INTERVISTE
Tiziano Tarli
Perché un ragazzo di trentanni scrive un libro su argomento così distante dal proprio vissuto?
Beh, devo dire che per una serie di motivi per me è stato abbastanza naturale, ti spiego meglio: i primi dischi che ho iniziato ad ascoltare da bambino (ancora in vinile!!!) erano quelli dei miei genitori, praticamente tutti artisti italiani degli anni '60 tipo Camaleonti, Tenco, Caselli ecc., ad un certo punto mia madre diceva di avere un figlio beat!!! Crescendo poi ho conosciuto ragazzi appassionati di beat, garage e psichedelica '60 che mi hanno fatto fare abbuffate di quella musica; da adolescente suonavo e cantavo solo canzoni di quel periodo...e poi da storico e musicista, fare un passo indietro alle origini della nostra musica e della nostra cultura mi è sembrato un atto doveroso che poi mi ha divertito moltissimo.
Quali erano le reazioni degli intervistati e delle persone con cui sei venuto a contatto per documentarti?
Qualcuno è rimasto molto sorpreso dal fatto che ancora ci fosse qualcuno interessato a "cose" di quarant'anni fa, ti parlo soprattutto di chi poi non ha continuato quel tipo di vita o di carriera artistica: ho fatto tirare fuori dall'armadio di molti i ricordi e le testimonianze ingiallite dal tempo...Le esclamazioni tipiche sono state: "Toh, ma pensa te, un giovane che si interessa dell'epoca nostra..."
Altri hanno colto l'occasione, ti parlo di alcuni degli intervistati, per puntualizzare o rivelare cose che nel corso degli anni non erano uscite fuori. Mi ricordo in particolare di Renzo Arbore che mi ha subito detto che la verità sul beat non era stata ancora raccontata ed ha cominciato a parlarmi senza sosta o di Dario Salvatori che sosteneva, giustamente, che il beat dovrebbe essere studiato a scuola come si fa con altre forme di cultura giovanile.
Per tutti comunque un motivo di orgoglio...
Se dovessi fare un parallelo con la nostra società cos'è cambiato nei giovani e nella musica rispetto agli anni sessanta?
E' ovvio che in quarant'anni le trasformazioni e le evoluzioni sono state molte, e di cose da scoprire e da fare forse ne sono rimaste poche, ma credo che quella sana ingenuità, quella freschezza, quell' energia e soprattutto quel modo di porsi nei confronti della musica e più in generale della vita sia andato perduto. Oggi si cerca lo "Standard", cioè si tende ad assomigliarsi il più possibile, o meglio ad uniformarsi verso modelli stabiliti ed imposti ed i giovani, ahimé, sono proprio loro a cascarci per primi!
Non pensi che Tenco, col suo gesto estremo, abbia seppellito le istanze di tutto il movimento beat?
Si, credo che il gesto di Tenco, se di suicidio parliamo, possa simbolicamente rappresentare l'inizio della fine delle istanze dei beat, ma anche della loro musica. Di lì in poi tutto comincia a cambiare forma. Arrivano le nuove sonorità psichedeliche dagli USA (quelle hippie dei Jefferson Airplane e quelle maledette dei Doors e dei Velvet underground), esce Sgt. Pepper dei Beatles e Are you experienced di Hendrix, le strade da percorrere si moltiplicano. La situazione internazionale precipita: il conflitto in Vietnam si acutizza e le proteste nei campus americani dilagano, la guerra dei 6 giorni apre il contenzioso israelo-palestinese, la morte di Che Guevara... in Italia le prime occupazioni delle università (Pisa, Torino, Milano). Il beat resiste almeno altri due anni tra alti e bassi, ma il suo declino inevitabilmente parte da qui. Tenco si ritrova ad esserne il simbolo, suo malgrado. Il simbolo di una generazione che vuole combattere senza armi, che crede nella forza delle idee, nella musica, nell'amore e nella propria gioventù. Il sacrificio della sua vita può farci capire quanto valore poteva avere per un uomo una semplice canzone e quanto la nostra società si sia sempre infischiata degli ideali e delle utopie dei suoi cittadini.
