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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Hakan Nesser

Il ragazzo che sognava Kim Novak

Guanda, Pag. 249 Euro 14,40
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Ci sono autori che ti segnano, ti accompagnano, ti stimolano, ma con un incedere silenzioso, quasi preoccupati di ferire. Hakan Nesser, svedese di Kumla, cittadina al centro del paese, è uno di questi.

Ricordo ancora l'impatto: Il commissario e il silenzio (peraltro ristampato recentemente in economica dai Super Pocket) mostrava un commissario, Van Veeteren, davvero inusuale, addirittura assente nella storia – e questo di per sé ha dell'illogico se si pensa che in un meccanismo noir la presenza dell'indagatore deve essere assolutamente pregnante – ma non per questo non risolutivo.

Si potrebbe dire che Nesser lavora per sottrazione – in quella storia poi la risoluzione avveniva quasi magicamente con una sostituzione di parola – onde evitare fastidiosi accumuli. Avete presente quando da bambino si affilava una canna per poi ottenere una punta adatta allo scopo? Beh così lavora lo scrittore svedese, appuntisce, togliendo il superfluo, per ottenere un aculeo che poi se ti sfiora lascia il segno.

Metafora che però non restituisce il giusto: Nesser va davvero letto perché, forse, è più bravo di Mankell (altro grande autore di poliziesco svedese), perché scrive di fino creando una ragnatela che alla fine soffoca il lettore ormai avvinto dalla trama.

Paradosso dei grandi: anche ne Il ragazzo che sognava Kim Novak succede poco, addirittura ci si chiede, a romanzo inoltrato, se sì è di fronte ad un giallo, o ad una sua speculazione.

E' una storia che Stephen King amerebbe alla follia (chissà che non la conosca), perché è un viaggio attraverso un'infanzia dorata, quasi leggendaria nella sua pienezza, fino al misfatto che segnerà i protagonisti .

Un delitto irrisolto che riaffiora dal passato, un assassino per amore, strilla la prima di copertina. Sì, ed è già un gran bell'indizio, ma i veri lettori di gialli, quelli che hanno a cuore anche la tradizione anglosassone dell'era d'oro (anni quaranta, cinquanta), troveranno riscontri formidabili (gli amanti della Christie, quelli più cattivi, forse grideranno al plagio).

Ma, come ho trovato scritto recentemente in un bel romanzo francese degli anni ottanta: Ma la cattiva letteratura sono gli altri, quando hanno paura dell'impronta del cuore. Sì, Nesser ha costruito un giallo sapiente ed affascinante, magari anche risaputo per i più ligi sostenitori delle classificazioni, ma straordinariamente letterario. E soprattutto un Giallo "di cuore". Dove il lettore non esita a ritrovare la felicità del ricordo immalinconito e della magia del tempo proustiano ritrovato.

Citavo King. Raddoppio: ricordate Stand By me, il racconto da cui fu tratto uno struggente film? Siamo lì, da quelle parti. Nei riti di passaggio che la letteratura, soprattutto contemporanea, bazzica da tempo e che ha regalato perle a volte anche inaspettate (cercate i romanzi "adolescenziali" di Philip Ridley, e poi ne riparliamo). Nesser, forse più di altri, ci costruisce un mistero avvolto nella nebbia, ma carico di suggestione, come a volte può esserlo una giornata grigia.

Dimenticavo: qui non c'è nessun commissario, tanto meno il Van Veeteren protagonista di una lunga serie. Qui c'è solo il fluire chiotto e riposante di un'ossessione che monta. Detto così sembra un costrutto ossimorico, ma è la realtà. Il ragazzo che sognava Kim Novak funziona alla perfezione proprio perché irrompe nel momento in cui ci si è già persi in un'atmosfera ovattata e malinconica.

Un grande romanzo, per prima cosa. E poi per gli adoratori delle classificazioni, la più bella storia gialla, simenoniana, di questo 2007.





di Eleonora del Poggio


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Guanda, Pag. 443 Euro 18,00

Nesser sa sciogliersi con maestria dai lacci delle imposizioni di mercato: non contento di produrre con una certa regolarità le avventure del commissario Van Veeteren, nemmeno soddisfatto di calarsi nel noir senza figure prestabilite (pensiamo al bellissimo Il ragazzo che sognava Kim Novak, che noi orchi avevamo indicato come uno dei libri più belli, non solo gialli, di tutto il 2007),

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L'uomo senza un cane, la prima avventura dell'ispettore Barbarotti non ci aveva granché entusiasmato (e non chiedeteci nemmeno come mai un scrittore di romanzi noir svedese debba inventare una figura di un poliziotto di origine italiane con un nome simile!). Intendiamoci, il libro si leggeva bene ed aveva il solito 'quid' attrattivo (per una disamina più completa del titolo, posizionatevi sul motore di ricerca del paradiso ed inserite la parola chiave 'nesser'... ça va sans dire), ma essendo Nesser un nostro pallino, nel senso che ha capacità introspettive non indifferenti

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Ricapitoliamo.
Dicevamo a proposito di L'uomo senza un cane: Dunque amore, Palme e concetto di democrazia non solo come ossessione lucida di un ispettore inusuale, ma come tormento, fors'anche incubo, di un'intera generazione di svedesi (come se un poliziotto italiano fosse assillato dal calcio, dal delitto Moro e dal conflitto di interessi di Berlusconi! E magari fosse!).

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