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CLASSICI

Alfredo Ronci

Una storia semplice: 'La luna è tramontata' di John Steinbeck

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Il libro contiene uno degli incipit più sommessi e nello stesso tempo più significativi della letteratura 'di guerra': Alle dieci e quarantacinque tutto era finito. La città era occupata, i difensori abbattuti e la guerra finita.

Un piccolo paesino norvegese viene occupato improvvisamente dall'esercito del Terzo Reich nella prospettiva agghiacciante di un dominio assoluto di Hitler su tutta l'Europa (in contemporanea c'è la campagna di Russia). Quel che accade però, nella visione steinbeckiana, rientra nel novero delle 'piccole' cose pur nell'immane tragedia: dove una comunità non numerosa e tranquillissima si vede portar via, tutto d'un tratto, quegli elementi che erano il vero e proprio collante di una convivenza civile: l'amore, il senso della libertà, la cordialità, la vicinanza, la dignità.

Mai come in questo romanzo s'avverte non solo l'inutilità della guerra, ma la sua incomprensibilità, la sua distanza dal sentire comune, dalla gente che mai decide per sé, ma è costretta a subire.

Cosa dice il sindaco Orden di fronte alla certezza che un suo concittadino, che ha ucciso per rabbia un nazista quando gli è stato 'intimato' di tornare al lavoro, verrà fucilato più come esempio da dare alla popolazione che per la 'consistenza'del delitto? Dice che l'unico lavoro impossibile al mondo, l'unica cosa che non si può fare (è) infrangere lo spirito dell'uomo.

Ma vi è in questa vicenda un elemento che la rende diversa dalla 'solita' letteratura di guerra; l'uso dell'arma dell'ironia. Due sono sempre stati i motivi della narrativa steinbeckiana: da un lato, una vena sottilmente umoristica, che sembra ereditata da un tradizionale mondo espressivo picaresco e fantasioso, dall'altro, una vena di realismo aspro, socialmente agguerrito, culminante nelle descrizioni di lotta senza quartiere tra ricchi e poveri.

Ne La luna è tramontata troviamo il primo motivo assolutamente centrale e partecipe soprattutto nella parte iniziale, quando la novità dell'occupazione nazista coglie di sorpresa l'intera popolazione abituata confrontarsi con ben altri metodi (pensiamo alla comica isteria della cuoca che reclama per la presenza numerosa di soldati nemici nella sua cucina); il secondo motivo, che qui diventa non più sociale, ma 'militare' esplode poi nella agguerrita resistenza di un piccolo popolo rispetto allo strapotere di una nazione affamata di 'spazio vitale'.

Ricorre poi nel romanzo una materia su cui si è dibattuto e si dibatte in continuazione: il senso del dovere rispetto all'ordine. Il colonnello Lanser, colui che guida l'occupazione nazista, non ha tentennamenti in proposito: Lanser si diceva che era un soldato, un uomo che doveva eseguire gli ordini (pag. 57), oppure parlando ad un suo sottoposto: Tu non sei più un uomo. Sei un soldato. Le tue necessità di conforto non hanno alcuna importanza e, tenente, anche la tua vita non ha molta importanza. Se vivrai, ti resteranno i ricordi: è tutto quello che avrai. Frattanto, devi ricevere ordini ed eseguirli.

Non ci vuole molto a ricordare che la 'gerarchica' e monolitica pressione dell'ordine fu l'alibi di Eichmann durante il processo di Norimberga. Anche il 'contabile' del nazismo, secondo quanto riportato dalla Arendt ne La banalità del male, tentò di difendersi dicendo che egli rispondeva soltanto a imposizioni dall'alto (curiosità: il prete che rapì il piccolo Mortara dalla culla per portarlo a Pio IX e quindi 'cristianizzarlo', rispose alla stessa maniera).

L'Alto dunque decide, ma è dal basso, dal movimento popolare, che vi è la rinascita dello spirito e lo spirito della resistenza. Come quella di un piccolo paese norvegese di fronte alla brutalità di un esercito già sbandato e foriero di immani e imminenti tragedie.



L'edizione da noi considerata è:



John Steinbeck

La luna è tramontata

Oscar Mondadori - 1972







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