In allegato al libro un cd sulle messe beat, come mai questa scelta?
E' un capitolo degli anni '60 misconosciuto ai più, quindi con la casa editrice abbiamo ritenuto opportuno far conoscere meglio le messe beat, addirittura facendovele sentire... Tra l'altro molti pezzi sono davvero killer!!! Puro garage beat con testi sacri, un'accoppiata vincente...
Hai due gruppi, uno decisamente moderno e l'altro con il quale riproponi i brani delle messe beat, quanto ha influenzato la musica beat le tue scelte musicali e di vita?
Forse, devo al beat il fatto di aver voluto cantare in italiano con gli "Sweepers", trio power-rock dalle sonorità tra gli anni '70 e gli anni '90 per niente italiane. Sarebbe stato più logico e scontato un cantato in inglese...
Per "gli Illuminati", dopo aver sentito le messe beat capirete perché ne ho voluto fare una band. Dal vivo la resa di quei brani è strepitosa e molto coinvolgente.
Più in generale posso dirti che il beat come stile di vita è stato ed è molto importante per me: è una generazione che sento molto vicina alle mie idee e al mio modo di intendere le cose. Gli ideali del beat gia mi appartenevano prima di conoscerli, e scoprire che una generazione molto prima della mia gia li condividesse mi ha fatto sentire meno solo.
Se dovessi descrivere con 3 aggettivi la beat generation italiana, quali useresti?
Te ne do solo due: desiderosa di esistere e di divertirsi!
Confessa: chi è il cantante degli anni sessanta, più che un gruppo, che ti ha sempre appassionato?
Sicuramente Luigi Tenco. I miei ricordi con la sua musica risalgono alla mia infanzia, tra l'altro Vedrai, Vedrai è una delle prime canzoni che mi cimentavo a cantare da piccolo...
Beh, devo dire che per una serie di motivi per me è stato abbastanza naturale, ti spiego meglio: i primi dischi che ho iniziato ad ascoltare da bambino (ancora in vinile!!!) erano quelli dei miei genitori, praticamente tutti artisti italiani degli anni '60 tipo Camaleonti, Tenco, Caselli ecc., ad un certo punto mia madre diceva di avere un figlio beat!!! Crescendo poi ho conosciuto ragazzi appassionati di beat, garage e psichedelica '60 che mi hanno fatto fare abbuffate di quella musica; da adolescente suonavo e cantavo solo canzoni di quel periodo...e poi da storico e musicista, fare un passo indietro alle origini della nostra musica e della nostra cultura mi è sembrato un atto doveroso che poi mi ha divertito moltissimo.
Quali erano le reazioni degli intervistati e delle persone con cui sei venuto a contatto per documentarti?
Qualcuno è rimasto molto sorpreso dal fatto che ancora ci fosse qualcuno interessato a "cose" di quarant'anni fa, ti parlo soprattutto di chi poi non ha continuato quel tipo di vita o di carriera artistica: ho fatto tirare fuori dall'armadio di molti i ricordi e le testimonianze ingiallite dal tempo...Le esclamazioni tipiche sono state: "Toh, ma pensa te, un giovane che si interessa dell'epoca nostra..."
Altri hanno colto l'occasione, ti parlo di alcuni degli intervistati, per puntualizzare o rivelare cose che nel corso degli anni non erano uscite fuori. Mi ricordo in particolare di Renzo Arbore che mi ha subito detto che la verità sul beat non era stata ancora raccontata ed ha cominciato a parlarmi senza sosta o di Dario Salvatori che sosteneva, giustamente, che il beat dovrebbe essere studiato a scuola come si fa con altre forme di cultura giovanile.
Per tutti comunque un motivo di orgoglio...
