RECENSIONI
José Eduardo Agualusa
Le donne di mio padre
LaNuovafrontiera, Pag. 362 Euro 17,50
Citavo Plinio il Vecchio nell'affrontare la recensione del 'primo' Agualusa (primo per il Paradiso): nel senso che era meglio ignorare i suggerimenti del 'maestro' soprattutto nella considerazione che l'abitudine non è affatto 'magistra' di tutte le cose, anzi, porta ad una sonnacchiosa predisposizione all'inanità. Persino alla pigrizia mentale. Ed ecco dunque che lo scrittore angolano, proprio perche è difficile scrollarsi di dosso la routine, m'aveva buggerato nello scrivere di un geco che disquisisce di umanità. Sì proprio un geco.
Armatomi di astuzia (difficile appesantirsi di un bagaglio da viaggio trans-oceanico e di durata illimitata) ho voluto fronteggiare il nemico ad armi pari: ne è uscita comunque una battaglia soda, come avrebbe detto il buon Bianciardi. Ma tutt'ora ignoro chi abbia vinto.
Generalizzo (e mi prendo pure gli improperi se è il caso): gli scrittori africani (anche quelli che hanno forti radici europee, come L'Agualusa appunto) sproloquiano spesso di famiglie e di etnicità come fanno i sudamericani. Da ciò: leggo poco, se non per nulla, gli uni e gli altri.
E stavolta la rogna che mi ha messo addosso lo scrittore non è il tentativo d'individuare un'onomastica responsabilità (i personaggi che raccontano, pur se vicari dell'autore, hanno un loro obbligo), ma addirittura di individuarli proprio! Accidenti a lui, se non a me che non sono molto sveglio!
Capisco che Faustino Manso, il deus ex machina della vicenda, ha avuto un mare di donne, e che la povera 'presunta' figlia che affronta un viaggio nel sud dell'Africa alla ricerca del suo padre biologico debba fare salti mortali per districarsi co' 'st'umanità numerosa, ma povero il lettore che deve giostrarsi di più con altra variegata genìa e le sue ossessioni e gli accidenti: un pianista senza mani, la Ballerina che perso l'uomo amato ha perso pure il senno, la bambina che s'ammala di Aids perché è una bay-prostituta. Insomma il Carro di Tespi di una geografia, anzi, di un'etnografia da trasmissione televisiva progressista (tipo Fabio Strazio, ops... Fabio Fazio).
Non vorrei ingannare il lettore: non è un libro moscio, è solo difficoltoso nello sforzo (del lettore) di riconoscere tutti, persino le paternità di nuovi venuti, che qua è come una nursery: ce n'è per tutti.
Agualusa è pure scaltro come una volpe, nelle ultime pagine ti ficca persino il coup de téâtre, quello che non t'aspetteresti e che alla fine ti fa pensare: ma c'è o ci fa? Nel senso che fa di tutto per spiazzarti o sei tu che non lo hai mai capito?
Ai posteri l'ardua sentenza. Oppure no: non credo che sia questio da non dormirci.
di Alfredo Ronci
Armatomi di astuzia (difficile appesantirsi di un bagaglio da viaggio trans-oceanico e di durata illimitata) ho voluto fronteggiare il nemico ad armi pari: ne è uscita comunque una battaglia soda, come avrebbe detto il buon Bianciardi. Ma tutt'ora ignoro chi abbia vinto.
Generalizzo (e mi prendo pure gli improperi se è il caso): gli scrittori africani (anche quelli che hanno forti radici europee, come L'Agualusa appunto) sproloquiano spesso di famiglie e di etnicità come fanno i sudamericani. Da ciò: leggo poco, se non per nulla, gli uni e gli altri.
E stavolta la rogna che mi ha messo addosso lo scrittore non è il tentativo d'individuare un'onomastica responsabilità (i personaggi che raccontano, pur se vicari dell'autore, hanno un loro obbligo), ma addirittura di individuarli proprio! Accidenti a lui, se non a me che non sono molto sveglio!
Capisco che Faustino Manso, il deus ex machina della vicenda, ha avuto un mare di donne, e che la povera 'presunta' figlia che affronta un viaggio nel sud dell'Africa alla ricerca del suo padre biologico debba fare salti mortali per districarsi co' 'st'umanità numerosa, ma povero il lettore che deve giostrarsi di più con altra variegata genìa e le sue ossessioni e gli accidenti: un pianista senza mani, la Ballerina che perso l'uomo amato ha perso pure il senno, la bambina che s'ammala di Aids perché è una bay-prostituta. Insomma il Carro di Tespi di una geografia, anzi, di un'etnografia da trasmissione televisiva progressista (tipo Fabio Strazio, ops... Fabio Fazio).
Non vorrei ingannare il lettore: non è un libro moscio, è solo difficoltoso nello sforzo (del lettore) di riconoscere tutti, persino le paternità di nuovi venuti, che qua è come una nursery: ce n'è per tutti.
Agualusa è pure scaltro come una volpe, nelle ultime pagine ti ficca persino il coup de téâtre, quello che non t'aspetteresti e che alla fine ti fa pensare: ma c'è o ci fa? Nel senso che fa di tutto per spiazzarti o sei tu che non lo hai mai capito?
Ai posteri l'ardua sentenza. Oppure no: non credo che sia questio da non dormirci.
di Alfredo Ronci
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José Eduardo Agualusa
Il venditore di passati
La Nuova frontiera, Pag. 137 Euro 15,00Diceva Plinio il vecchio: Usus efficacissimus rerum omnium magister. L'abitudine è il miglior maestro in tutte le cose. Una stupidaggine, ma forse lo studioso era già 'toccato' dalla sua età, anche se morì a cinquantasei anni per le esalazioni sulfuree dell'eruzione vulcanica di Pompei.
Perché dico che è una stupidaggine, perché non c'è niente di peggio che adagiarsi sulle certezze e sul metodo.
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