CLASSICI
Alfredo Ronci
Una piccola grande storia d'inganno: 'La suora giovane' di Giovanni Arpino.
Mi è capitato, recentemente, di verificare la grandezza de La suora giovane con un mio collega avanti con gli anni. Quando ha saputo che ne avrei parlato s'è compiaciuto, ha sorriso e poi ha cominciato a raccontar la trama come se avesse chiuso il libro minuti prima: lo aveva letto da giovane e rimasto folgorato.
Ormai è un dato di fatto che il romanzo di Arpino sia considerato, dai più, come l'opera più riuscita e toccante dell'intera sua produzione, una storia che per la sua semplicità e per la commistione di elementi sociali e di magnetismo rappresenta anche una chiave di volta per rappresentare un paese nella sua fase massima di ricostruzione.
Arpino veniva da un libro 'politico' Gli anni del giudizio, dove ben delineata era la figura di un operaio che prende coscienza del suo essere nel mondo e si rende protagonista di precise scelte politiche. Ne La suora giovane, il protagonista, Antonio Mathis è tutt'altro: un semplice impiegato poco più che quarantenne, un po' annoiato, con una vita sentimentale deludente che, anche grazie ad una sorta di compensazione psicologica, prende una sbandata per una ventenne religiosa.
Dice di sé in un paio di occasioni: Ho fatto tre anni di guerra, di cui uno in Croazia, e durante la repubblica di Salò riuscii a starmene senza fastidi in una cascina dell'astigiano (pag.4).
Perché, ad esempio, ho votato il partito liberale, due anni fa?Perché non ho comprato un paltò nuovo che mi piaceva, all'inizio di novembre? Avrei potuto farlo, come avrei potuto votare diversamente: tutto mi è successo pigramente, senza interesse, senza volontà. (Pag.38).
Dunque un uomo, a suo proprio dire, pigro, senza grandi interessi e senza una decisa volontà che si ritrova improvvisamente in un turbine di inconsueto desiderio. Un disordine sentimentale che sfocia poi nel sociologico, non solo nella rappresentazione di una società in movimento (dove si contrappone il grigiore quasi statico dell'ambiente, una Torino nebbiosa ed oscura, quasi chiotta nella sua 'fluvialità') ma nella dinamica di una conclusione inaspettata.
Questo amore impossibile tra un impiegato in su con gli anni e una ventenne suora sembra fatto apposta per non funzionare, per trovare lungo la strada un numero incalcolabile di ostacoli: Antonio Mathis lo abbiamo visto è eternamente diviso tra l'ambizione di cambiare ed una stanchezza quasi primordiale. Serena, la giovane novizia, pur se conscia della sua condizione – è vittima di un'alienazione, ha preso il velo solo per fuggire le sue modeste origini, la campagna, e cerca di 'gestirsi' fuori dal convento andando ad assistere un malato – trova nel rapporto con Antonio non solo un riscatto, ma una sorta di adesione alla 'vera' vita: Ti voglio bene e non voglio diventare suora. Hai mai visto le facce delle suore vecchie? Sono rosee, lisce, sembrano pasta di caramella. Non ridere, è così. Io non voglio diventare come loro. Preferirei diventare come mia madre, poveretta, tutta sfasciata e piena di dolori. Ma ha avuto figli, ha lavorato, ha visto qualcosa.
Ma Serena, pur ventenne, conosce già le regole dell'umana convivenza, capisce d'aver di fronte un uomo insicuro ed instabile (straordinario il passo in cui Antonio, di fronte al 'ritratto d'ignoto' di Antonello da Messina, coglie nello sguardo dell'uomo dipinto una energia decisionale che sa di non possedere) , per questo, all'improvviso, fugge da lui col preciso intento di essere 'riacciuffata' e riconquistata.
Curioso come Arpino giochi di sponda: come abbiamo già detto, ne Gli anni del giudizio ci racconta di un uomo pieno di iniziativa, ne La suora giovane il protagonista è una figura del tutto diversa ed acquiesciente, ma la novizia è armata di 'poteri' decisionali mentre la donna al centro di Delitto d'onore, il romanzo successivo a questo, è destinata ad essere vittima di un sistema maschile feudale e retrogrado.
Sembra che lo scrittore voglia giocare su più piani e pare giusto che qualcuno abbia avuto il buon gusto di affermare che la sua sia una scommessa sull'umano, sfaccettato al tal punto da mostrarsi contrapposto in una storia singola, come nell'arco di un'intera produzione.
La suora giovane rimane un unicum di questa: la rappresentazione della svolta di Antonio non conta su improvvise sbandate o coupe de théâtre. Ve lo immaginate l'uomo, sempre costernato dalla sua naturale pigrizia e dal suo essere 'cittadino' senza reclamarlo, lasciarsi andare ad una colossale sbornia sentimentale?
S'innamora, ma rischierà di perdere la sua passione proprio perché questa è dettata da convenzioni sociali che ne impediscono la piena realizzazione.
Quando Antonio, che non vede e non sente Serena da molto tempo, decide di raggiungere il paese d'origine dove abitano i genitori di lei, si rende subito conto che la decisione di riaverla passa sì attraverso il suo amore, ma soprattutto per la destrezza dell'altra.
