CLASSICI
Alfredo Ronci
Un noir attualissimo e non solo: “Nebbia al Giambellino”.
Difficile parlare di Giovanni Testori. Poi come definirlo? Scrittore? Poeta? Autore teatrale? Autore cinematografico? Pittore? Saggista?
Fu tutto questo insieme ed altro. Ma noi, per le nostre esigenze, ci limitiamo a considerarlo da un punto di vista letterario, anche se, per una questione di correttezza, ci piace ricordare alcune sue partecipazioni di grande, se non grandissimo, rilievo.
Come non citare il suo esordio teatrale nel 1948, a soli venticinque anni, il monologo Caterina di Dio, in scena al Teatro della Basilica di Milano, con la regia di Enrico D’Alessandro e interpretato da Franca Valeri che si faceva chiamare Franca Norsa.
O la partecipazione, nel 1960, alla realizzazione del film di Luchino Visconti (con Alain Delon e Renato Salvatori), Rocco e i suoi fratelli, il cui soggetto era ispirato al alcuni racconti del suo libro Il Ponte della Ghisolfa.
E sempre ancora per il cinema, la firma della sceneggiatura di Bubù, dal romanzo Bubu de Montparnasse di Charles-Louis Philippe, con la regia di Mauro Bolognini e interpretato da Massimo Ranieri e Ottavia Piccolo.
Queste, come già detto, sono solo alcune delle partecipazioni ad alcuni prestigiosi eventi culturali, ma se vogliamo rimanere nei nostri confini, non possiamo non parlare di quello che è, forse, considerato il suo romanzo più riuscito, finito di scrivere nel 1961, e rimasto inedito fino alla pubblicazione nel 1995 da parte di Longanesi: Nebbia al Giambellino.
Testori, sin dalla fine degli anni cinquanta, aveva deciso di portare a termine un ciclo di scritti, esattamente I segreti di Milano, che ebbe il suo esordio nel 1959, con la raccolta di racconti Il ponte della Ghisolfa, per terminare poi nei primi anni sessanta con appunto Nebbia al Giambellino. Ma la cosa non ebbe l’esito sperato, anche perché trovò il da farsi con l’opera teatrale Arialda, che subì censure e molte polemiche, fino alla sua realizzazione il 22 dicembre del 1960 al Teatro Eliseo a Roma.
Come abbiamo già detto, Nebbia al Giambellino, pur se scritto nel 1961 è un noir attualissimo, anche se le intenzioni dell’autore erano ben altre, a cominciare dalla denuncia di una borghesia ormai allo sbando (le contestazioni del periodo appena successivo ne sono testimonianza) e anche uno spostamento deciso della struttura romanzesca che, guarda caso, approfittando sempre di una discendenza noir, aveva già fatto il suo esordio negli anni cinquanta Gadda con Quer pasticciaccio di Via Merulana.
La trama del romanzo è semplice: Rinaldo Cattaneo, giovane imprenditore, decide di fare le avances a Gina Restelli, vedova e povera donna della periferia milanese. L’insistenza dell’uomo finirà in tragedia. La donna sarà vittima dell’idea di possesso di Restelli, ma l’uomo, ormai preda di paure e angosce troverà lo stesso la morte.
La storia sembra procedere in due direzioni che sono poi le direzioni dei protagonisti. Da una parte c’è la donna, convinta di non dover cedere alle insistenze dell’uomo e che s’aggrappa al ricordo del marito Mio marito per me è come se fosse vivo. Il matrimonio non è un gioco: è un patto, è un sacramento.
Dall’altra c’è un’idea, tipicamente borghese, di un rapporto che può essere visto solo da un punto di vista del possesso: Infatti anche nel suo rozzo e violento modo di concepire e di praticare l’amore, la più parte l’aveva il gusto del dominio e della soppressione.
In questa diatriba apparentemente annosa si cela il dramma della incomunicabilità. Lo testimonia il fatto di come, in perfetto silenzio, la donna accetterà di morire pur di non tradire il giuramento fatto al marito, ma in una visione più ampia, il tradimento di una società vista però col solo occhio della inconsistenza e della manchevolezza.
Il fatto che Nebbia al Giambellino sia stato pubblicato quasi trentacinque anni dopo la sua realizzazione, non toglie nulla al significato del romanzo (pare che negli anni ottanta Testori abbia avuto l’intenzione di ritornarci su con delle modifiche e con dei tagli). Come ha detto Raboni nell’introduzione a questo volume, Più che scartato o abbandonato, vien da pensare che quello che doveva essere il sesto volume dei Segreti sia stato nascosto, sul momento, come l’arma di un delitto.
