sue ossa non avvertono un briciolo di stanchezza. Forse perchè su quella strada senza tempo non sorge mai il sole, non scendono mai le tenebre. I suoi occhi fissi a terra. A guardare i piedi lasciare orme invisibili. Il suo cuore a scandire con i suoi battiti il tempo che non esiste. A volte mi chiedo a cosa possa pensare. A volte penso che la sua mente sia vuota. Vuota di pensieri.



Quando la mia voce sarà lì, su quella strada senza tempo, riempirà la mente vuota di pensieri di un uomo che cammina a pugni stretti.



E intanto cammina, cammina su quella strada senza tempo, senza spazio, senza inizio, senza fine. Non smette mai di camminare ed è come se non lo stesse facendo. È come quando si ha in mente una qualsiasi parola e la si pronuncia svariate volte tra sé e sé. Ecco, alla fine quella parola viene svuotata totalmente del proprio significato e finisce per diventare null'altro che una sequenza di suoni. Allo stesso modo l'incessante camminata dell'uomo, a volte, mi appare come insensata. E forse a qualcuno sembrerà insensata per davvero.

Ma non importa.

Non importa.

L'unica cosa che importa è che l'uomo cammina, cammina su quella strada senza inizio, senza fine. Spinto da chissà quale voglia, chissà quale desiderio. Sì, a volte lo riesco a scorgere nei suoi occhi inespressivi. È lo stesso desiderio che si nasconde astutamente negli occhi di ciascun essere umano. È lo stesso desiderio che astutamente si nasconde nei miei occhi.



Quando la mia voce sarà lì, su quella strada senza spazio, parlerà al desiderio che si nasconde astutamente negli occhi di un uomo che cammina a pugni stretti.



Non sto facendo altro che raccontare la storia di un uomo che cammina, cammina su una strada senza tempo, senza spazio.

Un uomo come tanti. Un uomo come nessuno.

Un uomo proveniente dal nulla e, probabilmente, tendente al nulla.

Un uomo ignaro del suo vero nome e, probabilmente, ignaro del suo vero aspetto.

Un uomo che non ha null'altro a parte i suoi ricordi, ai quali è fortemente ancorato. Perchè i ricordi sono tutto ciò che possiede.

Non possiede un nome. Non possiede aspetto. Invece i ricordi li possiede. E il suo più grande timore è che un giorno possa perderli. In fondo basta poco. Basta un momento di distrazione, un attimo d'esitazione e....un tuffo nel nulla.



Chissà, quando la mia voce sarà lì, forse incontrerà un uomo disteso lungo l'asfalto di una strada senza tempo, senza spazio, senza inizio, senza fine. Le sue mani sono libere, proprio come i suoi ricordi liberi di spargersi nell'atmosfera. E bruciano al contatto con essa, proprio come legno logorato dall'azione incessante di termiti.



Antonio Faruolo



E' nato a Potenza il 5 Giugno 1991. Nel 2011 la casa editrice Aletti seleziona una sua poesia dal titolo "Insonnia" che sarà contenuta in un'antologia poetica. Attualmente sta scrivendo il suo primo romanzo e aspettando che qualcuno si decida a pubblicare la sua prima raccolta di poesie.





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