Un picco gioiello da rileggere.
L'edizione da noi considerata è:
Giovanni Arpino
La suora giovane
Oscar Mondadori - 1976
Ormai è un dato di fatto che il romanzo di Arpino sia considerato, dai più, come l'opera più riuscita e toccante dell'intera sua produzione, una storia che per la sua semplicità e per la commistione di elementi sociali e di magnetismo rappresenta anche una chiave di volta per rappresentare un paese nella sua fase massima di ricostruzione.
Arpino veniva da un libro 'politico' Gli anni del giudizio, dove ben delineata era la figura di un operaio che prende coscienza del suo essere nel mondo e si rende protagonista di precise scelte politiche. Ne La suora giovane, il protagonista, Antonio Mathis è tutt'altro: un semplice impiegato poco più che quarantenne, un po' annoiato, con una vita sentimentale deludente che, anche grazie ad una sorta di compensazione psicologica, prende una sbandata per una ventenne religiosa.
Dice di sé in un paio di occasioni: Ho fatto tre anni di guerra, di cui uno in Croazia, e durante la repubblica di Salò riuscii a starmene senza fastidi in una cascina dell'astigiano (pag.4).
Perché, ad esempio, ho votato il partito liberale, due anni fa?Perché non ho comprato un paltò nuovo che mi piaceva, all'inizio di novembre? Avrei potuto farlo, come avrei potuto votare diversamente: tutto mi è successo pigramente, senza interesse, senza volontà. (Pag.38).
Dunque un uomo, a suo proprio dire, pigro, senza grandi interessi e senza una decisa volontà che si ritrova improvvisamente in un turbine di inconsueto desiderio. Un disordine sentimentale che sfocia poi nel sociologico, non solo nella rappresentazione di una società in movimento (dove si contrappone il grigiore quasi statico dell'ambiente, una Torino nebbiosa ed oscura, quasi chiotta nella sua 'fluvialità') ma nella dinamica di una conclusione inaspettata.
Questo amore impossibile tra un impiegato in su con gli anni e una ventenne suora sembra fatto apposta per non funzionare, per trovare lungo la strada un numero incalcolabile di ostacoli: Antonio Mathis lo abbiamo visto è eternamente diviso tra l'ambizione di cambiare ed una stanchezza quasi primordiale. Serena, la giovane novizia, pur se conscia della sua condizione – è vittima di un'alienazione, ha preso il velo solo per fuggire le sue modeste origini, la campagna, e cerca di 'gestirsi' fuori dal convento andando ad assistere un malato – trova nel rapporto con Antonio non solo un riscatto, ma una sorta di adesione alla 'vera' vita: Ti voglio bene e non voglio diventare suora. Hai mai visto le facce delle suore vecchie? Sono rosee, lisce, sembrano pasta di caramella. Non ridere, è così. Io non voglio diventare come loro. Preferirei diventare come mia madre, poveretta, tutta sfasciata e piena di dolori. Ma ha avuto figli, ha lavorato, ha visto qualcosa.
Ma Serena, pur ventenne, conosce già le regole dell'umana convivenza, capisce d'aver di fronte un uomo insicuro ed instabile (straordinario il passo in cui Antonio, di fronte al 'ritratto d'ignoto' di Antonello da Messina, coglie nello sguardo dell'uomo dipinto una energia decisionale che sa di non possedere) , per questo, all'improvviso, fugge da lui col preciso intento di essere 'riacciuffata' e riconquistata.
Curioso come Arpino giochi di sponda: come abbiamo già detto, ne Gli anni del giudizio ci racconta di un uomo pieno di iniziativa, ne La suora giovane il protagonista è una figura del tutto diversa ed acquiesciente, ma la novizia è armata di 'poteri' decisionali mentre la donna al centro di Delitto d'onore, il romanzo successivo a questo, è destinata ad essere vittima di un sistema maschile feudale e retrogrado.
Sembra che lo scrittore voglia giocare su più piani e pare giusto che qualcuno abbia avuto il buon gusto di affermare che la sua sia una scommessa sull'umano, sfaccettato al tal punto da mostrarsi contrapposto in una storia singola, come nell'arco di un'intera produzione.
La suora giovane rimane un unicum di questa: la rappresentazione della svolta di Antonio non conta su improvvise sbandate o coupe de théâtre. Ve lo immaginate l'uomo, sempre costernato dalla sua naturale pigrizia e dal suo essere 'cittadino' senza reclamarlo, lasciarsi andare ad una colossale sbornia sentimentale?
S'innamora, ma rischierà di perdere la sua passione proprio perché questa è dettata da convenzioni sociali che ne impediscono la piena realizzazione.
Quando Antonio, che non vede e non sente Serena da molto tempo, decide di raggiungere il paese d'origine dove abitano i genitori di lei, si rende subito conto che la decisione di riaverla passa sì attraverso il suo amore, ma soprattutto per la destrezza dell'altra.
Un picco gioiello da rileggere.
L'edizione da noi considerata è:
Giovanni Arpino
La suora giovane
Oscar Mondadori - 1976
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