Altro che i delitti letterari di oggi.
L’edizione da noi considerata è:
Giovanni Testori
Nebbia al Giambellino
Oscar Mondadori
Fu tutto questo insieme ed altro. Ma noi, per le nostre esigenze, ci limitiamo a considerarlo da un punto di vista letterario, anche se, per una questione di correttezza, ci piace ricordare alcune sue partecipazioni di grande, se non grandissimo, rilievo.
Come non citare il suo esordio teatrale nel 1948, a soli venticinque anni, il monologo Caterina di Dio, in scena al Teatro della Basilica di Milano, con la regia di Enrico D’Alessandro e interpretato da Franca Valeri che si faceva chiamare Franca Norsa.
O la partecipazione, nel 1960, alla realizzazione del film di Luchino Visconti (con Alain Delon e Renato Salvatori), Rocco e i suoi fratelli, il cui soggetto era ispirato al alcuni racconti del suo libro Il Ponte della Ghisolfa.
E sempre ancora per il cinema, la firma della sceneggiatura di Bubù, dal romanzo Bubu de Montparnasse di Charles-Louis Philippe, con la regia di Mauro Bolognini e interpretato da Massimo Ranieri e Ottavia Piccolo.
Queste, come già detto, sono solo alcune delle partecipazioni ad alcuni prestigiosi eventi culturali, ma se vogliamo rimanere nei nostri confini, non possiamo non parlare di quello che è, forse, considerato il suo romanzo più riuscito, finito di scrivere nel 1961, e rimasto inedito fino alla pubblicazione nel 1995 da parte di Longanesi: Nebbia al Giambellino.
Testori, sin dalla fine degli anni cinquanta, aveva deciso di portare a termine un ciclo di scritti, esattamente I segreti di Milano, che ebbe il suo esordio nel 1959, con la raccolta di racconti Il ponte della Ghisolfa, per terminare poi nei primi anni sessanta con appunto Nebbia al Giambellino. Ma la cosa non ebbe l’esito sperato, anche perché trovò il da farsi con l’opera teatrale Arialda, che subì censure e molte polemiche, fino alla sua realizzazione il 22 dicembre del 1960 al Teatro Eliseo a Roma.
Come abbiamo già detto, Nebbia al Giambellino, pur se scritto nel 1961 è un noir attualissimo, anche se le intenzioni dell’autore erano ben altre, a cominciare dalla denuncia di una borghesia ormai allo sbando (le contestazioni del periodo appena successivo ne sono testimonianza) e anche uno spostamento deciso della struttura romanzesca che, guarda caso, approfittando sempre di una discendenza noir, aveva già fatto il suo esordio negli anni cinquanta Gadda con Quer pasticciaccio di Via Merulana.
La trama del romanzo è semplice: Rinaldo Cattaneo, giovane imprenditore, decide di fare le avances a Gina Restelli, vedova e povera donna della periferia milanese. L’insistenza dell’uomo finirà in tragedia. La donna sarà vittima dell’idea di possesso di Restelli, ma l’uomo, ormai preda di paure e angosce troverà lo stesso la morte.
La storia sembra procedere in due direzioni che sono poi le direzioni dei protagonisti. Da una parte c’è la donna, convinta di non dover cedere alle insistenze dell’uomo e che s’aggrappa al ricordo del marito Mio marito per me è come se fosse vivo. Il matrimonio non è un gioco: è un patto, è un sacramento.
Dall’altra c’è un’idea, tipicamente borghese, di un rapporto che può essere visto solo da un punto di vista del possesso: Infatti anche nel suo rozzo e violento modo di concepire e di praticare l’amore, la più parte l’aveva il gusto del dominio e della soppressione.
In questa diatriba apparentemente annosa si cela il dramma della incomunicabilità. Lo testimonia il fatto di come, in perfetto silenzio, la donna accetterà di morire pur di non tradire il giuramento fatto al marito, ma in una visione più ampia, il tradimento di una società vista però col solo occhio della inconsistenza e della manchevolezza.
Il fatto che Nebbia al Giambellino sia stato pubblicato quasi trentacinque anni dopo la sua realizzazione, non toglie nulla al significato del romanzo (pare che negli anni ottanta Testori abbia avuto l’intenzione di ritornarci su con delle modifiche e con dei tagli). Come ha detto Raboni nell’introduzione a questo volume, Più che scartato o abbandonato, vien da pensare che quello che doveva essere il sesto volume dei Segreti sia stato nascosto, sul momento, come l’arma di un delitto.
Altro che i delitti letterari di oggi.
L’edizione da noi considerata è:
Giovanni Testori
Nebbia al Giambellino
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