CLASSICI
Alfredo Ronci
Un noir anticipativo ai confini col delirio: “il giocatore invisibile”.
Giuseppe Pontiggia veniva da un precedente libro andato male. Scriveva in proposito: Per me fu una lezione (…), ero convinto di avere scritto un libro che potessero leggerlo in tanti, anche se non un libro “per tutti”, e la risposta del pubblico mi dette da pensare. Avevo ottenuto l’effetto opposto a quello cercato, perché io sono convinto che non si deve scrivere “per sé”, anche se un autore ha come primo dovere il rispetto di sé stesso. Così è cominciato un periodo di riflessione che mi ha portato a fare Il giocatore invisibile.
Cos’aveva di tanto particolare questo romanzo? Innanzi tutto intendiamoci su ciò che Pontiggia intendeva sul lettore, da cui tanto era assorbito. Di sicuro, tenendo conto di ciò che l’autore aveva fatto e scritto (ricordiamoci soprattutto il libro di saggi Il giardino delle Esperidi), non un lettore-massa, ma un lettore comunque critico, attento e intelligente su ciò che veniva proposto ed offerto.
Ecco dunque la soluzione pronta (almeno crediamo che sia stato così): Il giocatore invisibile. La trama del romanzo è assolutamente semplice. Un professore all’apice della sua carriera riceve, su una rivista di filologia classica, una lettera, da parte di un lettore anonimo, in cui si contesta l’uso etimologico della parola “ipocrita”. Tutto qua.
Quello che poteva sembrare, a tutti gli effetti, una semplice disputa appunto etimologica, diventa per il professore e per la sua cerchia di amici, un problema esistenziale. C’è chi cerca di dare alla questione una risposta certa: “E’ uno che ti odia per quello che sei e che ti colpisce proprio nel punto in cui tu sei più sensibile.” “Quale?” “E me lo chiedi?” disse Vicini, finendo di collocare i pezzi sulla scacchiera “Non mi sembra molto difficile. La cultura”.
C’è chi invece, nel novero dei conoscenti del professore, prova a dare una spiegazione più intima: “Volevo semplicemente dire che, se ti ha colpito, è perché eri già debole.” “E dove lo sarei?” Chiese il professore. Cattaneo lo fissò con una curiosità nuova. “Non lo so” rispose “Forse la tua vita, il matrimonio, il lavoro, le tue aspirazioni, tutti i tuoi alibi. Se la tua età è quella dei bilanci, tu li fai sempre quadrare, sei un maestro in questo. Però c’è qualcosa che non funziona ed è l’essenziale e l’altro lo ha capito”.
La soluzione non sembra trovarsi. Il professore prova ad esaminare tutte le opzioni della sua vita cercando di capire se tra certe pieghe può riscontrarsi qualcosa che possa quanto meno alleggerire la tensione dell’accaduto. Tra le altre cose c’è il rapporto con la moglie che, se da una parte sembra adattarsi ad una situazione di carattere pubblico, dall’altra invece rivela una condizione poco felice dal momento che la donna ha uno strano rapporto di amicizia con un altro professore, tra l’altro più giovane del marito.
Perché all’inizio di questo lavoro parlavo de Il giocatore invisibile come di un noir anticipativo? Non vorrei sembrare leggero nell’analisi del testo e meno che mai scaturire polemiche che sarebbero inutili e anche dannose. Parlo di noir perché la struttura del romanzo, partendo dal fatto che le situazioni sono diverse, è simile ad un’indagine poliziesca. Solo che al posto di ispettori o commissari, c’è un uomo alle prese coi suoi tormenti e con le sue contraddizioni.
Il lettore sa invece quali pesci prendere: la storia s’insinua, tra vicoli e stradine, in una soluzione che dà il risultato finale, ma non risolve il principale quesito che stravolge la vita del professore. Soluzione che non ho nessuna voglia di anticipare, semmai qualcuno volesse leggere questo bel romanzo.
C’è una certezza in tutto questo però: l’assoluto coinvolgimento che la parte più viva ed esiziale dell’esistenza del professore poggi su basi, nonostante tutto, fragili ed insicure. Più che sulla cultura (e le sue contraddizioni) e le sue manifestazioni, il quadro si basa su passioni clandestine, su amori inconfessabili, su rivalità e gelosie. Lo dimostra un capitolo de Il giocatore invisibile dove un professore, che il lettore intelligente e capace fisserà bene nella sua analisi della storia, accanto alla semplicità evidente della sua donna, ingenuamente costringerà la stessa a confrontarsi col problema della sua capigliatura.