Se dovessi fare un parallelo con la nostra società cos'è cambiato nei giovani e nella musica rispetto agli anni sessanta?
E' ovvio che in quarant'anni le trasformazioni e le evoluzioni sono state molte, e di cose da scoprire e da fare forse ne sono rimaste poche, ma credo che quella sana ingenuità, quella freschezza, quell' energia e soprattutto quel modo di porsi nei confronti della musica e più in generale della vita sia andato perduto. Oggi si cerca lo "Standard", cioè si tende ad assomigliarsi il più possibile, o meglio ad uniformarsi verso modelli stabiliti ed imposti ed i giovani, ahimé, sono proprio loro a cascarci per primi!
Non pensi che Tenco, col suo gesto estremo, abbia seppellito le istanze di tutto il movimento beat?
Si, credo che il gesto di Tenco, se di suicidio parliamo, possa simbolicamente rappresentare l'inizio della fine delle istanze dei beat, ma anche della loro musica. Di lì in poi tutto comincia a cambiare forma. Arrivano le nuove sonorità psichedeliche dagli USA (quelle hippie dei Jefferson Airplane e quelle maledette dei Doors e dei Velvet underground), esce Sgt. Pepper dei Beatles e Are you experienced di Hendrix, le strade da percorrere si moltiplicano. La situazione internazionale precipita: il conflitto in Vietnam si acutizza e le proteste nei campus americani dilagano, la guerra dei 6 giorni apre il contenzioso israelo-palestinese, la morte di Che Guevara... in Italia le prime occupazioni delle università (Pisa, Torino, Milano). Il beat resiste almeno altri due anni tra alti e bassi, ma il suo declino inevitabilmente parte da qui. Tenco si ritrova ad esserne il simbolo, suo malgrado. Il simbolo di una generazione che vuole combattere senza armi, che crede nella forza delle idee, nella musica, nell'amore e nella propria gioventù. Il sacrificio della sua vita può farci capire quanto valore poteva avere per un uomo una semplice canzone e quanto la nostra società si sia sempre infischiata degli ideali e delle utopie dei suoi cittadini.
In allegato al libro un cd sulle messe beat, come mai questa scelta?
E' un capitolo degli anni '60 misconosciuto ai più, quindi con la casa editrice abbiamo ritenuto opportuno far conoscere meglio le messe beat, addirittura facendovele sentire... Tra l'altro molti pezzi sono davvero killer!!! Puro garage beat con testi sacri, un'accoppiata vincente...
Hai due gruppi, uno decisamente moderno e l'altro con il quale riproponi i brani delle messe beat, quanto ha influenzato la musica beat le tue scelte musicali e di vita?
Forse, devo al beat il fatto di aver voluto cantare in italiano con gli "Sweepers", trio power-rock dalle sonorità tra gli anni '70 e gli anni '90 per niente italiane. Sarebbe stato più logico e scontato un cantato in inglese...
Per "gli Illuminati", dopo aver sentito le messe beat capirete perché ne ho voluto fare una band. Dal vivo la resa di quei brani è strepitosa e molto coinvolgente.
Più in generale posso dirti che il beat come stile di vita è stato ed è molto importante per me: è una generazione che sento molto vicina alle mie idee e al mio modo di intendere le cose. Gli ideali del beat gia mi appartenevano prima di conoscerli, e scoprire che una generazione molto prima della mia gia li condividesse mi ha fatto sentire meno solo.
Se dovessi descrivere con 3 aggettivi la beat generation italiana, quali useresti?
Te ne do solo due: desiderosa di esistere e di divertirsi!
Confessa: chi è il cantante degli anni sessanta, più che un gruppo, che ti ha sempre appassionato?
Sicuramente Luigi Tenco. I miei ricordi con la sua musica risalgono alla mia infanzia, tra l'altro Vedrai, Vedrai è una delle prime canzoni che mi cimentavo a cantare da piccolo...
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