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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Dario Morgante

Subliminal resistance

edizioni – microlit , Pag. 16 Euro 2,00
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Sull'autostrada, dai paraggi di un qualche casello, in lontananza, un ameno paesino fra i boschi prende fuoco. Alcuni uomini, facciamo nati attorno al 1970 (hanno un età in cui non si è più giovani: ma quelli degli anni Settanta sono eterni ragazzi) si rendono subito conto che deve essere stata la rappresaglia dell'esercito padano, che sono i loro nemici, i nemici di questi uomini che si sentono ragazzi, e sono pieni di nostalgia per Happy Days, Capitan Harlok e il Comunismo (qui da considerarsi come ipostasi ipotizzabili di un futuro migliore, per il quale vivere e combattere; il futuro che, si dice oggi, non è più quello di una volta) e vanno a combattere scazzati, fumati, e sentendo musica negli auricolari: sono proprio i buoni: quelli che perdono sempre.

Sembra Lost, ma è doveroso dire che a iniziare a fare fantastico sui padani non è stato Morgante, ma i padani, con Miglio che prende da un romanzo di Gibson il nome di questo improbabile popolo (e mezzo mondo che ci ride dietro).

E sembra Lost anche per quell'atmosfera di paranoia gnostica (la realtà: questa ipotesi alterata) e certa metafisica con vocazione al pop che è anche degli autori del celeberrimo americano (la stessa capacità di trovare, in puro ready made, le saldature tra realismo, telenovela, fantascienza in chiave Dick, Bibbia & fumetti).

Subliminal resistance è un racconto breve e folgorante; leggerissimo, e di una leggerezza che sarebbe piaciuta a Calvino, e che anzi ricorda il Calvino di Ultimo venne il corvo: atmosfere tagliate con precisione implacabile, e i personaggi robustamente squadrati.

E vale la pena fare scivolare via queste righe estive su queste poche pagine di racconto, per farci cadere dalle tasche (dell'anima) alcune considerazioni nel del tutto negative sui destini, più postumi che ultimi, della nostra letteratura, perché questo raccontino pare proprio voglia fare letteratura, in termini essenziali: non tanto interessare, non tanto intrigare, non tanto emozionare, appassionare, disgustare, fare il bello, dire, discettare, insegnare, convertire: ma usare quei due mezzi in croce, una storia e il modo in cui si racconterà, per fare letteratura.

I mezzi in croce, nello specifico sono: una storia più o meno abbozzata, ossia una situazione abbastanza possibile di guerriglia; e questo parlocchiare sanlorenzino virato comic, (un barocchismo d'ascendenza belliniana).

E certo questo sarà poco per tutti gli impegnatissimi scrittori nostrali che ogni giorno indossano le basette di Verga e la schucchia di Moravia e, solerti e zelanti, scrivono, brut o pulitini, quello che gli capita di vedere, o quello che pericolosamente scoprono, illuminando, privata o pubblica che sia, la Verità, ossia i mali di questo mondo, le cose che non vanno, compresi i loro disturbi emotivi: ed è così che il lungo cammino di Luce che inizia con Mosé, e passa per san Pietro e Lutero, ci porta all'apoteosi mistica e folgorante del Neon-realismo.

Ed è certamente poco: ma se io volessi proprio farmi un'idea su cosa e come sia quello che mi circonda, (quest'aria di guerriglia eterna, e questi eterna gioventù di noi nati nel Settanta) leggerei e fiderei in Morgante.







di Pier Paolo Di Mino


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