Sembra un passo modesto del romanzo, se si considera l’industriosa capacità del professore di analizzare tutte le sue non distaccate situazioni, ma forse è un ulteriore tassello verso la comprensione effettiva della storia.
L’edizione da noi considerata è:
Giuseppe Pontiggia
Il giocatore invisibile
Oscar Mondadori
Cos’aveva di tanto particolare questo romanzo? Innanzi tutto intendiamoci su ciò che Pontiggia intendeva sul lettore, da cui tanto era assorbito. Di sicuro, tenendo conto di ciò che l’autore aveva fatto e scritto (ricordiamoci soprattutto il libro di saggi Il giardino delle Esperidi), non un lettore-massa, ma un lettore comunque critico, attento e intelligente su ciò che veniva proposto ed offerto.
Ecco dunque la soluzione pronta (almeno crediamo che sia stato così): Il giocatore invisibile. La trama del romanzo è assolutamente semplice. Un professore all’apice della sua carriera riceve, su una rivista di filologia classica, una lettera, da parte di un lettore anonimo, in cui si contesta l’uso etimologico della parola “ipocrita”. Tutto qua.
Quello che poteva sembrare, a tutti gli effetti, una semplice disputa appunto etimologica, diventa per il professore e per la sua cerchia di amici, un problema esistenziale. C’è chi cerca di dare alla questione una risposta certa: “E’ uno che ti odia per quello che sei e che ti colpisce proprio nel punto in cui tu sei più sensibile.” “Quale?” “E me lo chiedi?” disse Vicini, finendo di collocare i pezzi sulla scacchiera “Non mi sembra molto difficile. La cultura”.
C’è chi invece, nel novero dei conoscenti del professore, prova a dare una spiegazione più intima: “Volevo semplicemente dire che, se ti ha colpito, è perché eri già debole.” “E dove lo sarei?” Chiese il professore. Cattaneo lo fissò con una curiosità nuova. “Non lo so” rispose “Forse la tua vita, il matrimonio, il lavoro, le tue aspirazioni, tutti i tuoi alibi. Se la tua età è quella dei bilanci, tu li fai sempre quadrare, sei un maestro in questo. Però c’è qualcosa che non funziona ed è l’essenziale e l’altro lo ha capito”.
La soluzione non sembra trovarsi. Il professore prova ad esaminare tutte le opzioni della sua vita cercando di capire se tra certe pieghe può riscontrarsi qualcosa che possa quanto meno alleggerire la tensione dell’accaduto. Tra le altre cose c’è il rapporto con la moglie che, se da una parte sembra adattarsi ad una situazione di carattere pubblico, dall’altra invece rivela una condizione poco felice dal momento che la donna ha uno strano rapporto di amicizia con un altro professore, tra l’altro più giovane del marito.
Perché all’inizio di questo lavoro parlavo de Il giocatore invisibile come di un noir anticipativo? Non vorrei sembrare leggero nell’analisi del testo e meno che mai scaturire polemiche che sarebbero inutili e anche dannose. Parlo di noir perché la struttura del romanzo, partendo dal fatto che le situazioni sono diverse, è simile ad un’indagine poliziesca. Solo che al posto di ispettori o commissari, c’è un uomo alle prese coi suoi tormenti e con le sue contraddizioni.
Il lettore sa invece quali pesci prendere: la storia s’insinua, tra vicoli e stradine, in una soluzione che dà il risultato finale, ma non risolve il principale quesito che stravolge la vita del professore. Soluzione che non ho nessuna voglia di anticipare, semmai qualcuno volesse leggere questo bel romanzo.
C’è una certezza in tutto questo però: l’assoluto coinvolgimento che la parte più viva ed esiziale dell’esistenza del professore poggi su basi, nonostante tutto, fragili ed insicure. Più che sulla cultura (e le sue contraddizioni) e le sue manifestazioni, il quadro si basa su passioni clandestine, su amori inconfessabili, su rivalità e gelosie. Lo dimostra un capitolo de Il giocatore invisibile dove un professore, che il lettore intelligente e capace fisserà bene nella sua analisi della storia, accanto alla semplicità evidente della sua donna, ingenuamente costringerà la stessa a confrontarsi col problema della sua capigliatura.
Sembra un passo modesto del romanzo, se si considera l’industriosa capacità del professore di analizzare tutte le sue non distaccate situazioni, ma forse è un ulteriore tassello verso la comprensione effettiva della storia.
L’edizione da noi considerata è:
Giuseppe Pontiggia
Il giocatore invisibile
Oscar Mondadori
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