RECENSIONI
Lidia Ravera
No, grazie
Giulio Perrone Editore, Pag.93 Euro 5,00
Lo confesso: Lidia Ravera mi è sempre stata sulle palle. E spiego anche il perché (nella presunzione che ci sia qualcuno che lo voglia sapere): perché ha mortificato la mia voglia di lettura quando ero al liceo e perché il suo Porci con le ali (scritto con Marco Lombardo Radice) era l'unica cosa che si potesse trovare nella tasca di un loden di un qualsiasi ragazzo dei turbolenti anni settanta.
L'ho odiata perché pur non amando Manzoni, Leopardi e quant'altri (non ho mai trovato nessuno che li amasse ai tempi della scuola) non sopportavo l'idea che ci si potesse perdere, al contrario, dietro avventure pseudo-porno liberatorie di un gruppetto di scellerati di cui lei era autrice e dunque diretta responsabile.
Della serie: non l'ho letto e non mi è piaciuto. E non l'ho mai letto. Anni dopo mi capitò di vedere l'omonimo film. Una tragedia. Una pellicola sbiadita e "sfatta" che mi provocò conati di vomito.
Figuriamoci allora se, con un precedente così, negli anni successivi potevo avvicinarmi ai suoi romanzi "maturi". Ma nemmeno per idea. Tra l'altro non sopporto le scrittrici. Nella mia vita di lettore ho solo ammirato Anna Maria Ortese, il resto, soprattutto le contemporanee, le manderei al rogo. Tutte.
Ma all'improvviso una rivelazione: chi ti vedo in una trasmissione televisiva estiva? La Ravera, che discetta con un giornalista sul successo travolgente di Federico Moccia e su i suoi libracci. E con parole chiare ed oneste dice che ai suoi tempi lei e Radice almeno avevano avuto il gusto di raccontare aspirazioni di ventenni perché loro stessi ventenni. E che invece Moccia gioca a fare l'eterno ragazzino per imbambolare chi è più ragazzino di lui.
Mi son detto: ma allora la Ravera hai i coglioni! (pardon per le attribuzioni maschili). E allora mi son detto: bisogna correre ai ripari. E allora mi son ri-detto: bisognerà leggere qualcosa di suo. Se è così schietta nel parlare, perché non potrebbe esserlo nello scrivere?
Mi è capitato 'sto libriccino della Perrone Editore per caso, durante la presentazione di un altro libro della stessa casa.
Andava orsù letto. E l'ho fatto. Nonostante non ami le scrittrici (e lo ribadirò fino a che potrò) e nonostante qualche battuta non proprio felice (del tipo:...Piera. E' tutto perfetto in lei. Persino quel nome da pettinatrice di paese. – pag.27 – E dio solo lo sa perché Piera dovrebbe essere un nome da pettinatrice. Se incontro la Ravera sarà la prima cosa che le chiederò), la storiella procede liscia che è un piacere.
Si narra la vicenda di una giovane ragazza che va a fare un provino in tv per guadagnare soldi come spettatrice di programmi, ma viene scelta come protagonista di un nuovo serale. Lei non vuole perché ritiene che non sia il suo mondo, ma alla fine verrà convinta da una sorta di Maria de Filippi decisamente più snob (capirai conosce pure i Tindersticks! La Maria al massimo ci propina Baglioni!) e dal fidanzato, una specie di frustrato sfigato che suona in un gruppo rock.
Tutto qua. Novanta pagine che scorrono tra verità contemporanee e dialoghi per una volta tanto veri perché i personaggi non parlano tutti la stessa lingua (a buon intenditor poche parole). E non mi pare poco.
Ok lo confesso: No, grazie non mi è dispiaciuto, ma Porci con le ali no, non lo leggerò mai. Potrei incazzarmi di nuovo!
di Alfredo Ronci
L'ho odiata perché pur non amando Manzoni, Leopardi e quant'altri (non ho mai trovato nessuno che li amasse ai tempi della scuola) non sopportavo l'idea che ci si potesse perdere, al contrario, dietro avventure pseudo-porno liberatorie di un gruppetto di scellerati di cui lei era autrice e dunque diretta responsabile.
Della serie: non l'ho letto e non mi è piaciuto. E non l'ho mai letto. Anni dopo mi capitò di vedere l'omonimo film. Una tragedia. Una pellicola sbiadita e "sfatta" che mi provocò conati di vomito.
Figuriamoci allora se, con un precedente così, negli anni successivi potevo avvicinarmi ai suoi romanzi "maturi". Ma nemmeno per idea. Tra l'altro non sopporto le scrittrici. Nella mia vita di lettore ho solo ammirato Anna Maria Ortese, il resto, soprattutto le contemporanee, le manderei al rogo. Tutte.
Ma all'improvviso una rivelazione: chi ti vedo in una trasmissione televisiva estiva? La Ravera, che discetta con un giornalista sul successo travolgente di Federico Moccia e su i suoi libracci. E con parole chiare ed oneste dice che ai suoi tempi lei e Radice almeno avevano avuto il gusto di raccontare aspirazioni di ventenni perché loro stessi ventenni. E che invece Moccia gioca a fare l'eterno ragazzino per imbambolare chi è più ragazzino di lui.
Mi son detto: ma allora la Ravera hai i coglioni! (pardon per le attribuzioni maschili). E allora mi son detto: bisogna correre ai ripari. E allora mi son ri-detto: bisognerà leggere qualcosa di suo. Se è così schietta nel parlare, perché non potrebbe esserlo nello scrivere?
Mi è capitato 'sto libriccino della Perrone Editore per caso, durante la presentazione di un altro libro della stessa casa.
Andava orsù letto. E l'ho fatto. Nonostante non ami le scrittrici (e lo ribadirò fino a che potrò) e nonostante qualche battuta non proprio felice (del tipo:...Piera. E' tutto perfetto in lei. Persino quel nome da pettinatrice di paese. – pag.27 – E dio solo lo sa perché Piera dovrebbe essere un nome da pettinatrice. Se incontro la Ravera sarà la prima cosa che le chiederò), la storiella procede liscia che è un piacere.
Si narra la vicenda di una giovane ragazza che va a fare un provino in tv per guadagnare soldi come spettatrice di programmi, ma viene scelta come protagonista di un nuovo serale. Lei non vuole perché ritiene che non sia il suo mondo, ma alla fine verrà convinta da una sorta di Maria de Filippi decisamente più snob (capirai conosce pure i Tindersticks! La Maria al massimo ci propina Baglioni!) e dal fidanzato, una specie di frustrato sfigato che suona in un gruppo rock.
Tutto qua. Novanta pagine che scorrono tra verità contemporanee e dialoghi per una volta tanto veri perché i personaggi non parlano tutti la stessa lingua (a buon intenditor poche parole). E non mi pare poco.
Ok lo confesso: No, grazie non mi è dispiaciuto, ma Porci con le ali no, non lo leggerò mai. Potrei incazzarmi di nuovo!
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