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Il Paradiso degli Orchi
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Recensioni

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Sam Savage

Firmino

Einaudi, Pag. 184 Euro 14,00

Se torna alla mente l'insuperabile Memorie di un ratto, di Zaniewsky, è solo per un attimo, e per accantonare subito il paragone. Con quello il lettore si immergeva nelle sensazioni di un ratto, nelle emozioni di un ratto, ne condivideva le paure e gli istinti, insomma si trasformava praticamente in un ratto per tutta la durata della lettura. Qui invece ci si scontra con un tocco disneyano che provoca un transitorio fastidio iniziale. E' un topo che pensa, che parla fra sé, e che soprattutto sa leggere.

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Marco Ravasio

Passaggi (e altri abbandoni)

Livello 4, Pag. 132 Euro 12,00

Sembra un luogo comune. Le piccole case editrici pubblicano bei libri e scovano veri talenti. Poi questi ultimi si vendono ai grandi colossi e iniziano a scrivere roba in serie (non è ancora il caso di Ravasio per sua sfortuna economica). Sarà. Eppure, più ci si accosta alla piccola editoria, più si scopre che questo luogo comune ha un qualche fondamento. Prendete il caso di Marco Ravasio, milanese, nemmeno quarantanni. Uscito dalla Scuola Holden. (E già qui molti storceranno il naso).

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Franciszek Piper (a cura di)

Le lettere da Auschwitz di Janusz Pogonowski

Collana slavica, Pag. 85 Euro 10,00

Rileggendo poco tempo fa il ciclo che Bassani dedicò alla sua città, Ferrara, (partendo dall'episodio dedicato a Lidia Mantovani) mi sono imbattuto in questa frase: lasciandosi anche andare a frequenti, amare considerazioni – espresse tuttavia sottovoce, si capisce -, circa la politica anticattolica dei fascisti.
Perché riporto queste parole? Perché nello stesso periodo ho avuto modo di vedere, per la prima volta, il film di Marc Rothemund La rosa bianca. Che fu candidato all'Oscar come miglior film straniero nel 2005.

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Peter Rushforth

Kindergarten

Elliot, Pag. 216 Euro 16,00

Hansel e Gretel era soltanto una favola nera, di povertà e miseria. Nell'opera prima di Peter Rushforth è l'allegoria dell'agguato quotidiano della morte, della malvagità degli uomini, della più dolorosa linea d'ombra dei ragazzi: quella che coincide con la necessaria accettazione della normalità della fine della vita. Anche quando si tratta di fine violenta. È un'allegoria addolcita dalla gentilezza e dal pudore di chi ha conosciuto sofferenze abnormi e incomprensibili, e ormai vecchia (un male è stato come una carezza: è accaduto) si ritrova a condividerle, poco a poco, con le nuove generazioni.

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Jonathan Safran Foer

Molto forte, incredibilmente vicino

Guanda (Le fenici tascabili), Pag. 350 Euro 10.00

Quante volte si può riavvolgere un dolore? Una vita?
Quante volte l'essere umano riesce davvero a scoprire l'angolo più antico delle proprie passioni e della complessità che le anima? E che età ci vuole per sentirsi adulti?
Oskar ha perso tutto. Perdendo tutto, lo ha ritrovato nella sua solitudine ora più cosciente, meno giustificata o forse troppo.
Si ritrova a percorrere i sentieri del ricordo con in mano soltanto una chiave ripescata per caso in un vaso. Una chiave che ha un nome scritto: Black.

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Remo Remotti

Sesso da ospizio per finire bene

Coniglio editore, Pag.62 Euro7,50

Non è bello, o professionale, autocitarsi: stavolta lo faccio. Qualche anno fa pubblicai, per un'antologia Mondadori, un racconto basato sulla vita omosessuale di un ottanduenne. Nel piccolo l'operina diede da pensare, perché nulla era stato scritto fino a quel momento (almeno che io sappia, ma sarei anche felice di essere smentito).
Nulla in confronto a questa sorta di cantico della fica. Per carità, lungi da noi essere sboccati, ma parlare senza peli (già che siamo in tema) sulla lingua è anche affar nostro.

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Suso de Toro

Uomo senza nome

Gran via, Pag. 303 Euro 18,00

Ci serviamo del foglio informativo per decifrare la sostanza, poi aggiungiamo di nostro.
Contenuto: in un ospedale di Santiago di Compostella, un vecchio in fin di vita racconta le sue esperienze nella Berlino degli anni trenta; nella repressione contro i repubblicani in Galizia nel 1936; nella campagna a fianco dei nazisti a Leningrado e lo fa vantandosi dei suoi peccati senza cercare consolazione o perdono.
Parole chiave: storia del XX sec., Galizia, seconda guerra mondiale, Germania nazista, crudeltà individuale e violenza politica.

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Monica Dall'Olio

Guida gastronomica al precipizio

Barbera editore, Pag. 135 Euro 13,50

Libro svelto ed accattivante, ma sulla cui essenza mi pongo una domanda: ma l'autrice (tra l'altro ospitata tanto tempo fa sul paradiso cartaceo... uhh altre epoche) vivendo in un mondo di attentati e abitando a Bologna, ci vuol suggerire l'aggancio con la tragedia della stazione del 1980?
Mi spiego meglio con qualche cenno alla trama: Mika, una ragazza trentenne, per campare ha deciso, pur non sapendo un accidenti di cucina, di fare la guida turistica gastronomica. Nel senso che, tramite un'agenzia, accoglie giornalisti-turisti che si alimentano di stereotipi culinari sulle città italiane.

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Gianfranco Manfredi

Ho freddo

Gargoyle books, Pag. 546 Euro 16,00

Mi si dice storie di vampiri; mi si suggerisce tra Poe, Polidori e Lovecraft; si bisbiglia di atmosfere gotiche: perbacco! In un'epoca di letteratura giovanilistica con supercazzole merceologiche e di noir in salsa camorristica (vedi te che Meridiano zero ha capito tutto della vita!), vicende simili meriterebbero pure le pagine culturali de La Repubblica.
Vero è che sta tornando di moda il vampiro (nelle sale c'è Twilight, sorta, pensiamo, di tremetrisoprailcielo fantastico e falsamente libidinoso), e mi chiedo perché di questa recidiva: tant'è.

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Philippe Doumenc

Lo strano caso di Emma Bovary

Castelvecchi, Pag. 202 Euro 16,50

Le pulsioni di una classe sociale senza apparenti legami col passato, una classe giovane, come poteva esserlo la borghesia nella lontana metà del diciannovesimo secolo, affascinarono molti scrittori dell'epoca. Ma forse quello che più di tutti seppe rendere con indiscutibile fascino le pruderie erotiche di una nuova frangia risvegliata dal torpore della quotidianità fu Gustave Flaubert, con la sua decaduta e decadente eroina, Emma Bovary, divenuta talmente celebre da prestare il nome ad una sindrome, quella nominata di Madame Bovary

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